La sofferenza (in)evitabile

Essere cresciuti nella paura, con il peso del giudizio, nella rabbia e nella colpa proiettati verso l’esterno, tesi a dimostrare o apparire… condiziona il nostro cervello e la nostra percezione a tal punto da farci credere che questa sia la realtà, anzi l’unica realtà esistente, impossibile da cambiare. Articolo di Corrado Ceschinelli

 

Tutti abbiamo le nostre opinioni e credenze (come è giusto che sia), ma non sempre corrispondono alla realtà dei fatti o del momento.

Quando mi accorgo che le persone vivono in una condizione fisica o psichica distorta (i due ambiti non sono mai disgiunti), che mi trovi in una conversazione tra amici o in un coaching relazionale, non posso esimermi dal cercare di portare ad ammettere la verità, oltre le presunte convinzioni e certezze.

Non è difficile descrivere e far comprendere il meccanismo perverso nel quale si è caduti, riconoscendo le emozioni che stanno alla base dei comportamenti occulti quanto dannosi, e del malessere che generano nell’animo di quella persona e nelle sue relazioni. Se accorgersi di ciò è relativamente facile, il passaggio successivo incontra difficoltà e insidie, delle quali si è spesso vittime inconsapevoli. Vittime di un processo corrotto tale che, se non si percepisce in tempo, il rischio di infilarsi in uno stato di perenne disagio psicologico che renderebbe difficile (se non impossibile) qualsiasi trasformazione è davvero grande.

Se fossimo cresciuti nella libertà, nell’amore, nel rispetto e nella consapevolezza che tutto accade secondo leggi biologiche naturalmente presenti dentro di noi, sarebbe stato tutto diverso; se fossimo stati abituati all’ascolto e all’osservazione, alla responsabilità e alla verità dei processi psicofisici umani, adesso vivremmo un’altra vita, e non saremmo nel mondo che siamo. E invece ci siamo costruiti un ambiente di perdizione, virtualità, interpretazione arbitraria, e l’inevitabile sofferenza che ne deriva non è altro che la misura della nostra distanza dalla verità universale e dalle sue regole.

Essere cresciuti nella paura, con il peso del giudizio, nella rabbia e nella colpa proiettati verso l’esterno, tesi a dimostrare o apparire, piuttosto che a essere, totalmente assenti nelle nostre decisioni, rassegnati agli eventi e alle circostanze, condiziona il nostro cervello e la nostra percezione a tal punto da farci credere che questa sia la realtà, anzi l’unica realtà esistente, impossibile da cambiare.

Il cervello funziona così. Si autoconvince per il ripetersi di situazioni, eventi, emozioni, comportamenti, che esegue per abitudine, automaticamente: “il cervello senza cervello”.

Tutto il nostro essere passa da questo meccanismo, sia che riguardi una personale difficoltà sia un atteggiamento sociale anestetizzato dall’assuefazione. Quando si entra in questa condizione, la mente inconscia fa da padrona, portando in uno stato di suscettibilità emotiva estremamente fragile e manipolabile. Non dovremmo dimenticarci del Coronavirus, perché oltre che mettere in evidenza le nostre pessime condizioni di salute e la nostra debolezza immunitaria, a seguito di un insano e artificioso modo di vivere e di alimentarsi, ha sollevato ancora una volta la questione psicologica e spirituale.

Proprio ieri ascoltavo un’intervista al Dalai Lama riguardo alla recente pandemia. Con puntigliosa precisione e altrettanta semplicità espositiva, ha sottolineato quanto l’Occidente abbia bisogno di ristabilire quei valori di rispetto, compassione e non violenza sui quali può (deve…) nascere una nuova cultura del vivere. Il principio (come abbiamo detto molte volte) passa inevitabilmente dalla coscienza di ognuno; passa dal riprendere il comando delle proprie decisioni/azioni, dal rendersi conto che possiamo imparare nuove vie, nuove risposte, nuovi comportamenti, coerenti con la nostra natura e propedeutici per una vera libertà. Insomma, il primo passo per diventare consapevoli è vedere la propria confusione.

 

Corrado Ceschinelli

Autore del libro Codice Vitariano

www.corradoceschinelli.com

 

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