Felicità con una vita creativa

In tutti c’è creatività, proprio come c’è ragione, logica.

La razionalità ti permette di vivere con quello che conosci, all’interno del già conosciuto, di quello che può essere visto e compreso; nel prevedibile, quindi. La creatività, invece, permette di fare esperienza oltre ciò che si conosce e si può prevedere; nel mistero, sì, ma nel sempre nuovo.

Nella razionalità, sai già che cosa trovi: è la vita che conosci. Nella creatività c’è la sorpresa. Perché voler aggiungere la creatività nella propria vita? Perché le novità portano sempre a rinnovamento, novità e quindi felicità. Questo è un concetto difficile da trasmettere perché sembra che le persone non sappiano che si possa essere felici. Non dico vivere momenti felici, ma esserlo ininterrottamente, da quando ci si sveglia a quando ci si corica alla sera. Forse, ci si è pure convinti che questo non sia possibile, e che la vita sia un fare cose intervallate da episodi felici.

Vivere felici dovrebbe essere fondamentale, invece viene visto come qualcosa di irraggiungibile, un’idea.

Nella vita, la razionalità serve e può portare a esperienze soddisfacenti (ad esempio, mette nelle condizioni di fare al meglio lavori automatici, già conosciuti, già fatti…), ma non scordiamoci della creatività. È la creatività che ci consente di oltrepassare confini e definizioni: per quale motivo questo dovrebbe esserci precluso? Innanzitutto, per la cautela: si ha il sospetto che se non ci si comporta in modo prevedibile, sempre uguale e uguale l’uno con l’altro, si possa rischiare il giudizio altrui, si possa sbagliare. Ed è per questo che nel Vangelo si insiste sull’attenersi al “non giudicare”: sarebbe un’azione determinante per aprirsi a una libertà introvabile altrove… scatena la creatività. E la creatività, ripetiamo, porta alla felicità.

La pratica del Vangelo porta a essere felici. Io non lo sapevo: seppure cristiano cresciuto in una famiglia cristiana, nessuno me lo aveva mai detto… Viene detto di essere cristiani perché bisogna, cioè ci viene impartito di fare certe cose per essere definiti appartenenti a quel gruppo o a quella religione, ma non il perché…

Allora, da questo punto di vista, la creatività può essere intesa come necessità vera e propria per poter ravvivare e rendere felice la propria vita. E non perché la creatività ci mette nelle condizioni di fare cose piacevoli o divertenti… bensì nuove, innovative. Per affrontare un periodo di crisi, come quello che viviamo oggi, la razionalità ci spinge a modificare in maniera sempre più rigida la nostra quotidianità, non possiamo permetterci di votarci solo a essa. Altrimenti, ci si chiude e isola ancora di più. Sarà la creatività a farci stare bene, a superare la crisi, non il mantenerci aggiornati con i notiziari, non lo schierarci con una bandiera o con quella opposta. Sì, certo, tutte queste cose ci daranno l’occasione di capire meglio il contesto e saranno indispensabili per superare la crisi politica, ma il resto? Quello che ha a che fare non con la mente, ma con il nostro cuore, quindi le emozioni, le gioie, la nostra coscienza e la possibilità di diventare persone sempre più realizzate. E di conseguenza utili per gli altri.

Pertanto, si può creare qualcosa di nuovo, di nuovo per sé anche in un periodo come questo. Proprio come la vita e la fioritura delle piante in primavera è stata possibile grazie all’immobilità (solo apparente) della stagione invernale. Così, se vogliamo, può essere vissuto questo periodo di crisi… Cioè, non stiamo vivendo solo quello che ci viene riferito ai telegiornali – che è certamente vero, però non deve essere l’unica cosa in cui credere –, altrimenti, sarebbe come guardare i nostri giardini in inverno e credere che sia tutto fermo e che così rimarrà, bloccato e immobile, e che la vita non tornerà più.

Allora, proprio come facciamo quando osserviamo i nostri giardini, guardiamo a questo periodo di crisi considerandolo il manto sotto al quale si sta preparando la prossima fioritura. E coloro i quali ne godranno e vi prenderanno parte facilmente e felicemente saranno quelli che si abituano ad accostarsi alla vita con creatività, che ha a che fare con la capacità di accettare quello che si vive.

Ma questo non c’entra con quello che si crede o non si crede, con un far parte di un gruppo che la pensa in un modo e non in un altro; bensì con l’essere liberi, con l’essere chi si è veramente.

Partiamo dal libro che ho scritto, che si intitola Vangelo Pratico: non si sta parlando di far parte di una religione o un’altra, non è un libro di catechismo. Credere o non credere non ci aiuterà. Semmai, un diventare coscienti di sé e della realtà che ci circonda. E così scoprire che cosa abbiamo sotto agli occhi… che c’è una fioritura in potenza anche sotto un paesaggio invernale.

Si è lasciato intendere che creatività equivale a essere sé stessi e ciò porta a essere felici. E non ci viene difficile notare che meno  creatività c’è e più l’individuo pensa e agisce secondo aspettative esterne, come fanno gli altri; e che meno è felice e più si lamenta, o, come in un momento di crisi, si preoccupa o si angoscia perché guarda fuori e vede solo “inverno”, per utilizzare sempre la metafora di poco sopra.

Cosa significa essere creativi? Essere in diretto contatto con sé stessi, essere pienamente vivi. Caratteristiche che fanno di un uomo, un uomo realizzato, vero? Eppure, in realtà sappiamo che una persona realizzata è quella che fa soldi, che può permettersi quello che vuole… Di successo è la persona felice o ricca? Diventare creativi significa cambiare i propri punti di vista e valori.

Il successo non è rinunciare ai soldi o stare lontani dalla materialità, ma risiede nell’essere felici. Ed essere felici ha a che fare con qualcosa che si è, non con qualcosa che si ha, che equivarrebbe ad aver bisogno di quella determinata cosa per essere felici.

Di successo lo è chi è libero, colui che semplicemente è.

Enzo Comin

Autore del libro Vangelo pratico

 


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