L’Aldilà e la sopravvivenza delle Anime dopo la morte sono aspetti fondamentali dell’apparato religioso giudaico e cristiano. Ne parliamo con Massimo Picasso, intervistato in merito. Prima parte.
– Diamo, anzitutto, una definizione. Cosa è l’Aldilà?
Nell’immaginario collettivo è il luogo dove “vivono” (ben inteso fra virgolette) le anime.
– Cosa sono le anime?
Sempre secondo l’immaginario collettivo, le anime sono principi immateriali che sopravvivono alla morte fisica degli esseri umani.
– Si può dire che questi concetti siano nati assieme all’uomo?
Non proprio. Non tutti quelli che ci hanno preceduto la pensavano allo stesso modo. Anzi, alcune religioni storiche non credevano affatto in un’esistenza dopo la morte. Dio e gli dei venivano invocati per ottenere vantaggi su questa terra e non per aiutarci dopo la morte.
– Possiamo fare qualche esempio?
Senz’altro. Gli Ebrei delle origini mettevano in evidenza che il patto fra Dio e Abramo prevedesse una terra e una discendenza. Nient’altro. L’Aldilà era menzionato solo poche volte in una luce più simbolica che altro, con forme del tipo: “Si addormentò serenamente e raggiunse i suoi avi”, adottate quando qualcuno moriva.
– E quando cambiarono parere?
Secondo me, sei/sette secoli prima di Cristo, ai tempi della cattività babilonese e, soprattutto, della pacifica dominazione dei persiani che prevedevano, fin da allora, l’esistenza di un Aldilà fatto di premi o castighi.
– E i civilissimi Greci?
I Greci riservavano i Campi Elisi solo agli eroi mentre la gente comune finiva nell’Ade, paese grigio, pieno di ombre, di tristezza e di rimpianti. I meno democratici erano i cinesi; secondo la loro cultura, l’Aldilà esisteva ma ci andavano solo gli imperatori. Onestamente, non so dove finisse la gente comune.
– Però gli Egizi, in fatto di Aldilà, la sapevano lunga… no?
Per gli Egizi, l’Aldilà era una certezza assoluta. Adesso, esistono guide turistiche per visitare le varie nazioni. Ai tempi degli Egizi, circolava il famoso Libro dei morti, contenente istruzioni particolareggiate su come affrontare il giudizio del Dio Anubi, che decideva l’annientamento o la vita eterna delle singole anime.
– Qual è l’Aldilà che ti attira di più?
Sarei un bugiardo se ti dicessi quello cristiano. Il Paradiso musulmano fatto di giardini meravigliosi, con vini squisiti e ragazze stupende lo trovo molto più attraente. L’Aldilà cristiano riesce ad essere terrificante quando parla di Inferno, ma quando parla di Paradiso sta sul vago, nel senso che manca di attrattive comprensibili. Ti confesso che passare l’eternità nella contemplazione di Dio mi attira pochissimo. Evidentemente, Maometto aveva capito la debolezza dell’avversario e fece una mossa da maestro.
– Ti sei mai imbattuto nel buddismo?
Poco e in modo superficiale visto che i miei approfondimenti sono indirizzati, soprattutto, al giudaismo e al cristianesimo. Ricordo, comunque, che ancora oggi, il fine ultimo del buddismo è l’estinzione delle passioni che avviene attraverso la Legge del Karma. E’ quello che, comunemente, chiamiamo Nirvana.
– Cosa è esattamente il Karma?
Per Karma si deve intendere la teoria indiana degli effetti che procedono automaticamente da ogni azione fatta dall’uomo in un tempo precedente.
– Che vuol dire?
Vuol dire che l’uomo rinasce in una situazione piuttosto che in un’altra in base a come si è comportato nella reincarnazione precedente. A sua vita precedente è, figurativamente parlando, il ventre che partorisce. Il karma è il grande regolatore del destino umano. Ne consegue che, dalla situazione in cui si trova un determinato individuo, si può capire quale sia stata la sua precedente condotta di vita.
– Questo ha effetti morali sull’uomo, cioè sul suo comportamento?
Teoricamente senz’altro. L’idea di una futura esistenza determinata dal Karma dovrebbe indurre l’uomo ad agire in modo tale da godere, nella vita successiva, di un Karma favorevole, professione di fede che dovrebbe dare buoni frutti. Utilizzo il condizionale perché manco di dati in proposito.
– Alcuni potrebbero immalinconirsi all’idea che il “premio finale” sia il Nirvana: l’estinzione delle passioni ricorda loro troppo da vicino la morte…
Non hanno tutti i torti. Mi risulta che se ne siano accorti anche i capi di alcune correnti che fanno capo al buddismo cinese e a quello giapponese, attuando una radicale metamorfosi del concetto di Nirvana che si avvicinerebbe al paradiso islamico – quello delle Uri, per intenderci.
– Per curiosità: chi sono le Uri?
Sono fanciulle “dagli occhi neri”, sorridenti e disponibili, dalla vergenità perpetuamente rinnovata. Si accompagnano ai beati nel paradiso immaginato da Maometto.
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