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90. IL VIANDANTE FRA I DUE MONDI

90. IL VIANDANTE FRA I DUE MONDI

29/05/12

Caro lettore che ti accorgi,

questa volta vorrei raccontarti un fatto molto particolare, che mi è successo qualche giorno fa e che solo ora ho metabolizzato.

Mi avevano riscontrato dei granulomi sotto a un molare, ho quindi scelto la via della “dentosofia”, la scienza che studia l’approccio dentistico con l’elaborazione dei significati più profondi della meta-medicina.

Poco prima dell’intervento, sono stata a Roma per tenere un interessante e utile modulo di attivazione per gli adulti “Indaco-Cristallo-Arcobaleno” – seminario, questo, tenuto da me e Angelo Picco Barilari, canale di Kryon.
Erano giorni difficili: il terremoto (che si sta facendo sentire anche oggi!), l’allineamento dopo 26.000 anni della Terra-Sole-Pleiadi, diverse persone di mia conoscenza che impazzivano, l’attentato a Brindisi… Un disagio di troppo, in una dinamica amicale poco chiara, e il mio molare, sotto il gustoso effetto di una bruschetta romana, è scoppiato!
Immediatamente io e i miei amici a cena abbiamo pensato alla possibilità di elaborazione del periodo che stavo vivendo. E avevano ragione!

Sono andata dal dentosofo dopo un incontro molto gradevole con una naturopata iridologa di Cagliari che desiderava conoscermi per una collaborazione; il mio umore era gioioso e carico di emozione. Lo staff e l’ambiente non avevano nulla che fare con un ambulatorio dentistico classico. Enormi geodi e pietre antichissime troneggiavano come guardiani lungo il corridoio pulito e rilucente. L’atmosfera era rilassata e gradevole.
Mi sono abbandonata alle cure del dentista che dolcemente mi metteva a mio agio durante l’anestesia raccontandomi di essere un mio lettore; davanti a me brillava l’immagine in metallo dorato di una OM. Quadri sui chakra adibivano le pareti ed ero contenta, mi sentivo grata e pronta alle cure di questi professionisti delle emozioni–dentarie, poiché il dente fratturato mi doleva a ogni pasto.

D’un tratto abbiamo scoperto che le cure per il granuloma erano diventate superflue: il molare era in condizioni pessime, la frattura era profonda. Il dente non si poteva salvare, si sarebbe dovuto procedere a una estrazione.
I chirurghi, che sentivo amici, mi hanno invitato a prendere in considerazione questa eventualità anche con calma, ma io ho accettato su due piedi. Come si dice: “Via il dente, via il dolore!”

L’anestesia non prendeva quasi per nulla, oppure veniva neutralizzata in pochissimi minuti: l’intervento era doloroso e percepivo gli scrupoli preoccupati del dentista mentre mi controllava la soglia di sopportazione. Sono rimasta in tensione per tutto l’intervento, poi, durante la procedura dei punti di sutura, ho avuto un collasso.

Inizialmente la vista ha cominciato ad abbandonarmi, poi è emerso un enorme senso di disagio, il respiro affannoso, la sudorazione fredda e il gran caldo al petto… Avevo l’impressione che l’aria mi togliesse l’aria! Mi pareva di non poter resipirare… Me ne stavo andando con gli occhi aperti, il corpo rigido… l’udito ovattato.
Lo stato non era di dolore, ma più simile a un profondissimo e intenso disagio, con la sensazione che non potesse finire; il corpo senza forza giaceva inerme come una foglia morta in autunno!

Dentro di me, o fuori, o in tutte e due le possibilità, accadevano cose che non posso spiegare. D’un tratto udii la voce dell’assistente che, con voce rassicurante e dolce, mi sussurrò: “Mi dicono di dirti che devi lasciar andare, che è una dinamica che non dipende da te, è vecchia!” Quel messaggio non cercato, non aspettato, mi aprì il cuore e la pressione sanguigna iniziò a sistemarsi.
Il ritorno fu graduale e il respiro si fece profondo, come quando si dorme o si medita. Iniziai a vederci di nuovo: quanta luce!

Ho avuto un vuoto di pensiero per diverso tempo, poi.
Meditando e studiando l’avvenuto, mi rendo conto che, alla soglia del mio trentanovesimo compleanno, ho avuto un gran regalo.
Mi è capitato copiose volte di svenire, di avere un malore, un mancamento, ma questo stop del mio corpo era stato diverso. Il terrore che ho provato e questo tipo di disagio deve essere stato simile a quando si muore, e penso che se riuscissimo a gestirlo potremmo abbandonarci alla morte come quando si nasce: con fiducia e altissimo senso della perfezione di ciò che sta avvenendo.

In settembre inizierò un percorso che mi porterà alla certificazione per la gestione delle emozioni e l’accompagnamento ai malati oncologici.
Un’ottima alba per questo nuovo grande progetto.

Grazie Cosmo!..

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