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117. GODERSI LA VITA ED ESSERE FELICI

117. GODERSI LA VITA ED ESSERE FELICI

18/02/13

Caro viandante, la felicità non sta semplicemente nel non provare tensioni, così come la vita non sta nel semplice sopravvivere o tirare avanti senza malanni! Si tratta di porre attenzione a equazioni ben diverse; il concetto davvero interessante è che si può essere felici anche con una vita intercalata da disguidi e rallentamenti, come si può essere anche dei perfetti infelici nonostante si abbia una vita che scivola fluidamente. C’è da accorgersi!

Praticare le vie verso la felicità è un po’ come praticare la strada dell’assenza di stress: quando si è tesi, è perfettamente inutile cerare di esserlo di meno, o provare a rilassarsi. Preoccuparsi della tensione non farà altro che accrescere la tensione stessa! Si potrà invece tornare in equilibrio portando la propria attenzione nella direzione di qualcosa di leggero, di futile…
Ah, se ci riuscisse di cogliere il banale, viandante, e di gioire per lo scontato! E per il solo fatto che respiriamo, e bene e senza dolore, o senza un supporto meccanico, per esempio!
Il punto è che spesso “scivoliamo” nello scontato e appurato, e solo durante un periodo di assenza dell’oggetto, della persona o dello stato normalmente presente nelle nostre vite, ne capiamo l’importanza.

È necessario cogliere ciò che c’è e per questa scoperta gioire, gioire per il solo fatto che riconosciamo quella data cosa o quel fatto come interamente nostro, creato perché noi ce ne accorgessimo.
Invece molte volte cerchiamo di sforzarci di essere felici, rilassati o appagati, viandante, con il risultato opposto, naturalmente!
Il fatto è che la felicità è come l‘amore che arriva quando meno te l’aspetti.
Accade che l’aspettativa contenga in sé una pesante carica intrinseca che ha le frequenze di “ansia da prestazione”. Questa ansia si aggrava quando esiste un altro componente: la paura di perdere ciò che abbiamo faticosamente ottenuto.

Fenomeni interessanti e buffi! In realtà, siamo concentrati nelle direzioni dei nostri cliché: di come “dovremmo” essere per essere di successo, tutti stetti-stretti e omologati dai sistemi indotti dalla società, credenze e modi di pensare che invece, a ben vedere, ci allontanano dalla gioia che si cela invece tra le pieghe dello scontato.

Vorrei raccontarti una storia, viandante.
Un europeo andò in vacanza su un’isola incantevole, dopo tanta fatica e duro lavoro era per lui arrivato il periodo del riposo. In questo paese di mare viveva gente umile, che viveva di pesca.
Il primo giorno decise di fare una passeggiata per perlustrare l’isola e incontrò un pescatore. Egli era comodamente appoggiato alla sua barca, mentre si fumava tranquillamente la pipa.
L’europeo che era un imprenditore gli chiese come mai non fosse uscito a pesca.
Il pescatore allora gli disse che in quel giorno aveva pescato a sufficienza.
L’imprenditore allora gli chiese come mai egli non pescasse più del necessario, per guadagnare dei soldi in più e potendo in questo modo comprarsi altre barche nonché potersi permettere manovalanza.
Allora il pescatore gli chiese perché mai avrebbe dovuto farlo, cosa ne avrebbe avuto in più con queste azioni.
L’imprenditore, ancora più stupefatto, gli rispose che con più soldi e con personale che lavora per lui, avrebbe potuto permettersi di godersi la vita, come stava facendo lui stesso che era in vacanza.
A quel punto il pescatore, che non si era mai scomposto dall’inizio della conversazione, gli rispose che era esattamente ciò che stava facendo ora, per l’appunto: godersi la vita!..

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