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138. I DUE CAVALLI CHE CI GOVERNANO

23/12/13

“L’amore è il segnale più potente di crescita al mondo: la paura è l’esatto opposto”
(Monia Zanon, Progetto Anima)

Esistono in noi in forma archetipale due cavalli: uno bianco e uno nero. Quando corre il primo, il secondo sta fermo, e viceversa. Il cavallo bianco si chiama corteccia prefrontale, quello nero invece mente subconscia. 

Ognuno di loro ha un proprio compito ben preciso: corteccia prefrontale si occupa della gestione della coscienza, ossia del non già prestabilito, dell’inatteso, del sorprendente, dell’atto dello stupore mentre mi accorgo, mentre prendo coscienza di nuove informazioni, nuove idee e possibilità di cambiamento e di risoluzione dei problemi.

Mente subconscia invece è parte del cervello originale, qui soggiorna la mente ordinaria. Esso è costituito dal nostro vissuto, da tutte quelle informazioni arrivate dall’ambiente, dal periodo della gestazione in poi. Esso si struttura per lo più durante i primi sei o sette anni di vita del bimbo. Nella mente subconscia non vi è fantasia o creatività, si tratta infatti di una serie di programmi installati dalla nascita, di informazioni varie, vissute dai nostri genitori o da chi ci circonda, e trasmesse a noi come vissuto. È in questo modo che possiamo sapere, caro viandante che mi leggi, che il fuoco brucia o l’acqua è pericolosa, che le persone sono buone o cattive, che le melanzane ci sono indigeste, l’ascensore ci fa paura, il buio ci spaventa o meno, in relazione al fatto che uno dei nostri genitori o parenti ha avuto quella stessa esperienza.

Il cavallo bianco corteccia prefrontale va allenato; esso non cresce da solo. Attraverso l’evoluzione del cavallo bianco, noi possiamo far crescere quel seme interiore che nasconde potenzialità incredibili di innovatori, ricercatori, maestri dei nostri stessi talenti. Esso però è un cavallo lento, che osserva l’erbetta del sentiero dove pascola. Quando mangia, assaggia invece di ingozzarsi. Si disseta piano, sentendo il sapore dell’acqua, accorgendosi del variare degli odori nelle stagioni.

Il cavallo nero invece è rapido e scattante, nervoso, impetuoso, frenetico, costantemente attento a farci fare ciò che lui sa fare da tempi infiniti. Esso segretamente teme il cavallo bianco, perché lo considera uno sprovveduto, un fantasioso perditempo, un filosofo che elabora inutili concetti di possibilità mai sperimentate e quindi pericolosissime!

Quando sopravviene un problema, il cavallo nero entra in azione con la sua sapienza e dice: “Si deve fare così!” e accade che per la maggior parte del tempo vinca lui: è il più veloce! Questa sua funzione, attiva in noi, ci ha salvato la vita molte volte, spesso senza accorgerci però della qualità di vita che questo sistema ci offre.

Il cavallo bianco, invece, perde quasi sempre, eppure la soluzione che egli può offrirci è strepitosa! Innovativa e appassionata, ci porterebbe tanta felicità e ci potremmo sentire per un attimo dei veri geni! Purtroppo il suo stile Don Chisciottesco comporta rischi che fanno decidere l’inconscio della persona per la vittoria del cavallo nero 10 a 1!

Se solo potessimo osare… Se solo potessimo!

Quando il cavallo bianco vince, troviamo nuove soluzioni a vecchi problemi, ed è solo così che possono essere risolti! Ma la comodità di esecuzione conosciuta e sperimentata è quella prescelta dall’inconscio che, fondamentalmente, è un grandissimo fifone presuntuoso! Mai come in questi casi, viandante, la parola presuntuoso è più azzeccata! L’origine della parola è pre-sume che significa prendere prima. Quindi ci induce a credere che una decisione sia presa prima di aver trovato una soluzione, ossia crediamo sia scontato risolvere in questo modo, e solo in questo, una certa dinamica. Come si usa spesso dire, mi fascio la testa prima di rompermela: utilità, questa, per la mia evoluzione, pari a zero!

L’inconscio sa che far vincere il cavallo bianco porterebbe tutte le strutture che compongono l’individuo a essere felice, ma teme lo scotto, come l’uomo nero dei bambini.

Sono fortemente convinta che quando sappiamo come funzionano le cose, esse iniziano all’improvviso ad appartenerci sul serio, così mi piace credere che da oggi, prima di fare una scelta che potrebbe comportare la vita vera anziché la mera sopravvivenza all’evento, ci penseremo un po’ più su, mio caro lettore, magari anche solo qualche secondo. Sarà un secondo in più sottratto alla vittoria del cavallo nero, e un colpettino sulla spalla per il cavallo bianco, dicendogli: “Oggi non sono pronto a farti vincere, ma ti tengo sott’occhio! Stupiscimi!”

 

N.B. Per approfondire l’argomento, ti invito alla lettura del mio libro Progetto Anima – L’attenzione consapevole attraverso l’accorgersi. Strumento pratico per sedurre il tuo ego e condurti al successo oltre l’epigenetica. Anima Edizioni.

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2 commenti su “138. I DUE CAVALLI CHE CI GOVERNANO”

  1. La nuova e moderna scienza chiamata “epigenetica”di cui ne è scopritore il genetista Bruce Lipton, ne conferma la tesi. Si dovrà a questo punto aspettare che anche all’università arrivi aria nuova. Mi rendo conto che può sembrare alienante e a questo proposito consglio i video che si trovano un pò ovunque in rete su questo argomento, approfondito nei libri: “La mente è più forte dei geni” e “La biologia delle credenze” di Bruce Lipton.

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