Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

166. PER ACCORGERSI DI CHI SIAMO…

30/03/15

Per accorgersi di chi siamo, è necessario dimenticare chi ci hanno detto di essere

Caro viandante, questo mese vorrei potessimo permetterci di puntare i riflettori sulla felicità, intesa come riconoscimento di noi attraverso l’offerta di un nostro contributo.

La felicità può essere direttamente proporzionale a ciò che possiamo donare, ci avevi mai pensato?

Possiedo solo ciò che ho donato

Sentirci riconosciuti nell’offrire le nostre opere non solo ci permette di pagare l’obolo alla natura per le risorse che ognuno di noi consuma, ma contribuisce a riconoscerci come esseri. Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci persone di contributo, perché in questo modo possiamo sentirci d’esistere.

Permettersi di darsi

Spesso, però, può accadere che dei programmi tossici e intossicanti, che ci siamo lasciati installare da piccoli, ci facciano credere di non avere nulla da dare. Oppure può accadere di sentirci dei reietti, degli incompresi, e che quindi ciò che avremmo da dare potrebbe non essere capito dagli altri. Viviamo in questo caso con la credenza che, in fondo, il mondo non si meriti il nostro talento… e che, in fondo, è meglio tenersi tutto per sé.

Mantenere fede nella nostra verità

La frustrazione aumenta così in modalità esponenziale e ci raggiunge, mentre la gioia si allontana sempre più da noi e, con essa, la nostra verità interiore. Ogni qualvolta infatti tradiamo la nostra verità, mentendo inesorabilmente a noi stessi, feriamo il nostro bambino interiore che a un certo punto potrebbe decidere di non voler più giocare con noi.

Con il bambino interiore ferito, si sa, non si fa molta strada. Ogni volta che potremmo utilizzare le nostre conoscenze per aiutare qualcuno, fornire un contributo, dare sostegno o trovare nuove soluzioni, il bambino interiore, puntando i piedi, finisce per farci credere che a nessuno interessa cosa abbiamo da dire, oppure spingerci nella convinzione di venire giudicati, o peggio, convincerci che il mondo è troppo brutto e cattivo per meritarsi il nostro contributo. Lenti distorte che non ci permettono di avvicinare la gioia, né andare ad alimentare quella famosa “massa critica” che aiuterebbe l’evoluzione collettiva.

Perché la società riconosca un talento è necessario non soltanto che ognuno di noi riconosca il proprio, ma che ci troviamo nel desiderio autentico di volerlo condividere e, in questo, onorandolo nel modo a noi più funzionale.

Desiderare la libertà

Se ognuno di noi lavorasse sui propri programmi disfunzionali, improvvisamente diminuirebbero le patologie e crescerebbe la gioia. Se ognuno di noi desiderasse lavorare su di sé, il sistema stesso funzionerebbe in modo migliore.

La lamentela uccide la gioia

Lamentarsi che la società non accoglie i nostri slanci di miglioramento sarà, quindi, non soltanto inutile, in quanto ciò non aumenta di certo il livello di attenzione verso le risorse umane, ma anche profondamente poco funzionale, perché demotivante persino per noi stessi.

Uscire dall’eco

Tutto questo sistema a “domino” proviene da lontano e influenza da così tanto vicino le nostre vite… Programmi fatti di “non vali abbastanza“, “la verità è che non ti amano davvero”, piuttosto che “ci sarà sempre qualcuno migliore di te”… Sembra un vicolo cieco! Non se ne esce!

A certi livelli di tossicità, interrompere il programma non è certo facile. Tuttavia si può partire da piccoli passi, laddove ci sentiamo d’osare, per trovarsi, guardando indietro, ad aver fatto chilometri verso la libertà. Tutto parte comunque dall’accorgersi di ciò che non ci conduce alla gioia.

Come sapere quando ne siamo usciti

Ci siamo emancipati davvero da un programma, che quindi è da ritenersi veramente disinstallato, caro viandante, quando riconosciamo che, con lo stesso evento, tempi addietro ci saremmo comportati in modo diverso.

A questo punto possiamo anche sorridere, mentre ci godiamo i risultati di ciò che potremo attrarre nella nostra nuova dimensione, la dimensione gioia!

Monia Zanon

Operatore olistico con livello Trainer, accreditato SIAF (Società italiana armonizzatori familiari, councelor, operatori olistici) codice di attestazione VE855T-OP. Professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013. Direttrice didattica dell’accademia Human Project ®.

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