Questa è la grande domanda che attraversa i secoli ed i millenni. Ma per dare una risposta non bisogna usare il“cervello”, saper ragionare bene o avere una grande cultura filosofica ed esoterica. Bisogna invece imparare a sentire, ampliare la percezione di sé, ascoltare il silenzio del respiro.
In questo viaggio verso l’ascolto del silenzio interiore lamente diventa il primo ostacolo . Quando invece si riesce a scendere nel corpo e a lasciarsi scivolare nel flusso del respiro che, come un’onda, va e viene, allora inizia ad attivarsi una percezione di sé, dapprima lontana e vaga, quasi un sentore di qualcosa di misterioso. Se si insiste con perseveranza ed aspirazione, quel sentore diventa più chiaro e si apre uno spazio caldo nel cuore, un senso di appartenenza, una commozione di esistere, un impulso d’amore.
In quello stato si ha la sensazione di esistere davvero e di essere finalmente se stessi. Questa è la meditazione, essere nella Presenza di sé, sentire di esserci invece di pensare di esserci.
La risposta a questa domanda è possibile, ma non può assolutamente essere teorica. Deve passare per una ricerca in cui il corpo non viene negato, ma raffinato ed amato e reso più cosciente. Inserire in questo viaggio nel corpo anche la meditazione rende completo il percorso. Il mio motto è: Senza corpo non c’è spirito… almeno finché siamo su questa Terra…
Una psicoterapia davvero integrale non può trascurare nessun aspetto dell’essere umano.
continua..
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