L’io e l’immaginazione

 

Incontro con Igor Sibaldi al convegno Il Mistero dell’Esistenza Umana (Bellaria, marzo 2009).

 

Tra gli argomenti del video:

Si pensa che l’io di cui parla la psicologia sia una unica entità.

Come fa un “io” a stabilire i propri confini e dunque a stabilire il suo centro?

Per poter vedere l’anima bisogna esserne al di fuori, ossia essere nell’aldilà.

Abbiamo tanti “io”. Alcuni sono autentici e altre sono personalità inserite.

La voce interiore che dice “io non sono capace” spesso ha un timbro maschile quando è dentro una donna e viceversa.

I pensieri non sono prodotti dall’io, ma pensano se stessi, e l’io ascolta.

Bisogna identificare quale io sta parlando dentro di noi e qual è il suo scopo.

La causa delle cose è nel loro scopo.

Il discorso mitico ha un autore, cioè “colui che fa crescere”, è un discorso che fa andare avanti.

Il discorso teorico riguarda lo stare a vedere, essere spettatori. Ripete informazioni già dette.

Immaginarsi le cose significa fare discorsi mitici.

Immaginazione non è invenzione. È percepire sotto forma di immagini qualcosa che il pensiero non sa ancora descrivere, è una specie di radar.

Il mondo che vediamo è tutto soggettivo.

Se aspettiamo l’approvazione altrui non riusciamo a immaginare, ma solo a fare discorsi razionali.

C’è qualcosa dentro di noi che percepisce tutti i personaggi e gli io che abbiamo dentro. Questo qualcosa che percepisce i nostri io è l’aldilà. Noi possiamo percepire solo quello che non siamo noi.

Non percepiamo l’aldilà perché noi siamo l’aldilà.

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