Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

134. IL MAL-OCCHIO

28/10/13

Caro viandante,

spesso capita di sentirci eccessivamente coinvolti da ciò che crediamo possa pensare la gente di noi. Dinamica assolutamente condizionante e fuorviante, che può farci arrivare a credere che ci sia un complotto generale nei nostri confronti. Qualche volta si tratta di alleanza tra deboli quando, sconfitti e in energia da pessimismo e fastidio, si approcciano ai nostri successi, piccoli o grandi che siano, con invidia e malignità. Ma non sempre è così, ed è proprio in quest’ultimo caso che molto si può fare.

C’è chi sceglie la via del non mi importa; il fatto è che non basta far sì che non ci importi per cambiare ciò che è. Noi emaniamo una sorta di musica, di vibrazione, capace di inondare della stessa qualità ciò con cui entriamo in contatto. Ecco che, se vogliamo che le persone parlino bene di noi, sarà necessario parlar prima bene di loro. Non si tratta di fingere e foraggiare complimenti e nenie che non sono, ma quantomeno evitare di alimentare l’atteggiamento tossico di maldicenza in cui l’ombra cerca di farci cadere.

Mi spiego meglio: se poco possiamo fare per tutte quelle creature fantascientifiche in grado di conoscere tutto di noi anche senza aver mai mangiato alla nostra tavola, possiamo invece fare molto per chi frequentiamo, anche di riflesso. Il gioco per evitare ogni tipo di maldicenza da parte di chi consociamo è usare la sana regola: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.

E, a questo punto, per gli amanti della legge d’attrazione, è possibile traslare questa bellissima regola cristiana in azione di pensiero e stupirci del risultato. Attiviamo, caro viandante, la giusta regola di ecologia di pensiero, attiva e preventiva: pensa agli altri come vorresti loro pensassero a te.

Fantastico, non credi? Rimanere vittima del giudizio altrui è facile e distruttivo. È infatti tra le prime pratiche per chi intraprende un percorso spirituale saper discernere e praticare il distacco da ciò che gli altri possono pensare della nostra persona. Ciò non produce, però, un vero e proprio cambiamento, a meno che non arriviamo, caro lettore, a contagiare chi viene in contatto con noi con la stessa energia di cui noi facciamo uso quando pensiamo a loro.

Ognuno dal proprio cuor l’altrui misura, recitava, più o meno così, Dante Alighieri. Il punto è che dovremmo cominciare con il parlar bene di noi stessi, prima di avanzar pretese verso l’esterno. Se non mi piaccio, non piacerò. Se non punto su di me, chi dovrebbe farlo?

Si comincia così, in modo semplice, con il neutralizzare il primo malocchio che si conosca: il nostro vederci male! In un secondo momento, potrò traslare questa luce verso il fuori. Infatti, non è possibile pretendere di trovare luce fuori di noi, se non è per prima cosa coltivata dentro di noi. Curare una ecologia di pensiero, spendere attenzione per l’uso delle parole e sintonizzarsi sul parlare bene farà sì di attirare altrettanto.

Rimane infine la categoria dei vigliacchi, dei pigri, dei carenti di idee che, pur non calzando quotidianamente le nostre scarpe, praticano saltuari atti di maldicenza e infamia gratuita. Su questa categoria non possiamo far altro, viandante, che lasciarli alla loro tristezza, e alla legge d’attrazione naturalmente!

 

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