Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

51. CARPE DIEM

07/06/11

Appunti di viaggio: Stresa, 2 giugno 2011

Ogni anno, in occasione del mio compleanno, il mio compagno Andrea mi rende omaggio con un viaggio misterioso… il cosmo, poi, per ricordarmi della presenza dell’Assoluto detto Dio, ci ricama sopra dell’incredibile, insegnandomi nuovi modi di Essere e di imparare.

Quanto al viaggio, mi viene viene dato di conoscere solo l’essenziale: cosa mettere in valigia e se ci si muoverà in Italia piuttosto che all’estero. Ecco che, in queste condizioni di enorme energia di meraviglia, si parte alla scoperta di nuovi scorci del Divino e del Suo apparire.

Le danze cosmiche si aprono con la prima tappa a Riva del Garda, per un dettaglio lavorativo che si dimostra del tutto inaspettato. In un albergo, all’interno di un’oasi vegetale, il cosmo ci guida a scoprire gli elementi dentro il nostro corpo… La mia guida mi informa che è perfettamente inutile integrare gli elementi dall’esterno se essi non sono in armonia nel nostro corpo, poiché non si fisseranno nell’organismo. Quindi, affinché i vari elementi legati agli aspetti terra, aria, acqua e fuoco, siano funzionanti e funzionali per permetterci l’esperienza della salute, c’è bisogno di ben altro che di un integratore alimentare!
Veniamo quindi illuminati sulle urgenze da muovere come seminari per la prossima stagione, e di quanto sarebbe utile l’inserimento del mio nuovo libro (Progetto Anima – Uno strumento pratico per accorgersi, sedurre il proprio Ego e raggiungere il successo oltre l’epigenetica in uscita a ottobre con Anima Edizioni), per creare una condizione di riallineamento. Questo testo consiste in una sorta di mezzo casereccio con cui mantenersi in salute e ben-essere, attrezzando le persone per un fai-da-te piuttosto funzionante.

51Approdiamo quindi al cuore pulsante del viaggio: Stresa, un paesino arroccato sulle sponde del Lago Maggiore. Qui, le nostre abituali coincidenze e sincronicità (in realtà non ci si abitua mai al magnifico) ci conducono alla scoperta, nello stupore, di un luogo stranissimo, un frattale di universo che esiste in assenza di tempo, come se fosse in una bolla che galleggia sopra il mondo che corre e impreca. Silenzio. Tranquillità.

La dimora per il soggiorno scelta da Andrea, è un palazzo dei primi del Novecento, che si erge alto e coraggioso, ancorato su strette stradine che creano per lui una griglia di fondamenta, accarezzate dalle terrazze in fiore delle strutture accanto.

Sembra che sia proprio il coraggio e il rafforzamento dell’energia delcuore la lezione che, secondo gli aiuti sottili, dovremo imparare in questa esperienza.

E’ così che, da subito, si dipanano dinnanzi a noi tutta una serie di dettagli che prendono forma come visioni di un sogno. Ovunque simboli a forma di cuore o cuori con associati un leone (anche un oggetto con inciso “Riccardo Cuor di Leone”!) troneggiano su sentieri e giardini. Il motivo più ricorrente è l’incontro con persone zoppe; ne incontriamo dappertutto, zoppi in una gamba o con forti anomalie in entrambe.
Una sera, dopo una cena romantica su una imbarcazione degli anni Cinquanta, andata coraggiosamente in pensione e portata a nuova vita con l’aspetto di un raffinato ristorante, ci avviamo per la promenade sul lungo lago, e qui incontriamo persino un cane zoppo! La famigliola che si prende cura di questa povera creatura, ha fatto costruire per il cane un supporto con le ruote che, a mo’ di carrettino, gli permette di muoversi.

Inoltre, la natura non manca di stupirci: ulivi dal cuore trafitto che continuano, come nulla fosse, a sollevare le chiome al cielo… Arbusti che crescono coraggiosamente nei luoghi più strani… e un castello sommerso che lascia poche rovine a parlare di sé e, contro ogni aspettativa, in restauro da parte di una qualche famiglia coraggiosa che lo ha voluto strappare al tempo e alla sua cattiva reputazione (il castello apparteneva anticamente a dei briganti e fu costruito con i denari rubati alla gente, per questo motivo viene ancora chiamato il “castello mal paga”).

Frammenti di viaggio, fotogrammi di vissuto che arrivano alla memoria, riempiendo facilmente l’energia del tasto che ora uso per creare parole… anche se proprio queste hanno limiti enormi quando si deve rendere agibile il metafisico e l’assoluto.

Per quasi tutto il tempo enormi acquazzoni ci accompagnano, ma mai rimaniamo in appartamento. Ho con me un unico paio di jeans che per l’occasione divengono la mia seconda pelle per quattro giorni filati! Fa abbastanza freddo e gli stretti cunicoli a ciottoli, che si muovono nei paesini, metterebbero a dura prova anche un funambolo! I miei stivali che miracolosamente porto con me si stingono, e la cameriera di una pizzeria del loco (che sicuramente deve avere ancora ben presente la sua ultima vita da samurai) sorprende Andrea ad asciugarsi un calzino in bagno, con l’asciugamani ad aria calda.

Anche l’approdo alle isole custodite dalle casseforti naturali del lago si presenta come un’impresa per intrepidi. Non nego che per un attimo tentenniamo nel coraggio, se partire in motoscafo o meno per raggiungere l’isola di S. Giulio. Ma poggio casualmente gli occhi su una targa, in un banchetto innanzi al lago, che dichiara ferma: “Carpe Diem. Cogli l’attimo“. Così, contro il parere dei passanti, partiamo spavaldi e grati sotto l’acqua che risparmia parte del viaggio di andata e tutto il ritorno.

I padroni di casa di Villa la Camana, dove siamo ospiti a Stresa, sono squisiti e nonostante l’età e le intemperie che hanno mosso la loro esistenza, hanno il sole dentro. Creature che dalla vita hanno certo saputo cogliere, ma in loro si nota il celato di quel molto che hanno a loro volta dato.

Persone, piante e animali ci hanno insegnato in questo viaggio il dare e il prendere ciò che più è utile per trarre il massimo da ogni esperienza: il coraggio dell’eroe che sa che potrà sbagliare, ma che sente di dovere fare comunque ciò che deve essere fatto… Un inno all’assaporare ciò che c’è, ogni attimo, con coraggio sì, ma con l’entusiasmo del cuore che spinge forte a tenere duro, anche quando tutto intorno l’impeto è quello del lasciare.

Caro viandante, goditi i tuoi passi, non torneranno più in quel modo, godi del tuo tempo; chi ha il tuo tempo ti possiede e nell’atto in cui lo dedichi a te, tu ne sei il padrone. Godi del momento fuggente, è unico.
Non sprecare mai niente di ciò che arriva, si potrebbe celare una scoperta che vale una fortuna. La tua fortuna: il tuo accorgerti

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