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17.”EDUCERE” ALLA PREGHIERA – Suggerimento operativo n° 6

23/06/08

ducazione viene da “Educere” – tirar fuori ciò che nell’Uomo, Uno con il Cosmo, è Innato.

La Preghiera, la sua Indicazione, è uno stato innato verso il quale l’Uomo deve essere, con proposta, ricongiunto. Pena, la somatizzazione violenta , nel senso dell’incarnazione come isolamento dalle forze luminose.

La Preghiera è tutto Ciò che è necessario. Da sola, insieme alle altre due parti dell’Alkaest, è in grado di compiere l’Opera. Ma la Preghiera non dovrà essere meccanica, impostata, liturgica, o l’ipnotico e modificante potere di un Mantra. La Preghiera non assomiglia a nessuna di queste manifestazioni, anche se sicuramente possiamo trovare qualche eccezione in ogni cultura, come è il caso del Padre Nostro, incredibile costruzione ispirata, che nonostante le errate traduzioni ed intendimenti, rimane potente ed utile… a patto che venga “inteso” nell’azione Orante e non recitato.

La Preghiera non si recita!

L’Operatore dovrà Orientarsi nel gesto, nella postura, nel luogo, nel momento.

Ognuna di queste condizioni dovranno essere al contempo soggettive e funzionali.

Gesto – la preghiera si palesa anche con lenti ed ispirati movimenti, specie delle mani o del viso. Movimenti di piccoli millimetri, come nei pressi di una cosa amata. Lasciateli emergere, non ve li inventate, non sono indispensabili.

Postura – non può essere pomposa o scomoda o svaccata. La postura ideale è comoda ed eretta, e se l’ispirazione ci coglie raccolti o piegati, la postura deve poi poter diventare erettile alla colonna, quando la Preghiera Giungerà.

Il Luogo – tutti i luoghi vanno bene…tuttavia è meglio se il Luogo è un “laboratorio”, un proprio Posto insomma. Un tappeto, un angolo, una stanza, un albero…

•Il Momento – saper cogliere il Momento è la cosa più difficile, infatti, quando ti siedi per Pregare può non venire, non ci riesci. Un’ora dopo, invece, assorto nel mondo quotidiano, la Preghiera ti può investire. Che fai? Non perderla. Potrebbe passare moltissimo tempo prima che ti colga ancora. Lavora sul momento, occupatene, sfrutta ogni occasione.

In definitiva Pregare è incontrare il Divino, incontrarLo davvero, senza intermediazioni; accedere ad uno stato di Potenza e non di potere, infatti, il potere che ne viene è secondario e spesso non sai che fartene tanto è ridicolo rispetto a quello Stato. La preghiera così intesa è per tutti, non per gli iniziati, che essendo già Preghiera hanno altro da fare.

L’Operatore, dentro di sé, sarà facilitato se prima si concentrerà dolcemente alla radice del naso e verso la sua punta, e se dopo congiungerà questo senso verso il Cuore.

L’Operatore avrà risultato, se fermo sul Cuore, avrà l’atteggiamento e la perseveranza di un innamorato/a che con un mazzo di fiori sia nell’attesa dell’Amato/a. Ovviamente quest’ultimo è il Divino che ci intesse.

E’ molto utile all’Alchimista ricordarsi che in quel punto alla radice del petto vi è il senso della Prima Persona della più speciale Trinità Egizia: TUM – AMON – RA.

TUM era rappresentato con il geroglifico della slitta vuota, la slitta sulla quale venivano trasportati gli Dei in processione; bene, nel caso del Divino nella sua forma più alta ed inconoscibile, TUM, la slitta era vuota! Troppo grande, privato, cardiaco, per essere raffigurato… che l’Operatore rifletta sulla sonorità onomatopeica di TUM: tum…tum…tum, il Cuore!

Metafore di raffinato Ermetismo Egizio a parte, non è ovviamente sull’aspetto del battito in sé che ci dovremo soffermare, pertinente ad altri lavori, ma sull’ essenza che questa Zona richiama ed ispira.

Che questa porta sul petto possa aprirsi un giorno per tutti, che i tuoi fiori possano giungere a quel Cuore.

continua..

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