Qualche settimana fa sono stato ospite a Radio Gamma Cinque. Questa è la trascrizione dell’intervista.
– Cosa pensi del tema che stiamo trattando, dell’energia sessuale, della sessualità in generale e anche dell’ipersessualità, una compulsione in cui ci si perde facilmente? Parlavamo di una sessualità adolescenziale, molto fisica, che non ti permette una vera evoluzione. Tu cosa ne pensi di questo tema?
Mi ricordo che anni fa rimasi molto colpito da una definizione di Silvano Agosti sull’amore, la sessualità e la tenerezza. Lui mise insieme questi tre concetti formando proprio una triade, cioè l’amore, la sessualità e la tenerezza nell’essere umano devono andare insieme. Quindi la tenerezza, priva, scevra di sessualità e amore diventa ipocrisia; la sessualità senza tenerezza e amore produce la pornografia e l’amore senza la tenerezza e la sessualità produce il misticismo, il distacco dal materiale. Questa triade mi ricorda la trinità. Credo che il nostro lavoro sia quello di imparare l’arte del relazionarsi e anche l’arte di mettere insieme questi tre aspetti. Noi siamo qui anche e soprattutto per questo.
– Tu hai scritto un libro che si chiama Alchimisti della Nuova Generazione (Anima Edizioni). Che cosa vuol dire fare alchimia oggi? In passato gli alchimisti erano visti come degli alieni, in qualche modo. Ma oggi l’alchimia che significato ha?
Ti posso dire che noi italiani siamo molto più legati alla tradizione alchemica rinascimentale che al famigerato yoga induista. L’alchimia è stata la nobile arte che ha portato avanti il lavoro esoterico e spirituale. L’alchimista contemporaneo è un soggetto che sceglie di utilizzare la propria vita – parlo di corpo, mente e spirito – ai fini di un’evoluzione, la sua evoluzione, e di rimando all’evoluzione di tutta l’umanità.
Un alchimista è una persona che ha l’obiettivo di trasformare. Si parla in alchimia della trasmutazione dei metalli, dove la coscienza umana viene sempre di più illuminata. Uno strato di inconsapevolezza che causa dolore nelle relazioni, nella vita, nel nostro percorso, viene rischiarato dalla conoscenza della verità. E la verità è una Luce che permea l’alchimista che vuole guarire. Infatti quello che accade all’alchimista è la guarigione di sé.
– Tu stai facendo un lavoro su te stesso. Per quanto riguarda la collettività, da dove si può partire per fare un autentico lavoro su se stessi?
Noi stiamo parlando di un aspetto, ma ci sono tanti aspetti su cui lavorare…
– C’è qualcosa su cui bisogna agire subito in primis?
Parlo sia a livello individuale sia collettivo. Io penso che ognuno di noi debba avere quel nobile coraggio di guardarsi e vedere ciò che nella propria vita gli impedisce di essere libero, tutto ciò che causa sofferenza, insoddisfazione, incapacità di aprirsi. La domanda esistenziale che ognuno, anche se non è un filosofo, dovrebbe porsi è: perché in questa vita io non devo essere felice, contento, non devo celebrare, ringraziare questa vita? Perché questo mondo deve essere pieno di veleni o problemi? Perché la nostra vita deve avere la sofferenza come sottofondo musicale o comunque gli alti e bassi?
Al di là della relazione con la sessualità, più in generale, la domanda che ognuno dovrebbe farsi è: perché nella mia vita non c’è la celebrazione, il godimento, la piena soddisfazione e la realizzazione di chi sono? Quali i miei talenti, le mie doti, cosa sono venuto a fare? Queste sono le domande che muovono tutto.
Chi me lo impedisce? Ci può essere un “cosa” ma anche un “chi”… A volte i rapporti interpersonali non funzionano più e in qualche modo vanno troncati, rivisti. Tantissime relazioni oggi, ma succedeva anche in passato, sono soltanto convivenze a lungo termine. Il lavoro da fare è enorme anche perché il livello evolutivo è abbastanza basso.
Abbiamo sempre sentito dire dai grandi mistici, dai santi, dai saggi di tutti i tempi, che una delle realizzazioni supreme è scoprire che l’universo è mosso dall’energia dell’Amore, che l’Amore si trova ovunque. Questa è una verità. Il fatto di non sentire questa realtà non significa che non ci sia. Dobbiamo lavorare la nostra coscienza al fine di andare a recuperare quello stato dell’Essere. Il lavoro su di sé è indispensabile, innanzitutto per aprirsi.
Posso dirti che esiste una mega “struttura”, che non so come e quando si sia creata, ma che è sempre più evidente in un’era, che è definita l’era dell’Acquario, un’era in cui la conoscenza dilaga, in cui è possibile fare un lavoro da soli, senza un maestro. Questa megastruttura fa di tutto per impedire al singolo di scoprire cosa vuol dire amarsi.
– Amare se stessi e quindi anche il prossimo?
Esattamente. Come se avessero fatto in modo che le parole del grande maestro Gesù “ama il prossimo tuo come te stesso” diventassero: “Ama il prossimo tuo e basta”. E come se il “te stesso” sia stato oscurato. Così, non facendo capire alle anime cosa vuol dire amare se stessi, le persone alla fine sono incapaci di un reale e autentico amore per il prossimo, perché si sta ancora combattendo contro di sé. C’è una lotta in atto.
– Come uscire da questa lotta? Come arrivare a un amore di sé autentico?
La guerra deve finire nel proprio cuore, nella propria vita. Si deve partire dalle cose più piccole. Un lunghissimo viaggio inizia con un passo piccolissimo. Con chi viviamo? Con chi stiamo? Com’è la nostra vita? Partiamo dalle cose più piccole per capire dove siamo in lotta, in guerra, dove siamo disonesti con noi stessi. Ti assicuro che anche una persona che fa un lavoro che non ama non riuscirà ad aprirsi completamente all’amore, perché facendo qualcosa che non ami hai già creato una scissione interiore. Quindi, come dicono i mistici, “amando se stessi, amerai veramente gli altri”.
Per capire profondamente cosa vuol dire amarsi, bisogna recuperare il concetto di libertà. L’amore e la libertà sono assolutamente connessi. Quanto sono libero nella mia vita? Libero di dire quello che voglio, di fare quello che voglio, di esprimermi per come sono? Quante maschere indosso? Quanto fingo nel mio quotidiano? Un lavoro vero inizia dal togliersi le maschere recuperando l’autenticità e questo crea la libertà e allora l’amore sorge spontaneo.
– Ci vuole coraggio per essere felici?
Mi piace il termine che hai scelto. Coraggio, intendendolo proprio come core-aggio, “azione dal cuore”…
– Andando oltre ogni religione, cosa significa per te ritrovare Dio nel proprio cuore?
Ha a che fare con quello che dicevo prima. Riacquistare il contatto con Dio senza un prete, senza il maestro di yoga, senza il guru. È un contatto intimo, libero e leggero quello con Dio. Dobbiamo parlarci e sentire che non si tratta di qualcosa di superiore, potremo addirittura affermare che stiamo parlando con la parte più profonda e autentica di noi stessi. Questo dobbiamo recuperare: parlare con Dio, parlare col proprio cuore, liberarsi da qualsiasi dogma o imposizione religiosa. Possiamo dire: “Ciao Dio, mi chiamo Andrea, ti racconto la mia vita, come sto, cosa sogno, di cosa ho bisogno”.
Recuperare questo rapporto con Dio, che non è maschio o femmina. È come parlarci e dirgli: “Ho bisogno di te, che mi ispiri, che mi guidi, ho bisogno di aiuto”. A volte è difficile essere umili e affermare “ho bisogno di te” e invece è la cosa più bella che possiamo fare, parlare al nostro cuore: “Dimmi di cosa hai bisogno e io mi impegno a realizzarlo”.
Può sembrare difficile, ma se uno chiede al proprio cuore come sta, il cuore risponde. Se chiediamo a Dio aiuto, Dio risponde con dei segnali, con delle sincronicità, con delle coincidenze, con un programma radio, con un post su Facebook… con tutto! Però ci vuole questa apertura, ci deve essere questa disposizione interiore.
Comunque, se l’anima è un frammento di Dio, ritrovare se stessi è in qualche modo ritrovare Dio.
– Sì, sono d’accordo, bravissimo. Ti ringrazio di cuore. Vuoi aggiungere qualcos’altro che riguarda il tuo libro?
Sì, la cosa che voglio aggiungere è questa… Il libro si intitola Alchimisti della Nuova Generazione perché vuole anche parlare a quelle tantissime anime che si sono incarnate proprio negli ultimi decenni e la loro frase preferita è “non mi sento di questo mondo, voglio tornare a casa, penso che questo mondo sia un luogo spiacevole”. Ecco, Alchimisti della Nuova Generazione vuole ricordare a queste anime, che sono venute per una missione straordinaria, che non devono perdersi d’animo e sapere che il veleno può essere trasformato in farmaco. Poi scopri che questa vita non evolve soltanto nel dolore, ma esiste tanto altro. Non perderti d’animo.
Queste anime così sensibili, che sono scontente, dovrebbero capire che nella sofferenza si cresce. Loro sono qui per crescere, per evolversi in questo sistema sofferente; loro possono ritrovare se stesse, la vita è un esperimento, le anime sono qui per sperimentare…
– Devono forse ricordarsi della propria missione…
Assolutamente. Queste anime della nuova generazione rispetto alle vecchie sono meno tolleranti a subire il sacrificio da parte del sistema, quindi si scoraggiano facilmente soprattutto quando la soglia della sofferenza supera la barriera di resistenza della sofferenza che si può sopportare, anche se ognuno di noi è fatto per portare la propria croce.
Tante anime giovani abdicano o gettano la loro vita utilizzando strumenti di alienazione. Sono più fragili. Vi assicuro che, superate alcune trasformazioni che in alchimia vengono chiamate nigredo, “il lavoro al nero” – la parte più buia che ognuno ha – una volta passato quel periodo, la Luce inizia a vedersi, ed è molto più grande la gioia e la soddisfazione della propria vita rispetto alla sofferenza stessa. Inizia a diventare una danza.
Il libro Alchimia della Nuova Generazione di Andrea Zurlini è ordinabile anche via web a questo link.
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