Rossella era una coccinella garbata, amorevole e saggia. Abitava in un giardino insieme a tanti insetti, e alcuni di loro erano i suoi amici più cari. Come Lalla la farfalla, tanto svampita da volare spesso nella direzione sbagliata perché chissà dove aveva la testa, e poi bisognava andare a cercarla, altrimenti forse non avrebbe più trovato la strada di casa! Come Doriottero il coleottero, che vinceva sempre le gare di volo acrobatico: nessuno riusciva a salire più in alto di lui nel cielo azzurro.
C’era Camillo il grillo, un vero chiacchierone; a volte bisognava zittirlo per non farsi rimbambire dal suo ininterrotto parlare! Ma le storie che raccontava erano davvero meravigliose, e tutti, all’imbrunire, si raccoglievano attorno a lui per ascoltare la favola della buonanotte.
E poi Magno il ragno, un artista prodigioso: le sue tele erano esposte qua e là in giardino, e chiunque poteva ammirarne la complessa bellezza.
Gli amici adoravano Rossella per i suoi modi gentili, i buoni consigli che sapeva dare al bisogno e le sue divertenti barzellette. La cosa che più desiderava al mondo la coccinella era vivere sempre allegra e felice, sempre circondata da creature allegre e felici e sempre sotto la confortevole, allegra luce del sole.
Tuttavia quel grande desiderio di bellezza e di armonia era anche il suo punto debole, il rovescio della medaglia: non poteva proprio sopportare le cose tristi, gli avvenimenti spiacevoli, insomma tutto ciò che nella vita si potrebbe definire il contrario di allegro.
Soffriva terribilmente quando appassiva un fiore e non poteva più godere dei suoi colori né deliziarsi del suo profumo, o quando qualcuno degli amici aveva un problema serio. Come quella volta che Doriottero, compagno di mille voli nell’aria celeste, si era ferito un’aluccia: Rossella aveva curato il coleottero fino alla sua completa guarigione. Gli portava bricioline di pane per nutrirlo e gli dormiva accanto perché non si sentisse troppo solo durante la convalescenza.
Non parliamo poi delle lunghe ore di tormento, quando Lalla era improvvisamente scomparsa! La coccinella aveva organizzato una spedizione in piena regola! Magno doveva cercare la farfalla a nord, Doriottero perlustrare l’est, Rossella era volata a ovest e Camillo aveva saltellato diretto a sud. Era stato proprio Camillo a trovare Lalla, finalmente due giorni dopo, in un lontano giardino dove svolazzava spaventata e persa, quell’inguaribile svampita!
A Rossella non piaceva in particolare la notte, così buia e silenziosa, così simile, secondo lei, a qualcosa di tenebroso e funesto; lei che tanto ammirava la luce del sole, il ronzio dei suoi coinquilini, i colori del giardino, il chiasso della strada oltre la siepe.
Tuttavia fu proprio di notte che la sua vita cambiò, una notte d’estate quando, mentre rincasava nel suo nido, vide qualcosa di stupefacente: migliaia di piccole luci che lampeggiavano nel buio, intermittenti come le lampadine dell’albero di Natale!
«È piovuta polvere di stelle!» pensò colma di meraviglia, e senza indugio volò in mezzo a quei brillanti puntini per danzare con loro. Tuttavia si accorse che non si trattava di frammenti stellari: erano invece insetti dotati di un pancino luminoso.
«Chi siete, voi che portate luce nel buio di questo giardino?» chiese emozionata la coccinella.
«Siamo lucciole. Io mi chiamo Lucia, felice di conoscerti» rispose una delle creature, e fece una piroetta per mostrare meglio a Rossella il proprio ventre lampeggiante.
«Wow quanto vi ammiro, siete capaci di creare la meravigliosa magia della luce! Venite a giocare con me tutto il giorno e tutti i giorni? Danzeremo insieme, ci divertiremo un sacco e non sarà mai più buio, io detesto il buio!»
«Perché mai detesti il buio, coccinella?» chiese la lucciola sgranando gli occhietti sorpresa.
«Bé, ecco…» rispose Rossella, e poi fece una pausa perché, a essere sincera, non si era mai soffermata sul vero motivo della sua avversione per il buio.
«Prima di tutto non si vede niente. Quindi nel buio possono nascondersi chissà quali pericoli! E nemmeno è possibile vedere le cose belle, come il rosso acceso delle rose, il blu delle genziane, o il celeste del cielo. Tutto è silenzio, nessuno gioca… insomma, il buio mi dà proprio i brividi!»
Si sentiva soddisfatta delle sue motivazioni più che esaurienti, di certo adesso la lucciola le avrebbe dato ragione. Ma non fu così.
«Dimmi, graziosa amica…» Lucia parlava ora quasi sussurrando. «Come si può sperimentare l’emozione del rosso acceso, la carezza vellutata del blu genziana e la dolcezza del celeste cielo se fossero sempre lì, ben visibili, e il buio non li nascondesse per qualche tempo alla vista? Come amare l’energia del risveglio e il canto degli uccelli senza aver prima riposato nella tana buia e nel perfetto silenzio? In che modo sapremmo di essere allegri senza aver mai provato la tristezza? Come conoscere la luce se non ci fosse anche l’oscurità?»
Rossella rimase a lungo in silenzio per riflettere sulle parole di Lucia. Poi disse: «Forse comincio a capire: ogni cosa ha bisogno del suo opposto perché possiamo capirla e apprezzarla».
Era davvero affascinata da quelle incredibili rivelazioni. Tuttavia ancora non riusciva proprio a considerare il buio una cosa bella e necessaria. Così ripeté alle lucciole la sua richiesta: «Venite qua a giocare con me tutti i giorni e tutto il giorno? Vi presenterò ai miei amici e faremo sempre festa. Siete così belle… vi ameranno tutti!»
«Cara coccinella…» rispose Lucia. «Alla luce del sole non siamo che semplici insetti, nemmeno tanto carini a vedersi, e quasi invisibili, come sono invisibili le stelle e la luna di giorno. Ma la notte… oh, la notte… quando danziamo nell’oscurità luminose come le brillanti stelle e chiare come la misteriosa luna… allora sì che riveliamo tutto lo splendore di cui siamo capaci! La nostra bellezza si può vedere solo nel buio. L’oscurità offre tesori preziosi, se vinci la paura e li vai a cercare».
Rossella dovette convenire che era vero: molte cose sono belle solo quando non c’è luce, e finalmente guarì dalla sua avversione per il buio.
Da quel giorno, ogni sera all’imbrunire, cominciò a guardare le stelle che si accendevano una a una, fino a quando il cielo diventava un tappeto di velluto blu scuro trapuntato da una miriade di luccicanti perline.
E ogni notte, da quella notte, danzò felice con le amiche lucciole insieme al coleottero Doriottero, che le stelle voleva raggiungere volando fin lassù; al grillo Camillo che saltellava a più non posso e cantava a squarciagola; al ragno Magno che creava tele ancora più belle ispirato dal magnificente spettacolo notturno, e alla farfalla Lalla. Quest’ultima naturalmente bisognava tenerla d’occhio, o avrebbe svolazzato chissà dove; si sarebbe certamente persa, presa dall’ebbrezza di tutta quella gioia che animò il giardino dopo la scoperta di Rossella circa alcuni tesori nascosti nel buio. Ho detto “alcuni”, perché chissà quanti tesori attendevano solo di essere trovati, e la caccia al tesoro di Rossella era appena cominciata…
Grazia Catelli Siscar
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Avvincente nella semplicita’ e bellezza…Incantata dalla forma placida e gentile..posso finalmente tornare a credere ai sogni di bimba,alla bellezza della notte silenziosa che inonda il celo di luci d’amore che esplodono vivaci nell’ anima di.mille segreti nascosti…sentimenti nobili e delicati come solo la nostra Anima conosce e sa’ trasfondere…invisibile carezza nel cuore….
Grazie per illuminare…la notte e i tuoi amici con la luce dell’ amore che brilla ogni notte nel .buio
BELLA STORIA! FA PENSARE.. ED E’ MOLTO VERA
Incantevole storia per capire profondamente tutti gli aspetti della vita!
Grazie per averla comunicata.
magica atmosfera del giorno e della notte …gli opposti sono indispensabili l’uno all’altro…ma quanta delicatezza e grazia nell’esprimere un concetto filosofico!!