Bianca sudava sotto il berretto, nonostante fosse un freddo mattino d’inverno. I battiti del suo cuore acceleravano mentre affrettava il passo; tra poco avrebbe cominciato a correre, ma tanto era inutile, lui l’avrebbe comunque raggiunta.
“Lui” era Guido, un ragazzino crudele che quasi ogni giorno se la prendeva con lei. Bianca non gli aveva fatto niente. La sua unica colpa – casomai fosse una colpa – era quella di avere un aspetto goffo, modi impacciati e tanta timidezza.
Guido aveva preso di mira quella bimba rotondetta e silenziosa, con gli occhiali troppo grandi e lo sguardo troppo triste. Le sue vessazioni erano parole crudeli, nomignoli infamanti e persino, qualche volta, aggressioni fisiche. Ne faceva di tutti i colori alla povera Bianca, dal rompere i suoi occhiali al buttare al vento i suoi quaderni. Qualche volta la tirava per i capelli e la spingeva contro il muro. A tutto quel male Bianca non reagiva e non chiedeva aiuto, insomma non ne parlava con nessuno.
Lei non aveva mai molte parole, solo lo stretto necessario. Eppure il suo mondo interiore era ricco, ricchissimo di parole. Tanto grigia era la sua vita reale, quanto luminosa era quella segreta, nascosta in una mente brillante e visionaria. Possedeva una grande fantasia, era spesso folgorata da idee geniali, riflessioni profonde, intuizioni e ispirazioni che ogni artista amerebbe avere. Tuttavia nessuno conosceva la sua grande ricchezza. La teneva ben nascosta; infagottata come il corpo.
Anche quella mattina stava quindi tentando di sfuggire al suo aguzzino. Quando il terribile ragazzo fu a un passo da lei, mentre allungava le braccia per acchiapparla, accadde l’impensabile: tra loro due si frappose un vento fortissimo, un tornado in miniatura, così violento che risucchiò Guido lontano dalla sua vittima. Il bullo cadde a terra e si vide strappare il coltellino dalle mani, strumento con il quale aveva intenzione di infierire sullo zaino di Bianca. Tutto intorno splendeva il sole e regnava la solita atmosfera di ogni giorno: il chiasso dei bambini che uscivano da scuola, il via vai delle auto, i richiami dei genitori. In quell’angolo di strada invece infuriava un misterioso uragano in miniatura, e ce l’aveva proprio con lui!
Guido ebbe paura, e appena fu in grado di rialzarsi scappò via.
A quel punto il turbine puff… svanì, e sotto gli occhi stupefatti di Bianca apparve l’autore di tanta confusione: una minuscola e graziosissima fata!
«Ciao» disse la piccola creatura, mentre si aggiustava il vestitino di delicato tulle azzurro e lisciava le sue belle ali, altrettanto azzurre e trasparenti.
«Grazie» riuscì a balbettare Bianca, che aveva voglia di darsi un pizzicotto perché non poteva credere ai suoi occhi, ma era paralizzata dalla meraviglia e non riusciva a muovere neanche un dito.
«Oh non c’è di che, mia cara. Quel tuo amico stava proprio esagerando!»
«Non è mio amico, in realtà mi odia! Un giorno ha cominciato a perseguitarmi e non ha più smesso. Eppure non gli ho fatto niente!» rispose Bianca, che non aveva mai pronunciato tante parole tutte insieme, tranne forse durante le interrogazioni della maestra.
«Sì, è tuo amico! E qualcosa di male lo hai fatto eccome, ma non a lui. Lo hai fatto a te stessa, e continui a farlo ogni giorno».
«Non capisco…» Bianca era già molto frastornata dagli eventi, adesso quelle parole sembravano un enigma.
«È semplice!» esclamò la fatina. «Sei nata ricca di doni meravigliosi. E cosa ne stai facendo di tanta abbondanza? Un assoluto niente! Tutte le cose che conosci, tutta la saggezza che hai… restano imprigionate dentro la tua testa! Ma non è solo roba tua, è un dono che hai il dovere di condividere con il mondo!»
Bianca era sempre più confusa. «Sono timida, ho paura a dire le cose che penso, non interessano a nessuno».
La fata svolazzò intorno alla bimba, come per misurarla tutta, poi atterrò sopra alla sua spalla destra. «Proprio per questo ti è stato mandato Guido in aiuto!»
«In aiuto?» La bambina sgranò gli occhi dietro le lenti dei suoi occhiali. «Mi fa del male! Come può essere un aiuto questo?»
«I nemici sono i più grandi alleati che il generoso Universo decide di mettere sulla vostra strada terrestre. Sono preziosi quanto i migliori amici. Non sei forse la prima a dire parole cattive su di te, nel segreto della tua testolina? Ecco, Guido dice quelle parole a voce alta, così che tu possa capire quanto sono stupide e false! Con il suo strillare porta l’attenzione su di te, che invece vorresti tanto nasconderti al mondo. Illumina i tuoi angoli segreti, li tira fuori come tira fuori i tuoi quaderni e li butta al vento».
«Guido fa tutto questo? Cioè mi fa del male per il mio bene?»
«Esattamente! Beh, è un sistema abbastanza rozzo, lo ammetto, ma se voi umani capite come funziona, è davvero efficace. Siete un po’ zucconi!» La fata ridacchiò cristallina.
«Perché mai si sarebbe preso questo disturbo? Nemmeno mi conosce!» Per Bianca era difficile credere che un ragazzo crudele, che le stava rovinando la vita, fosse in verità un amico, un alleato, e che il male subito da lui fosse un favore!
«Non lo conosci adesso, qui, in questa realtà». La fata parlava accovacciata sulla spalla della bambina. «Tuttavia forse – prima di scendere sulla terra – le vostre anime hanno stretto un accordo. Forse in verità siete grandi amici, e lui si è assunto il compito ingrato di farti da nemico, così che tu possa imparare qualcosa…»
«Cosa?» Bianca sentiva che il discorso, per quanto bizzarro, aveva un senso, anche se tutto era confuso nella sua mente, e le idee turbinavano facendo quasi il rumore del tornado sollevato poco prima dalla fata.
«Humm… nel tuo caso direi che… hai scelto di imparare l’importanza di condividere i doni. Ciascuno di voi nasce con un dono unico e specialissimo. Un dono prezioso che arricchirebbe l’intero pianeta se solo non foste tanto confusi e paurosi. Tanto sordi ai suggerimenti del vostro cuore! Lui, il cuore, sa tutto, lui ve lo dice qual è il vostro tesoro, ma quando mai lo ascoltate? Si sgola, poverino, fino a perdere la voce!»
La bambina rimase in silenzio. Aveva una domanda ma non osava chiedere.
«Vuoi sapere quali sono i tuoi doni?» La fata sapeva leggere nella mente. «Già li conosci, non c’è bisogno che te li dica io. E poi… vuoi mettere che bella avventura è scoprirli strada facendo?»
Adesso la fatina era volata sul berretto di Bianca, quasi volesse aprire la sua testa per far uscire allo scoperto il tesoro di cui parlava. Ma questa era una bizzarra sensazione della ragazza, che stava provando emozioni nuove e un po’ folli. Ed era felice!
I giorni seguenti provò a cambiare atteggiamento nei confronti del prossimo e della vita. Non fu per niente facile, anzi, si trattò di un duro lavoro, fatto di successi e fallimenti, cadute e risalite, ma lei ce la mise tutta. Cominciò a intervenire quando la maestra stimolava una discussione in classe, o quando si parlava la sera a tavola con la famiglia. Le sue idee brillanti, la sua intelligenza, la sua capacità di trattare gli argomenti in modo originale, affascinarono e stupirono proprio tutti. Ottenne voti sempre più alti, i fratelli e i genitori finalmente la tenevano in considerazione, e lei acquistò sempre più coraggio e fiducia in se stessa. Aveva anche smesso di infagottarsi come un salamino e con la sua ciccetta simpatica e gli occhialoni da ragazza in gamba ora sembrava anche più bella!
Quando fu nuovamente aggredita dal suo aguzzino, Bianca per la prima volta reagì. Assestò a Guido una sonora cartellata sulla testa e gli diede del vigliacco e del fifone, perché non aveva il fegato di misurarsi con qualcuno della sua taglia. Il ragazzo non se l’aspettava una tale grinta! Che fine aveva fatto l’indifesa bambina brutta e stupida, o meglio, quella che lui credeva tale? Dove aveva trovato, Bianca, il coraggio di reagire a quel modo?
Non poteva sapere che la ragazza aveva smesso di vederlo come un pericoloso nemico; ora per lei era un amico che aveva perso la memoria, e che stava interpretando la parte del cattivo. E gli amici non fanno paura! In cuor suo addirittura ringraziava Guido e lo benediva, perché senza la sua perfetta interpretazione da acerrimo nemico, non sarebbe arrivata alla disperazione, la fatina non sarebbe mai apparsa, e lei non avrebbe mai avuto la possibilità di mostrare tutta la luce dei suoi doni.
Guido non aggredì più Bianca, anzi, girava proprio alla larga, colpito dalle sue occhiatacce minacciose. È vero, Bianca lanciava occhiate nere per tenerlo a bada, tuttavia sotto sotto se la rideva. E serbava la speranza che un giorno, in un altro luogo e un altro tempo, chissà, forse avrebbe potuto abbracciare di nuovo quel caro, vecchio amico.
Grazia Catelli Siscar
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