Nel paese di Conigliopoli nacque un giorno una creatura molto speciale: il primo coniglietto rosa della storia. Aveva un mantello soffice soffice, e rosa appunto, un delizioso e intenso rosa confetto. Era senza dubbio il cucciolo più bello e tenero del mondo, pur tuttavia il suo colore rappresentava un problema. Perché? Perché era maschio…
Fin dal giorno della sua nascita spiccava – con quel colore insolito – tra i fratellini tutti bianchi. La mamma gli prestava particolari cure, temendo per la sua salute: chissà, forse lo strano colore era sintomo di una grave malattia! Il papà invece gemeva sconsolato ogni volta che guardava il suo bizzarro figliolo. Si era mai visto un coniglio rosa? E maschio per di più? Considerava quell’evento una vera disgrazia. Nella speranza di dare al piccolo un po’ di credibilità maschile lo aveva chiamato Rocco, che significa forte come la roccia, quando invece il cucciolo somigliava ben più a una nuvola di cipria che a una dura pietra!
Rocco crebbe sorvegliato da una madre sempre in ansia per lui e molto protettiva, e un padre che non riusciva a farsi una ragione di quella diversità. Come avrebbe potuto quindi, il coniglietto, sentirsi come gli altri?
Se l’infanzia non fu poi tanto male, tra le coccole delle amiche di mamma che lo adoravano – così bellino da aver voglia di mangiarselo di baci –, l’adolescenza fu invece un periodo molto difficile. I compagni di scuola lo prendevano in giro e di amici veri non ne aveva nemmeno uno. Le conigliette lo trattavano come un peluche e i maschi non volevano giocare con un tipo tanto ridicolo per paura di essere additati anche loro come femminucce. Come se il colore rosa fosse contagioso!
Diventò adulto e, nonostante le difficoltà e tanta solitudine, il suo cuore si mantenne generoso e buono, colmo di luce e di colore rosa, come il soffice mantello. Aveva studiato sodo in quelle interminabili giornate senza amici con i quali giocare. In fondo, in quale altro modo avrebbe potuto trascorrere il suo tempo se non dedicandolo alla lettura, allo studio e alla riflessione?
A dire il vero, nella sua condizione avrebbe anche potuto avvilirsi, e spendere la vita a maledire la sorte e a sognare un bel pelo tutto bianco. Ci aveva provato a farlo diventare bianco, oh se ci aveva provato! Si era cosparso di farina, ma lasciava orme bianche e sporcava dappertutto; si era rotolato nel borotalco, ma il borotalco è profumato, e a quel punto, tutto rosa e anche profumato, tanto valeva che mettesse pure un bel fiocco sulla coda e se ne andasse in giro sculettando come una femmina; chissà, forse era proprio quello che il prossimo si aspettava da lui!
Rocco capì ben presto che nessun espediente gli avrebbe restituito una pelliccia normale, quindi scelse di vincere le avversità, di non sprecare il tempo, che è prezioso e scorre veloce, e adoperarlo per imparare un sacco di cose. In quel modo divenne erudito, competente e anche saggio, perché leggere, essere curiosi, farsi domande apre la mente a pensieri arguti e soluzioni geniali.
Grazie a queste doti preziose ottenne un buon impiego. Naturalmente anche sul lavoro era deriso, e quel che è peggio, succedeva tutto alle sue spalle; ora non poteva difendersi con qualche brillante battuta come faceva da cucciolo. Gli capitava spesso di sentire chiacchiere e bisbigli attraverso le porte degli uffici, ma quando entrava si zittivano tutti, e quello era segno che stavano proprio parlando di lui. Beffeggiandolo, naturalmente!
Finché, un giorno, un incauto collega disse qualcosa di offensivo in sua presenza; non lo fece apposta, semplicemente non si era accorto dell’arrivo di Rocco, il quale purtroppo sentì quelle parole.
Mentre al povero coniglio rosa si riempiva il cuore di tristezza, accade l’impensabile. Arcibaldo, un coniglione tutto muscoli che incuteva timore solo a guardarlo, si alzò in sua difesa! Saltò spedito verso lo stupido collega, che stava rimpicciolendo a vista d’occhio dalla paura, lo prese per le lunghe orecchie, lo spinse contro il muro e gli disse con tono minaccioso e i due dentoni sfoderati: «Azzardati ancora una volta a offendere il mio amico e io ti sconiglierò per bene!»
Poi si girò verso gli altri, che stavano osservando la scena ammutoliti, e aggiunse: «Questo vale per tutti. Da oggi in poi, chi proverà a dire cattiverie sul conto di Rocco dovrà vedersela con me!»
Anche Rocco era senza parole. Arcibaldo lo aveva chiamato “amico”! Quando era successo? Com’era capitato che quel grosso coniglio silenzioso e un po’ burbero, da tutti rispettato e temuto, e soprattutto così diverso da lui, era diventato suo amico? Le parole non sarebbero bastate a esprimere la gratitudine che provava e disse semplicemente: «Grazie, Arcibaldo».
Altrettanto semplicemente, Arcibaldo rispose: «Io ti ammiro, sei leale e capace. E perbacco, ti porti in giro quel diavolo di pelliccia rosa con dignità!»
Rocco e Arcibaldo da quel giorno presero a frequentarsi e a fare un sacco di cose insieme. Andavano alle partite di pallone, al cinema, a scolarsi coca cola nei bar per discutere di sport, di lavoro e di conigliette. Non che Rocco avesse molta esperienza in merito, di fidanzate non ne aveva mai avuta una! Per questo motivo gli piaceva farsi raccontare dall’amico le sue vicende amorose. Lo divertivano molto le avventure di Arcibaldo, un po’ comiche e un po’ tragiche, come lo sono sempre le faccende sentimentali.
Quando saltellavano fianco a fianco in giro per la città, Rocco notava gli sguardi maliziosi dei passanti; si era abituato a essere deriso per via della sua pelliccia rosa, e sbirciava Arcibaldo col timore di cogliere qualche eventuale segno d’imbarazzo. Ma sul muso di Arcibaldo non comparve mai alcuna espressione di disagio. Non gliene importava proprio un bel niente di portarsi in giro un amico tutto rosa; quello che pensava la gente non lo toccava. Che fosse maschio o femmina, o un maschio che sembrava una femmina o anche viceversa, o insomma qualunque combinazione meravigliosa e originale la natura avesse deciso di creare, ciò che importava ad Arcibaldo erano soltanto il cuore luminoso e la mente brillante di Rocco.
Il giorno che Rocco entrò nel mondo più privato di Arcibaldo, in occasione di un invito a cena, rimase davvero stupito. Non solo scoprì che era un gran cuoco (gli cucinò il miglior tortino di carote che avesse mai mangiato), ma conobbe anche quanta passione aveva l’amico per piante e fiori, distribuite ovunque a rallegrare la casa, e sulle quali svolazzava felice un cardellino. Seppe quindi che il burbero Arcibaldo aveva persino una vena materna e soccorreva spesso creature in difficoltà, come quell’uccello, caduto dal nido in primavera. Insomma, chi l’avrebbe mai detto? In quel coniglione tutto muscoli, dal pelo ispido e di poche parole, si celava il più raffinato e sensibile dei cuori! Ma chi meglio di Rocco poteva sapere che le apparenze a volte ingannano?
Le avventure del coniglietto rosa continuano nella seconda parte.
Fonte img: Pinterest..
Lascia un commento con Facebook