Questa è la fantastica storia del ragazzo che diventò cacciatore di mine. Tutto ebbe inizio un giorno, sulla strada verso la scuola. Pareva una mattina uguale a tante altre, invece accadde un fatto strano, e quello fu il principio di una grande avventura.
Camminava a passo svelto – era in ritardo – quando inciampò in un oggetto piantato nel terreno. L’oggetto, con un dolce suono di campanello, esplose in mille coriandoli colorati. Dentro al turbinio di coriandoli il bambino sentiva una voce; era come un sussurro cantato e diceva: «Perdona gli altri per il tuo bene».
Lui perdonò, e più perdonava più sentiva che spezzare le catene del risentimento era una benedizione. Così facendo capì che il perdono lo rendeva libero e leggero.
Dopo qualche giorno pestò un altro di quegli arnesi esplosivi simili a mine, però inoffensive, e tra i coriandoli brillanti sotto il sole, udì la voce che diceva: «Sii grato per ogni più piccola cosa». Lui imparò la gratitudine e si accorse che più ne provava, più riceveva in abbondanza tutto ciò per cui era grato. Grazie a questo diventò ricco e felice.
Quando pestò ancora una mina, la voce quella volta disse fra i coriandoli: «Vedi le soluzioni e non gli ostacoli».
Fece tesoro del suggerimento e diventò abilissimo a superare ogni difficoltà. Mentre allenava la fantasia per trovare soluzioni, anche la sua intelligenza cresceva e diventò quindi bravo in tante cose, oltre che molto saggio. Aveva capito che le sfide della vita servivano a cambiare in meglio le cose e lo conducevano verso avventure molto più belle. Così dal suo cuore scomparve anche la paura e diventò un cuore impavido.
Ormai ragazzo, camminava per le vie del mondo con la sensazione di vivere nella magia, attendendo sempre nuove istruzioni. Un giorno pestò una mina speciale e i coriandoli erano simili a cristalli che rifrangevano infiniti raggi di luce colorata. Anche la voce pareva di cristallo: «I tuoi pensieri e le tue parole diventano realtà. Fai attenzione a ciò che pensi e dici».
Sorvegliò quindi attentamente i suoi pensieri e le parole che diceva, e imparò a dire solo cose belle e a pensare solo cose buone. Nella sua realtà si materializzavano cose belle e buone e l’esistenza diventò ancora più magica e straordinaria.
Ci fu la volta della mina che sparò nell’aria coriandoli d’argento, e la voce, anch’essa d’argento, disse: «Quando riesci a vedere difetti negli altri, significa che li hai riconosciuti perché anche tu li possiedi, quindi non giudicare mai».
Smise di giudicare, e le mancanze del prossimo scomparvero dal suo sguardo che, ora, vedeva solo fratelli e sorelle qualche volta sofferenti. La compassione per la sofferenza umana gli riempì il cuore. E il suo cuore divenne buono.
Poi una sera, non più bambino né ancora uomo, una grande mina esplose sotto i suoi piedi con un rimbombo di campane a festa, e i coriandoli volarono fino al cielo! Nel turbinio di colori bellissimi e sconosciuti, la voce diceva: «Il secondo più grande potere è l’amore».
Lui amò tutti e ogni cosa, e amando riceveva amore e benedizioni. La sua stessa vita era una benedizione; la celebrò e ne fece un capolavoro.
Trascorsero gli anni e il ragazzo di un tempo diventò adulto. La sua esistenza era stata felice, aveva realizzato grandi imprese e soddisfatto quasi tutti i suoi desideri. Tuttavia camminava ogni giorno con la speranza d’imbattersi nell’ultima mina, quella che gli avrebbe rivelato il primo e più grande potere dell’uomo.
Una sera, dopo molti anni ancora, guardava il mare seduto sulla spiaggia. Era diventato un vecchio sereno, aveva una vita magnifica alle spalle, eppure quell’unico rimpianto non lo abbandonava. Non avrebbe voluto morire senza conoscere l’ultimo segreto: l’immenso potere primo fra tutti i poteri.
Rifletteva su questo, quando vide arrivare da lontano una forma luminosa, e più si avvicinava più poteva apprezzarne la bellezza. Era una creatura femminile dall’incarnato diafano, né nuda né vestita, coperta di veli leggeri, e lei stessa sembrava più leggera del vento. Si sedette accanto a lui, e con la voce armonica di un canto disse: «Già ti appartiene il primo potere».
Il vecchio era emozionato e il suo cuore batteva forte, lo sentiva pulsare dolorosamente nella gola. «No, non ho mai conosciuto l’ultimo segreto» rispose, e la sua voce era un filo sottile senza respiro.
«Già ti appartiene» ripeté la diafana creatura. «L’insieme delle istruzioni che hai ricevuto e messo in pratica non è altro che la conoscenza delle leggi a governo dell’uomo e dell’universo. Grazie a queste sei diventato un creatore capace di realizzare la vita che desideravi. Ed è stata una vita grandiosa».
Il vecchio aveva appoggiato la testa sul petto della creatura, le forze lo abbandonavano ma il suo cuore felice ora scandiva gli ultimi rintocchi senza più dolore. Tutto era svelato. «Il primo potere dell’uomo è la conoscenza» disse con un sorriso, mentre moriva tra le braccia della bianca, dolce morte.
Era venuta a prenderlo, e con lei partì per un’altra fantastica avventura.
Grazia Catelli Siscar
Immagini reperite su Pinterest.
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