Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

19.L’ALKAEST – III PARTE

27/06/08

Il Perdono

Il terzo aspetto… è Perdonare!

Perdonare è come l’esplosione di una Supernova, corrisponde alla fine di un grande ciclo della vita di ogni Uomo. Infatti, non si perdona facilmente – nel senso reale intendo – spesso confondiamo il Perdonare con il non occuparcene più, alla meglio con l’andare Oltre. Tuttavia resta nel profondo la cicatrice prodotta dai “fatti” che ci hanno colpito, destabilizzati, affondati. Perdoniamo anche perché non possiamo fare diversamente, essendo le azioni del riscatto e alla peggio della vendetta, lontane dalle nostre comuni azioni, dalla nostra morale e dalle nostre possibilità. Se avessimo potere mentale sulle Cose, ci estingueremmo in un quarto d’ora! Qualche volta, rara, si assiste ad un Perdono sincero, magari poco o per nulla argomentato, ma autentico, scaturente da un Cuore grande, vero; ma sono eccezioni.

L’Alchimista si deve invece confrontare con i fatti che l’hanno destabilizzato e ferito, in coscienza, nella piena del dolore prodottosi tra Coscienza Cosciente ed Evento Traumatico. L’Alchimista, Anima Antica, scopre che il Perdono ha due facce:

Perdonare, la più nota, e Perdonarsi, la meno nota…

Perdonare, nella maggior parte delle principali lingue Europee è letteralmente quello che vuole dire: per – dono, donare insomma.

Ma donare cosa? È ancora la solita ramanzina sulla morale del Dono? Ci hanno completamente rovinato il Senso di molti Sensi.

Il Dono non è una morale dottrinale, civica o umanistica. Il Dono è una delle Leggi più pericolose e fondamentali che il Divino abbia manifestato nella sua Idea. Il Dono è il punto di appoggio, la Leva di Archimede, “datemi un punto di appoggio e vi solleverò il Mondo”

…prova a seguirmi: quando il Divino si Immerse nella sua Idea Creativa del Mondo, per assicurarsi che tutto fosse Buono e Giusto, fondò l’equilibrio stesso delle Cose sul meccanismo del Dono…a che non si rompesse il primo assunto di ogni concezione dell’Esistere rappresentato dall’UNO, l’Unità. Donare è Comunione! Nell’Errore, infatti (oggetto del Perdono), vi è una forza che divide; da un lato il carnefice dall’altro la vittima: il primo collassa verso il basso, la seconda, ferita, si arena. Senza il Mistero del Dono, non vi è soluzione, ma solo la Colpa del primo e la Rabbia della seconda, l’Unità sarebbe minata e il Cosmo Tutto, sovraccaricato di Karma;

Karma che per compensarsi deve, perversamente, ingenerare altro Karma. In un esempio classico, forse troppo generale ma chiaro, se il portatore di Errore non si perdona e/o non viene perdonato, esso si intesserà nell’esistenza successiva un’esperienza simile, ma negativa, questa volta passiva, vuoi per punirsi, vuoi per capire cosa si prova…che indurrà un’anima, diciamo instabile, suscettibile e nervosa a porsi vibratoriamente su quella traiettoria, generando un nuovo carnefice.

Nella Filosofia dell’Unità, dove tutto è UNO, l’Altro, in questo caso il carnefice con il suo errare (oggetti del Perdono), è il Divino stesso, quel Divino che si immerge nel Suo Creare. Lo abbiamo già detto, ma è un concetto fondamentale da ripetere:

Il Divino Creandoci ci dà un Senso…noi vivendo diamo un Senso al Divino.

Però questo Senso glielo dobbiamo dare, non solo, come istintivamente verrebbe chiaro e spontaneo comprendere, vivendo una vita degna di essere vissuta, costellata di creazioni, superamenti ed amplificazioni… ma anche, aiutando il Divino a sollevarsi, quando Egli – saremo capaci di intenderlo? – si vestirà necessariamente della maschera del Carnefice, dovuta non solo alla traiettoria che il carnefice ha con noi vittime (tutta da scoprire ed analizzare a meno di non voler credere ad un Cosmo fondato sulla sfiga e sul caso), ma anche dall’Amnesia che il Divino sperimentando Se Stesso va vivendo nel ruolo del Carnefice. Ruolo suggerito dal Libero Arbitrio, che rende ognuno di Noi, ovvero ogni parte di Lui, Libera, Libera veramente, di agire, essere, sperimentare.

Il Carnefice è Yang, ipertrofico, si dilata, conquista e razzia il territorio dell’altro, in mille modi, con mille metafore, e così facendo perde i suoi confini e annega.

La Vittima è Yin, ipotrofica, si contrae, sperimenta la negazione del suo “campo”, negandolo così incidentalmente agli altri attraverso l’attenzione che il suo dramma polarizza.

A poco serve che il carnefice impari dalla sua caduta o che la vittima evolva nell’esperienza, il Karma si rigenera, le vibrazioni restano basse, il Perdono latita. E a poco vale se il realismo del male scoraggia qualche potenziale testa calda perchè in altri suggerirà imitazione, così come a poco vale il sensibilizzarsi di chi aiuta la vittima, in quanto altrettanti cadranno nella logica della diffidenza e dello scudo… e chi alza lo scudo, chiama la Spada!

Un’Educazione al Perdono modificherebbe drasticamente il Karma del Pianeta.

Il Vuoto si riempie, il Pieno si svuota.

Perdonare il Carnefice è permettere al Divino di rialzarsi e riedificare.

Perdonarsi se si è Carnefici è permettere al Divino di riaffiorare da se stessi e riedificare.

Invece, Perdonarsi se Vittima … è far rialzare un bel pezzo di Mondo!

Ma forse quest’ultima non è più per Neofiti, ma per gli Adepti.

continua..

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