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12. IL CULTO DEL SERPENTE

Il mistero dell’Energia e della Saggezza primordiale nei Culti del Serpente

Secondo le antiche cronache, i leggendari fondatori delle prime grandi civiltà umane quali l’Egitto, l’India, la Cina, la Mesopotamia, le civiltà del Nord-Europa e le Americhe erano “i Serpenti della Saggezza” e così venivano raffigurati e rappresentati nei miti antichi, come Maestri Spirituali – associati dunque ai culti del Serpente o dell’”Energia del Serpente” – che giunsero sul nostro pianeta da terre e dimensioni lontane. Le stirpi e i lignaggi sacerdotali che hanno presieduto e guidato la nascita e lo sviluppo di straordinarie civiltà, a capo delle rispettive tradizioni misteriche e iniziatiche, hanno nomi che richiamano l’etimo del serpente o del dragone, come Naga, Lung, Djedhi, Amaru, Quetzlcoatl, Adder ecc.

In molte aree del mondo permane il ricordo di un tempo in cui esseri con poteri e conoscenze speciali visitarono il pianeta. L’antropologia del sacro afferma che questi esseri, direttamente collegati con lo Spirito, vengono ricordati e rappresentati come draghi o serpenti della Sapienza, ovvero come i figli dei Creatori.

Sono i Chohans Dhyan della tradizione indù, i “draghi di fuoco della Sapienza” allo stesso modo fondatori della saggezza cinese, ma anche i detentori dell’energia primordiale in ognuno di noi assopita e pronta per essere finalmente risvegliata. I Chohans Dhyan sono i veicoli per la manifestazione del Pensiero e della Volontà Divina, esattamente come vengono evocati dai magisti o percepiti dagli yogi così come dagli sciamani e dai nativi mesoamericani durante i loro stati di estasi, sebbene diversamente provocata.

Gli Esseri chiamati “creatori” sono i primi figli di Dio o figli degli Dei, noti come “draghi di fuoco della Sapienza“, i Kumaras che fondarono Shamballa ai primordi della storia terrestre, i grandi istruttori e iniziatori dell’Umanità, i serpenti della Sapienza, emanazione della Coscienza Universale e dei Creatori che rivelano i misteri della razza umana.

Dopo Lemuria, durante il periodo di Atlantide, quando gli esseri umani “hanno perso la facoltà di comunicare con il Cielo”, i serpenti della Sapienza si sono manifestati nuovamente per creare le scuole misteriche: Enoch, Toth/Hermes, Orfeo non sono esseri specifici ma la rappresentanza di una categoria di esseri: i custodi dell’umanità e i maestri di saggezza.

L’Archeologia e l’Antropologia si imbattono puntualmente in tali rappresentazioni, eventualmente demonizzate dalle religioni monoteiste e dai rispettivi regimi dominanti la cui politica di controllo e di manipolazione non poteva che opporsi a qualunque forma di risveglio della saggezza, dell’energia e della consapevolezza individuale.

Da un estratto del mio recente libro Nient’altro che Sé Stessi:

Stando alle ultime ardite ipotesi del “filone David Icke” extraterrestri rettiliani/draconiani mutaforma giunsero da Alpha Draconis ai tempi dei Sumeri, per fondare la loro stirpe, la cosiddetta “Fratellenza di Babilonia” (che forse altro non è che una fantasiosa reinterpretazione dell’antico culto di Shaitan, che ben si presta per dare uno sfondo satanico alla faccenda, tutto fa brodo…), e costituirebbero o, per lo meno, supporterebbero e guiderebbero quella oscura élite globale che governa il nostro mondo e che ci rende sempre più inermi, inconsapevoli e schiavi.

Certo, complotti e cospirazioni fanno parte della storia da sempre, a tutti i livelli e su tutti i piani, e non posso certo negare che una grande cospirazione esista, tuttavia, per fare un po’ di ordine tra le varie interpretazioni, conclusioni (e strafalcioni), cerchiamo di conservare una visione multidimensionale, e casomai antropologica, dell’universo e della coscienza, prima di parlare di rettiliani che invadono la Terra e si camuffano da George Bush.

Prima di tutto non dobbiamo confondere i culti draconiani con la faccenda dei rettiliani e delle cospirazioni.

Per culto draconiano si intende il culto del serpente di fuoco (rappresentato astronomicamente dalla costellazione del Drago, Draco in latino) celebrato nell’Egitto pre-monumentale, che riprende e consolida tradizioni magiche africane ancora più antiche, che si perdono nella notte dei tempi. Il culto draconiano può anche essere identificato con la “tradizione tifoniana” o con la “corrente ofidiana”, quando non associato al periodo egizio. Vi sono inoltre numerose relazioni tra il culto draconiano/ofidiano e le correnti tantriche legate al cosiddetto Sentiero della Mano Sinistra (Vama Marg) ed al culto della dea Kali.

Tradizionalmente possiamo individuare due aspetti del “serpente”: da una parte una forza generatrice e creativa, dall’altra una potenza tanto dirompente che, se fuori controllo, ci domina e ci distrugge. Parliamo di energia sessuale, di istinto, di forza vitale e naturale grezza, “base dell’opera”, energia dunque da guidare e da raffinare, ovvero da spiritualizzare. Questo è il Dio Occulto, o Kundalini, da risvegliare dentro di noi, che può essere Dio oppure Bestia, Sobek amico di Horus, oppure Aphopis, terribile nemico dell’Uomo. Sono entrambi rettili (l’istinto primordiale) e quindi riferiti alla costellazione del Draco, che, ai tempi dei miti in questione, era la stella polare.

Anche la Grande Piramide si orienta sui due poli: Orione e Alpha Draconis, i due aspetti della natura umana.

Il Drago che dunque rappresenta l’istinto da dominare o dal quale essere dominati rappresenta l’indispensabile occasione evolutiva, ma anche la tentazione, il giogo degli istinti.

L’evoluzione della Coscienza va, idealmente, di pari passo con l’evoluzione della Vita. Sul nostro piano i rettili (di cui conserviamo “memoria” nel nostro cervello appunto “rettile”, quello più legato agli istinti reattivi) rappresentano una fase primitiva e la linea evolutiva che non abbiamo seguito (per questo forse ci impressionano?) ma dalla quale siamo ovviamente passati. Quello è l’aspetto fisico e “spirituale” primitivo, che costituisce la base della nostra energia vitale, creativa e distruttiva.

L’evoluzione si gioca sull’equilibrio dinamico di queste due polarità, contenute entrambe nella nostra natura e nella nostra anima.

Forse i “rettiliani” non sono altro che una proiezione della parte inferiore del nostro “ego” che cerca di sopravvivere, di sopraffarci, e diventano sempre più “veri” quanto più insistiamo a nutrirli e a proiettarli fuori di noi, ma che sono forse meno “extra” e più “intra” di quanto immaginiamo.

Noi nutriamo l’ologramma universale di “archetipi derivati” (e spesso deviati) e la nostra realtà prende le forme delle nostre suggestioni, paure, incubi, delle nostre lotte intime, che proiettiamo in simboli che diventano vivi e reali, nei miti antichi come in quelli moderni, e i nostri fantasmi, che prima erano orchi e demoni, diventano solidi dischi volanti e lucertoloni pervertiti.

Noi siamo, che ne siamo consapevoli o meno, co-creatori di una realtà consensuale che trae nutrimento dagli archetipi dell’inconscio collettivo. In pratica, proiettiamo ciò che abbiamo all’interno. E cosa abbiamo all’interno? Come nutriamo, come educhiamo, come guidiamo ciò che abbiamo all’interno? Questo è il problema.

E i due poli sono sempre lì, bene e male, i rettiliani come i pleiadiani di luce, tutti parassiti che cercano di sopravvivere, tutti lì a nutrirsi delle nostre illusioni… ma quando cresceremo? Quando matureremo una più elevata visione della realtà e di noi stessi? Quando sapremo condurci verso la nostra reale natura superiore, al di là del bene e del male?

Forse allora smetteremo di vedere diavoli che impossessano e madonne che piangono, alieni che devono venirci a salvare oppure che ci rapiscono, ci violentano, si cibano di noi, e dirigono le sorti del nostro mondo….