“Il Giardino dell’Eden non era in Asia, ma in un continente ora sommerso nell’Oceano Pacifico. La storia biblica della creazione, l’epica narrazione dei sette giorni e delle sette notti, non nacque tra le genti del Nilo e della valle dell’Eufrate, ma a Mu, la Madre-Terra dell’Uomo. Queste mie affermazioni trovano riscontro nelle complesse testimonianze che scopersi sia sulle dimenticate tavole sacre in India, sia su documenti di altri paesi”.
Queste sono le testimonianze di James Churchward (1852-1936) da lui stesso riportate nel suo best-seller Mu, il continente perduto, pubblicato nel 1920.
Il mito di Lemuria e di Mu nasce in ambiente teosofico già verso le fine dell’800. Il colonnello Churchward (teosofo lui medesimo) si reca in India nel 1870. Sostiene di essere entrato in amicizia con un sacerdote indiano appassionato di archeologia e di storia antica il quale gli permise di accedere ad una sorta di biblioteca segreta. Da qui in poi storia e racconto cominciano a mescolarsi. Il colonnello sostiene di aver avuto accesso alla biblioteca segreta di un’antica confraternita, i Naacal, “una comunità religiosa mandata da Mu nelle colonie per insegnare le sacre scritture, le religioni, le scienze”.
Il sacerdote mostrò a Churchward “migliaia di tavolette d’argilla” che riportavano la storia dei primi abitanti del mondo. Dalla traduzione delle tavolette Churchward si rese conto che narravano la storia della creazione del mondo e dell’origine della civiltà su questo pianeta, che viene fatta risalire a Mu.
In realtà il nome “Lemuria” fu coniato da Philip Sclater sulla base di ricerche zoologiche: trovando esemplari di scimmie chiamate lemuri in Madagascar decise di denominare Lemuria questo continente.
Churchward, dopo aver tradotto tutte le tavolette, tracciò la storia di Mu, tentando di avallarla attraverso numerose ricerche. Resta il fatto che la sua anima teosofica rende sospetta la veridicità storica di tutta la faccenda.
In base a tali resoconti Lemuria è una civiltà evoluta antidiluviana precedente ad Atlantide: per alcuni occupa l’Oceano Indiano, per altri il Pacifico. Oppure forse si tratta della stessa terra considerata in epoche diverse. I Lemuri, così come gli Atlantidei, erano dei “giganti” (anche William Scott-Elliot insiste su questo punto) e il fatto che esistano ancora le cronache trascritte dai primi navigatori inglesi verso l’isola di Pasqua che riportano l’avvistamento di giganti sull’isola è piuttosto interessante, soprattutto considerando che tali cronache sono datate tra il ‘700 e l’800!
Molto probabilmente, quindi, furono i Lemuri a costruire le statue dell’isola di Pasqua– i Mohai, così come affermano gli attuali nativi dell’isola, che si attribuiscono senza alcun dubbio la discendenza dai giganti di Lemuria.
Lemuria sarebbe poi sprofondata ma una parte di essa si salvò e questa parte contribuì alla formazione di Mu, governata dal re Ra-Mu. Si trattava di una civiltà avanzata da tutti i punti di vista, con molte colonie in America e in Asia centro-meridionale.
Dopo alcuni anni il professore e ricercatore William Niven scoprì in Messico, durante gli scavi, 2.600 tavolette che facevano riferimento a Mu.
Sprofondò definitivamente prima Mu e poi Atlantide che – secondo le cronache della meta-storia esoterica – si inabissò circa 12.000 anni fa (data comunque interessante se considerata alla luce delle moderne datazioni dei più grandi monumenti megalitici della storia antica).
Fin qui, forse, la leggenda.
Però è interessante considerare che durante la prima metà del ‘900 il professore e ricercatore William Niven scoprì in Messico, durante gli scavi, 2.600 tavolette che facevano riferimento a Mu.
Inoltre importanti ritrovamenti archeologici fanno per lo meno riflettere. Nel 1997 nei pressi dell’isola di Yonaguni (area di Okinawa) nel mar della Cina, tra Formosa e ilGiappone, sono stati scoperti resti archeologici molto importanti tra cui monumenti a terrazze, appartenenti ad una civiltà sprofondata nel Pacifico di cui non si ha traccia nei libri di storia ufficiali. Graham Hancock e Robert Schoch sono stati tra i primi a studiare questo complesso, attraverso centinaia di immersioni e rilevamenti.
I resti della struttura megalitica, in parte naturale in parte decisamente artificiale, appartengono ad un periodo che oscilla tra 4000 a 8000 anni fa ma alcuni studiosi – tra i quali il geologo Schoch – ritengono che risalgano addirittura a 15.000 anni fa.
Inoltre l’esistenza di una civiltà evoluta con le sue colonie in Asia e in America potrebbe essere sostenuta dal fatto che la Cina sia da sempre stata così tecnologicamente avanzata, che i popoli del centro America narrano, non solo nelle loro leggende ancora in voga ma anche attraverso steli di origine Maya, di antichi popoli che giungevano dal mare, da Occidente (da Lemuria?) come da Oriente (da Atlantide?), per insegnare le arti e le scienze. Nei siti archeologici di Texcoco e di Haluepantla lo stesso Niven trovò, stratificati e sepolti a più di nove metri sotto il suolo messicano, i resti di città antiche di 50mila anni e statuette raffiguranti uomini dai lineamenti e costumi tipicamente orientali.
Quelle di Churchward potevano forse essere le fantasie di un vecchio teosofo, ma tutto il resto è storia, ed è lì da vedere….
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