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09. IL MISTERO DELLO ZED – PARTE 2

(Continuazione dell’intervista ad Armando Mei)

– Vogliamo legare lo Zed al Libro dei Morti e quindi ai segni di un’antica scienza?

“Nella piramide di Cheope uno Zed gigantesco conferisce al Faraone l’immortalità e gli permette l’ingresso nel mondo dell’aldilà”. Questo concetto trova la sua origine nel Capitolo Primo del Libro dei Morti, allorquando Thoth (generalmente associato alla conoscenza) cita: “Io sono Djed figlio di Djed concepito e nato da Djedu”. Il testo ermetico va interpretato nel seguente modo: “Io, in quanto vivente, sono energia, e sono nato dalla fonte di Energia che è nel luogo dello Zed” (ovvero nella Grande Piramide).

L’enorme energia dello Zed, sapientemente immagazzinata dalla macchina e regolata ad arte, permetteva a chi l’aveva costruita di andare e venire dai luoghi citati come aldilà, cioè diversi da quelli in cui risiedeva lo stesso Zed. E ci sembra strano e riduttivo l’utilizzo di una macchina così complessa e potente, per il solo scopo di spostarsi nell’ambito di zone limitrofe alla Colonna di Osiride. Anzi, la stessa complessità della struttura, che utilizzava energia allo stato puro, fu costruita per impieghi di gran lunga più importanti. Se diamo retta ai miti ed alla tradizione, lo “Zed conferisce al Faraone l’immortalità.” Se partiamo dal presupposto, così come accennato all’inizio, che la Colonna è antecedente all’antico Egitto e che è addirittura presente nel nostro neolitico, in cui rappresenta la cultura del grano, dobbiamo affidare la sua costruzione ad una civiltà progredita scientificamente ed antecedente al neolitico stesso!

Se guardiamo alla cultura dei simboli, essi divengono tali soltanto dopo gran trascorrere del tempo, condizione essenziale per radicarsi autorevolmente nella mente dell’uomo. Ne consegue che lo stesso neolitico è postumo allo Zed!

A nostro parere, è giunto il momento di operare una profonda revisione della storia delle nostre origini. Questa civiltà sconosciuta, così come ipotizza l’eminente e riconosciuto scienziato americano Lloyd Knutson, realizzò il Progetto-Zed allo scopo di “raggiungere l’immortalità temporale”. Potrebbe rappresentarne una prova la complessa struttura della Grande Piramide di Giza e quella del Sole di Teotihuacàn. Riteniamo, quindi, che dopo aver scelto i luoghi idonei all’installazione delle potenti macchine, questa misteriosa civiltà ne abbia operato le costruzioni. Dopo un’accurata indagine, siamo portati a credere che i siti primordiali in cui eressero le enormi strutture sono quelli della piana di Giza, dell’altopiano del Messico e quelli oramai sommersi al largo del mar del Giappone intimamente correlati con l’elettromagnetismo terrestre.

– Tra l’altro in vari siti archeologici sono tra di loro in qualche modo legati, giusto? Mi riferisco ad esempio agli stessi orientamenti astronomici, alle tecniche di costruzione ecc…

Infatti, però esiste un ulteriore vincolo, finora sottovalutato, tra i siti archeologici citati. Se tracciamo una linea retta su di una carta geografica, facendola partire da Teotihuacàn, passando per Giza, raggiungiamo – incredibilmente – il punto al largo delle isole nipponiche ove sono posti gli antichi sistemi piramidali. Vogliamo inoltre porre l’attenzione sulle distanze tra i siti stessi: Teotihuacan-Giza, Giza-Mar del Giappone, Mar del Giappone-Teotihuacàn, risultano egualmente distanti gli uni dagli altri. Si evince l’evidente volontà degli antichi costruttori di erigere gli edifici secondo un complesso progetto unitario.

Ricordiamo che per la corretta trasmissione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza l’equidistanza è una caratteristica fondamentale.

– Hai avuto modo di approfondire il sito di Teotihuacàn?

La piramide di Teotihuacàn è una delle strutture più antiche delle Mesoameriche. Fu scoperta dagli Aztechi quando questi ultimi invasero il suo territorio. Impressionati da ciò che narrava la tradizione orale di quei luoghi, i fieri guerrieri della Valle del Messico non solo non occuparono il suo territorio, ma gli diedero il nome che conosciamo, che in lingua nahuatl suona come La dimora degli Dèi Il luogo dove gli uomini diventano Dèi (un impressionante richiamo al Libro dei Morti degli Antichi Egizi).

Cortès, durante la ritirata della Noche triste (il 7 di luglio del 1520 d.C.), si imbatté nel sito descritto. Soltanto al chiarore delle prime luci dell’alba si accorse di aver raggiunto un luogo ove erano presenti piramidi. Infatti, le strutture, erano completamente occultate da strati di terra, tanto da apparire come delle montagnole. Le piramidi e gli altri Templi presenti a Teotihuacàn furono ridati alla meraviglia degli uomini soltanto nel 1941, liberati, unitamente al terreno che li aveva avvolti, da uno spesso strato di mica muscovite.

Gli studiosi si chiesero “a cosa potessero servire queste coperture effettuate con un materiale le cui principali caratteristiche sono quelle di essere un ottimo isolante termico ed elettrico!?” Cosa dovevano isolare? Più di recente (1971) sono state scoperte le misteriose camere e i pozzi in essa contenuti.

Sono evidenti le similitudini sia culturali che tecnico-scientifiche tra i due siti e, guarda caso, entrambi i miti inerenti la loro costruzione sono legati agli Dèi e si perdono nella notte dei tempi.

– In effetti possiamo riconsiderare le mitologie in qualche modo mutuate dall’esoterismo occidentale, ad esempio dai “liberi muratori”, che ne dici? 

“I maestri muratori avevano lavorato non poco a smontare e rimontare le enormi lastre di granito…”. Nel Capitolo Primo del Libro dei Morti riteniamo significativamente plausibile il riferimento ermetico al concetto di costruzione o ricostruzione di un’opera tanto grande (nell’accezione più ampia del termine) quanto sacra (anche in questo caso nell’accezione più ampia del termine, senza limitare la locuzione ai rituali simbolici officiati durante le “sacre cerimonie”) nella citazione: “Io sono il Maestro dell’Opera che pone la sacra arca sul proprio supporto”.

L’espressione “sacra arca sul proprio supporto” sembra chiaramente descrivere il lavoro svolto dai Maestri Muratori nella costruzione di una Colonna al cui apice è stata sistemata un’arca (chiaramente, a nostro parere, la costruzione della Colonna Zed). Tale “mostro” aveva bisogno di una struttura idonea alla sua preservazione ed al suo funzionamento. E niente ci sembra più adatto delle enormi piramidi. L’immane progetto giustifica la mole dei monumenti e la complessità della loro struttura. Un progetto che deve necessariamente avere una funzione straordinaria. Ma quale?

La “Dimora dei Saggi” suggerisce: “Era l’indispensabile fonte energetica per attivare la magica porta tra i mondi…”. Il Libro dei Morti sembra confermare questa interpretazione. Infatti, la cosmologia ermetica egizia sembra essere un ottimo strumento per celare gli archetipi degli iniziati alle scienze più sofisticate.

La seguente citazione riassume il sistema di comunicazione tra due luoghi attraverso un modello fisico sul quale stiamo alacremente lavorando: “Oh conduttori delle anime eccellenti nella dimora di Osiride, conducete l’anima di Osiride insieme a Voi, nella dimora di Osiride […] che io possa seguire Horo nel Ro-stau (Duat) e Osiride in Djedu”.

E’ l’ennesimo riferimento al sacro “Luogo dello Zed” che ci lascia intuire l’esistenza di un sistema tecnico-scientifico nascosto tra le righe di formule rituali e vocative. I conduttori sono nel luogo di Osiride nello Djedu (Giza) e sono loro che attivano i ponti “comunicativi” verso il Ro-Stau, quest’ultimo deve inteso come specifico punto di riferimento celeste oppure come alternativo punto geografico terrestre? Nel Libro dei Morti si fa chiaro riferimento alla “Grande nell’Abisso del Mare” (dominata da un dio conosciuto in Egitto con il nome di Atum) splendente di radianza come il Duplice Leone.

Non è straordinario il riferimento alla Piramide “immersa negli abissi”, Yonaguni, splendente come quella dei “Due Leoni”, Giza?

(Continua)

 

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