Nella simbologia evolutiva dei chakra e in quella cromatica l’indaco rappresenta un radicale cambiamento di coscienza: il passaggio dall’io personale all’io transpersonale e di conseguenza una trasmutazione dell’intero essere.
È un salto qualitativo del sentire diverso dal passaggio nodale costituito dal verde (apertura all’altro – plesso cardiaco), che segnava la transizione dal giallo (dimensione dell’io – plesso solare) al blu (dimensione spirituale – plesso cervicale). Pur essendo anch’esso uno stadio dell’evoluzione individuale, si presenta tuttavia non come uno sviluppo ma come un accadimento. Se infatti il blu, come punto di arrivo della nostra storia, è il frutto di sforzi consapevoli e di precise esperienze conoscitive, tali da comporre una visione personale del mondo, l’indaco ci chiede di andare oltre, e per fare questo occorre abbandonare le strutture del pensiero logico, per quanto ricche di concetti spirituali e filosofici.
L’indaco è il colore profondo della notte, propriamente della mezzanotte di un cielo senza luna, sintesi di un azzurro che libera la coscienza dai limiti spazio-temporali e di un nero che conserva opacità e pesantezza: è smarrimento e insieme necessità di fiducia cieca (simboleggiata dalla notte). È questa la fase della notte oscura, di cui parlano i mistici, dove per proseguire bisogna abbandonare ogni certezza. Sulla soglia del Sé la coscienza limitata dell’io deve necessariamente dissolversi.
La “magia trasformatrice” dell’indaco, che apre la via al processo intuitivo, ha tonalità e sfumature molteplici, che oscillano dal blu scuro al viola, in cui riappare, depurato della sua materialità, il rosso come energia vitale. È un colore elettrico e cosmico, caratterizzato da una doppia valenza: dissolve ciò che resta ancora di materiale (attaccamento ai vecchi schemi mentali) e condensa la nuova realtà dello Spirito. Il suo ruolo di trasmutazione e depurazione è espresso da un noto motto alchemico: «Coagulare il sottile (= Spirito) e sciogliere lo spesso (= certezze razionali)».
La notte profonda con i suoi misteri, apportatrice del sonno e dei sogni, è anche immagine dell’inconscio, in cui c’introduce questo ambivalente colore, e il sogno riflette la sua duplice caratteristica. Infatti da un lato svolge una funzione di depurazione, permettendo l’espressione e lo sfogo delle pulsioni profonde e degli istinti primari che si agitano nel subconscio, mentre dall’altro favorisce l’emergere di intuizioni e ispirazioni, attingendo alle più profonde dimensioni dell’essere.
Prossimo alla trascendenza e all’immersione nel divino, l’altra sponda (rappresentata dal viola) di questo “salto nel buio”, l’indaco si associa a uno stato di coscienza in cui affiorano le qualità umane più elevate, come la compassione universale e, di conseguenza, il potere di perdonare. Diversamente da quanto si potrebbe credere, esse non provengono dal cuore, anche se nel verde del quarto chakra se ne possono riconoscere i semi, ma, al contrario, attivano questo sentire nel centro cardiaco, che in sé sarebbe limitato dal fluttuare del sentimento e dalla presenza dell’io (giallo), grazie a un nuovo modo di vedere il mondo, incentrato sulla percezione dell’unità del reale. La morale autentica infatti, intesa come sincero e spontaneo modo di agire, scaturisce dalla conoscenza e non dallo sforzo di applicare determinati principi.
Questa meravigliosa trasformazione caratterizza lo stadio evolutivo del chakra frontale, Ajna («Centro di controllo», «Comando»), la cui affermazione-base è «Io vedo». Proprio per questo è detto anche «Terzo occhio», in quanto permette la vista spirituale, e dall’esperienza percettiva dell’unità nel molteplice nasce la consapevolezza dello stretto legame che unisce tutte le creature. La visione olistica diviene così irradiamento d’amore. Situato alla base della fronte, tra le sopracciglia (in realtà all’interno della testa in corrispondenza dell’ipofisi o ghiandola pineale), Ajna controlla i movimenti volontari ed è sede della conoscenza intuitiva, della telepatia, della chiaroveggenza e della ricezione della voce del Maestro interiore. La sua energia permette l’estrinsecarsi della visualizzazione creativa, prodotta dall’unione dell’immaginazione con la volontà.
È rappresentato come un loto bianco con due petali, a indicare la sintesi delle due polarità operata dalla nuova coscienza olistica, anche se propriamente la tradizione gliene attribuisce novantasei. Considerato che il nove rappresenta la piena incarnazione del principio divino sul piano terreste (è il numero dell’iniziato) e che il sei simboleggia il potere di irradiamento e di manifestazione che scaturisce dall’unione tra i due principi fondamentali (esemplificato dall’esagramma), il novantasei vuole significare la maturità della coscienza (attiva-passiva) dell’uomo (androgino) che riflette pienamente le qualità divine. Non a caso l’elemento associato a questo chakra è la luce. Il cerchio contiene un piccolo triangolo femminile d’oro che racchiude un lingam, simbolo di Shiva, cioè della coscienza e della vita spirituale, per ribadire l’unione dei due principi.
Dal punto di vista fisico ha effetti anestetici, emostatici e depurativi del sangue, stimola i sensi della vista, dell’olfatto, dell’odorato ed è un ottimo tonico muscolare, mentre sul piano psichico favorisce l’intuito, esercitando un forte influsso sulla mente e sul sistema nervoso.
Chi ama l’indaco è una persona riservata, sensibile e fantasiosa, interiormente ricca, caratterizzata da una duplice inclinazione: da una parte tende ad isolarsi dal mondo, come conseguenza di un giudizio critico sulle bassezze della realtà quotidiana, ma dall’altra, contemporaneamente, aspira a una comunione di anime, per il desiderio di trovare persone affini. È un colore che esalta la spiritualità, ma è sconsigliabile, come tutti i colori “freddi”, per chi vive momenti di paura o di depressione.
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Sentire l’Infinito
Cari amici, la volta scorsa con l’esercizio Il respiro azzurro siamo già entrati nell’esperienza di comunione con ogni essere vivente. Ora vi invito ad ampliare e approfondire questo sentimento, che è insieme consapevolezza, estendendolo al cosmo attraverso la visualizzazione del cielo stellato (con l’ausilio del potere di Ajna chakra, che alimenta l’attività meditativa) sul ritmo lento e pacificante della cromorespirazione.
In piedi, gambe leggermente divaricate, in posizione di stabile equilibrio. Schiena e capo diritti, spalle e braccia rilassate. Mani unite (dita incrociate) sulla fronte, con i pollici appoggiati sulle tempie. Durata: 10 minuti.
1) Chiudo gli occhi e mi concentro sul respiro. Osservo il ritmo respiratorio senza modificarlo. Dico mentalmente: «Uno: inspiro. Due: espiro». (Continuare finché la mente si acquieti.)
2) Mi visualizzo in piedi sotto un bel cielo stellato: sopra di me mondi infiniti.
3) Respiro profondamente, focalizzando sempre più l’immagine.
4) Entro col pensiero nell’archivio della memoria e scelgo il momento in cui ho provato un profondo senso di pace, di tranquillità, di vastità sotto un cielo stellato. Rivivo quella sensazione d’infinito, quel particolare stato d’animo.
5) Ora dalla volta blu intenso del cielo stellato incomincia a scendere su di me un flusso vitale di energia di colore indaco: inspirando lentamente e profondamente, visualizzo questa luce indaco, intensa e brillante, mentre entra nelle narici, riempie la gola, i polmoni, il torace e infine attraverso le braccia raggiunge le mani e la fronte, che si illuminano e irradiano una fresca energia indaco.
6) A ogni inspirazione l’intensità dell’energia e della luce aumenta.
7) Dopo un attimo di apnea, sollevo lievemente il capo e con un soffio sottile e prolungato espiro dalla bocca verso l’alto un flusso di luce arancione, restituendo l’energia alla Vita con gratitudine. (Continuare almeno per dieci cicli respiratori.)
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Cari amici, come abbiamo visto, l’indaco dà accesso alla conoscenza intuitiva ed eleva la coscienza a un notevole livello, fino alla percezione dell’essenza di ogni cosa. Questo esercizio risulta potenziato dall’abbinamento con l’arancione, che, come sappiamo, stimola gioia, allegria, voglia di vivere, ottimismo, in particolare favorendo la sinergia fisica e mentale e dissolvendo vecchie idee e preconcetti, due caratteristiche proprie anche dell’indaco. Nel darvi appuntamento al prossimo mese, il mio augurio è quello di coniugare costantemente nella vostra vita questi due colori!
Cesare Peri
Per saperne di più, leggi il libro Meditazione sui Colori di Cesare Peri
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