Il rosa nasce dall’incontro del rosso, il colore della passione e dell’energia che spinge l’io a estrinsecarsi, con il bianco, espressione della purezza e dell’elevazione, il più intenso dei colori, perché tutti li racchiude.
La leggenda narra che la rosa in origine fosse bianca e che Afrodite, la dea dell’amore, mentre correva in aiuto del giovane Adone, si punse con una spina, tingendola con il suo sangue.
Sembra, a prima vista, un colore timido (la timidezza, piuttosto, fa arrossire) e invece, proprio per i suoi componenti, racchiude e comunica energia e sicurezza. L’equivoco nasce dalla matrice culturale, che lo associa alla dimensione femminile, di cui senz’altro rappresenta delicatezza e gentilezza, ma queste qualità non devono essere necessariamente intese come sinonimi di fragilità o debolezza.
Analogamente l’azzurro, simbolo del genere maschile, deriva dal blu, che in origine era invece il colore femminile, per riferimento all’iconografia della Vergine, e solo a partire dal XVI secolo gli uomini se ne appropriarono come simbolo di riservatezza, lasciando il rosso, colore intrinsecamente maschile e aggressivo, alle donne, poi ingentilito in rosa tramite il bianco.
Il rosa simboleggia perciò la fermezza e insieme la dolcezza e la sensibilità: nella donna accentua l’aspetto dinamico della femminilità (da equilibrare comunque con l’azzurro), mentre all’uomo permette di esprimere la componente femminile, in genere repressa, armonizzando così animus e anima nell’originaria figura dell’androgino.
Le valenze del rosa sono importanti per la formazione dell’io personale, perché rappresentano la spiritualizzazione dell’istinto e introducono nella relazione la tenerezza come fondamentale dimensione affettiva, elevandola da passione sensuale ad amore incondizionato e sviluppando una profonda sensibilità ai valori interiori. Nel suo trattato Del significato dei colori (1535) Fulvio Pellegrino Morato attribuisce al carattere “roseo” «elevatezza di pensieri, passione temperata dal rispetto, amore sensuale purificato da qualità spirituali».
Ed è altresì significativo che Rodi (dal greco rodon, «rosa»), l’isola delle rose, fosse sacra sia ad Afrodite sia ad Atena, la dea della sapienza.
Introdurre questo straordinario colore nella nostra quotidianità (indumenti, oggetti, arredi) significa, perciò, accrescere il benessere psicologico con sensazioni di serenità, affettuosa dolcezza e protezione. Esso mitiga l’aggressività e genera calma, tanto che in America il suo potere pacificante è stato sperimentato con ottimi risultati in molte prigioni tramite l’uso di luci e di pareti rosa.
Indossato, infonde gioia e un senso di giovanile spensieratezza, rafforzando la fiducia in se stessi e la capacità di accogliere gli altri con gentilezza.
Anche dal punto di vista fisico è calmante e rivitalizzante, riducendo la frequenza cardiaca e generando un benefico stato di rilassatezza. In cromoterapia raggi rosa (anche alternati all’arancione) favoriscono il processo di guarigione, curando cicatrici e rughe.
Ottimi effetti rasserenanti e ringiovanenti, che donano tranquillità all’animo e luminosità alla pelle, si ottengono anche con gli esercizi della meditazione cromatica (vedi gli altri miei post o il mio libro Meditazione sui Colori), in cui l’intensa visualizzazione del colore è associata alla respirazione.
Il rosa sulle pareti domestiche accresce il senso di intimità della casa, ma è opportuno non eccedere nell’uso e scegliere moderate tonalità: infatti, mente sfumature verso il fucsia possono rallegrare l’ambiente, altri toni rischiano di risultare eccessivi, creando un senso di fastidio. Per esempio, in camera da letto un rosa intenso può disturbare chi ha problemi di insonnia a causa della presenza eccitante del rosso, mentre nella stanzetta di bambini un po’ troppo vivaci le tonalità più dolci favorirebbero la calma.
Chi predilige il rosa è in genere una persona amabile, profondamente sensibile, capace di affetto e di amicizia, incline a concepire il futuro in modo positivo, per l’appunto “roseo”. Chi invece lo respinge, tende a reprimere questi aspetti del suo carattere, frenando sentimenti di tenerezza e di delicatezza per un malinteso senso di controllo, quasi dovesse vergognarsi di rivelare una debolezza.
Naturalmente, come per tutti i colori, un’eccessiva attrazione per il rosa, fino a farlo prevalere sulle altre tinte, evidenzia l’aspetto negativo di questo colore e un certo disagio della persona, eccessivamente bisognosa di affetto o legata a schemi mentali ancora piuttosto infantili.
Facciamo, dunque, entrare nella nostra vita questo colore giovane, benefico e rasserenante, che deriva il nome dall’omonimo fiore, di cui è consigliabile ornare la casa e il balcone, in modo che il profumo di rosa, nel senso olfattivo e visivo (con i relativi significati), possa aleggiare intorno a noi e ispirarci sentimenti di serenità e di amicizia.
Il rosa unisce l’energia del primo chakra a quella del settimo, la materia allo spirito, le pulsioni primarie ai sentimenti più elevati, indirizzandoci verso un amore trascendente. E questa forza trasformatrice prende avvio da un sentimento di accoglienza verso le altre persone.
A tutti piace la dolcezza e la tenerezza, o forse a quasi tutti: c’è chi, per amare esperienze pregresse, purtroppo ne ha paura, sia nel dare sia nel ricevere.
Nasciamo con questo bisogno e con questo bisogno lasciamo il pianeta. Il rosa può aiutarci ad esprimere il dono della compassione, che non è solo un nobile sentimento, ma una dimensione interiore, il punto di arrivo del nostro cammino.
Cari amici, sappiate tingere di rosa il presente, anche quando sembra grigio!
Cesare Peri
..
Lascia un commento con Facebook