Per la sua carica di allegria e spensieratezza l’arancione è comunemente associato al divertimento (il colore prediletto dai bambini), alle emozioni, alle relazioni (favorisce la convivialità), al piacere fisico (e mentale), al sesso, al cibo (stimola l’appetito) e quindi alla forza dinamica della vita. Fin dall’antichità attribuito a Dioniso, il dio dell’energia generatrice della natura e in particolare del vino e della viticultura, celebrato con culti orgiastici, è un colore “caldo”, legato al desiderio (Eros), alla materialità e all’attrazione istintiva, che gli viene dal rosso, e in generale alla ricerca di esperienze intense. 
Anche nel chakra sacrale (Svadhisthana), situato nella regione pubica, l’arancione simboleggia l’energia sessuale e la relazione con l’altro (come elemento costituente l’identità stessa dell’individuo). Se da un lato rappresenta un punto difficile del passaggio della coscienza, a causa delle tendenze inconsce, ereditate da vite precedenti, che possono indurre a lussuria, avidità e ira, dall’altra il simbolo della luna crescente segnala il destarsi del mondo interiore attraverso un progressivo processo introspettivo.
Infatti, il significato dell’arancione non si esaurisce in questi aspetti, che, seppure profondi, in quanto situati alla radice stessa dell’io, ne rappresentano un po’ aspetto esteriore. Il segreto della sua carica dinamica e costruttiva, il suo “cuore”, per così dire, che lo rende «vivo e splendido» (Goethe), sta nel giallo che in esso è racchiuso, che non solo attenua l’ardore istintivo del rosso, ma lo eleva dal piano materiale a quello mentale, dalla passione alla conoscenza, creando così una straordinaria sinergia fisica e intellettiva.
Se si ritiene che questo colore abbia il potere di liberare dalle paure, dai preconcetti e comunque da vecchie idee e condizionamenti, stimolando l’intelligenza emotiva (parte destra del cervello) verso una nuova visione della realtà, la causa va ricercata nella saggezza dorata del giallo, che indirizza le energie verso la ricerca del Divino. Da qui la potenza creatrice dell’arancione, che nasce dalla feconda interazione tra intelletto e materia.
Nella cultura orientale l’arancione intenso esprime una profonda aspirazione alla consapevolezza, favorendo la concentrazione mentale e il distacco dalle passioni terrene (diversamente dal marrone, arancione meno luminoso, che ci richiama alla terra e ai piaceri della vita), come testimonia il saio dei monaci buddisti. Ma anche nella simbologia cristiana l’idea base dell’arancione come sole che sorge è associata all’immagine di Cristo asceso al cielo, raffigurato in molte icone bizantine con una tunica di questo colore, tanto che S. Gregorio Magno lo paragona apertamente all’aurora.
L’arancione, in quanto prodotto dall’unione dell’oro, simbolo della «parola sacra» e del rosso, espressione dell’amore, assume allora significato di «illuminazione spirituale» a livello personale e, più ampiamente, della «rivelazione dell’amore divino», secondo la bella interpretazione di Fédéric Portal (Des coleurs symboliques, Parigi 1839).
Forse è veramente qui la fonte segreta della gioia che questo colore simboleggia e infonde, destando sentimenti positivi e desiderio di andare incontro alla vita con fiducia. È dunque il colore dell’amicizia, della voglia di sperimentare, della crescita della consapevolezza di se stessi, e ci suggerisce non solo il giusto atteggiamento, estroverso e ottimistico, ma anche il mezzo: il rapporto con gli altri, la disponibilità a condividere e, più ancora, ad aiutare, concorrendo al benessere collettivo, senza cedere al grigiore della (apparente e sofferta) indifferenza del senso comune. 
Ecco allora che l’arancione viene ad indicare qualcosa che nasce, il sole che sorge, mentre le tenebre dell’ignoranza si dileguano: un nuovo giorno da vivere, una visione più ampia e più luminosa. Lo spirito e l’intelletto lo vivono come elevazione e conoscenza, mentre il cuore lo percepisce come allegrezza e gioia.
Cesare Peri
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