Gli aspetti che caratterizzano un colore sono la tinta (o tonalità), cioè la molteplice varietà cromatica, la saturazione, cioè la vivacità o purezza della tinta (più un colore è saturo, più è intenso) e la luminosità, secondo la percentuale di bianco o di nero nella tinta. Ma al di là di questi attributi che cosa caratterizza il colore?
Dal punto di vista fisico si tratta di radiazioni elettromagnetiche, vibrazioni di diversa frequenza (numero di oscillazioni al secondo) e lunghezza d’onda (distanza tra due onde successive), che si propagano nello spazio con moto ondulatorio alla velocità di 300.000 chilometri al secondo. Quindi in primo luogo i colori sono luce ed energia, tali da influenzare profondamente la materia, come fa il suono, producendo in essa mutamenti e per l’organismo umano possibili effetti terapeutici. Ogni oggetto, in base alla sua composizione, assorbe determinate lunghezze d’onda, mentre quelle che rimanda, e quindi emette, ai nostri occhi lo colorano. Esposti alla luce, il nero appare tale, perché l’assorbe tutta e di conseguenza si riscalda più del bianco, che la riflette integralmente.
Dal punto di vista fisiologico il colore si rivela come una sensazione ottica: la retina recepisce un impulso luminoso, che, trasformato in impulso nervoso, tramite il nervo ottico giunge alla parte posteriore del cervello, dove viene interpretato come colore. Di fatto il colore risulta così una creazione della mente, tanto che Goethe giustamente si chiedeva se un abito rosso, quando non lo guardiamo più, sia sempre rosso.
La reazione fisiologica ai colori base è universale, con effetti che influenzano la pressione, il ritmo cardiaco e respiratorio, la formazione di enzimi, oligoelementi e vitamine, attivando e stabilizzando il metabolismo. Notevoli sono anche gli effetti sulla percezione sensoriale: i colori possono accrescere o diminuire il senso dello spazio, del tempo, della temperatura e persino del peso, condizionando la tensione muscolare.
Ma la valenza cromatica ancora più sorprendente si rivela dal punto di vista psicologico (per non dire psicoanalitico): proprio perché i colori sono una nostra creazione, essi sono parte integrante del nostro essere e affondano le loro radici nella sfera dell’inconscio, dove rappresentano emozioni e sentimenti, tanto che si può asserire che ad ogni colore corrisponda uno stato emotivo. Max Lüscher, inventore del famoso test cromatico, in grado di fornire preziose indicazioni a livello sia psicologico sia fisiologico, definisce i colori come «il linguaggio emozionale dell’inconscio», alla stregua dei simboli.
Un “linguaggio inconscio” che tuttavia affiora come un fiume sotterraneo non solo nei sogni e nelle reazioni e “associazioni” istintive, ma anche nei comuni modi di dire: «sono nero, vedo rosso, periodo grigio, anni verdi, situazione rosea…». Così la gelosia è gialla, l’invidia verde e la paura blu («una fifa blu!»). Di fatto i colori rivelano il nostro mondo interiore, bisogni, desideri e paure, e spesso a nostra insaputa. Essi non solo esprimono, ma anche determinano particolari stati d’animo.
Gli effetti psicologici sono molteplici per ciascun colore e (in parte) ben noti: il rosso eccita e suscita coraggio, l’arancione socievolezza e allegria, il giallo chiarezza mentale, il verde equilibrio, il blu rilassamento, mentre l’indaco e il viola elevano la mente e lo spirito fino alle soglie della trascendenza. Naturalmente è bene ricordare che ogni colore, tranne poche eccezioni, non sfugge alla legge della dualità e quindi presenta una valenza primaria di carattere positivo e una secondaria di carattere negativo.
Dal punto di vista simbolico il colore ci introduce nella sfera spirituale, collegandosi strettamente con quei centri di energia e di coscienza chiamati chakra, in modo che la scala cromatica viene anche a rappresentare il cammino evolutivo della coscienza, dalla formazione e maturazione dell’io (rosso, arancione, giallo) al noi (verde), fino alla progressiva manifestazione del Sé (blu, indaco, viola).
Ricordiamo come ultima, ma non per importanza e tanto meno per ordine cronologico, la valenza comunicativa dei colori: il modo più antico e diretto, insieme al suono, per comunicare, come ci insegna la natura nei suoi variopinti aspetti. I “persuasori occulti” che confezionano efficaci messaggi pubblicitari, proprio utilizzando la relazione tra colore e inconscio, lo sanno bene. Anche noi ogni giorno, un po’ meno consapevolmente, inviamo messaggi e destiamo reazioni negli altri con i colori che ci accompagnano, non solo degli ornamenti e dell’abito che indossiamo, che rivelano aspetti della nostra personalità, ma persino degli occhi e dei capelli.
Tra le molteplici valenze dei colori questa in definitiva pare la più utile e riassuntiva, in quanto aggiunge al benessere psicofisico (che si esercita anche nella scelta dei colori di cui ci circondiamo) e alla possibilità di autoconoscenza la capacità di migliorare il livello comunicativo e di capire (o almeno intuire) anche un po’ più gli altri in base alle loro scelte cromatiche.
Cesare Peri
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