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74. VIVERE I COLORI

05/07/22

Riflettere e meditare non sono sinonimi. Nell’uso comune i due termini possono anche in modo generico equivalersi, ma in ambito prettamente meditativo indicano due cose assai diverse. Anche senza voler aspirare ai vertici più elevati della meditazione, per cui «si può riflettere su tutto, ma meditare solo su Dio» (Paramahansa Yogananda), è noto che le tecniche meditative si spingono oltre i processi logici del pensiero per attingere a stati interiori, a percezioni e livelli di coscienza di natura diversa. Questo vale anche per la Meditazione Cromatica.

Infatti posso riflettere su un colore e considerarne le valenze energetiche, psicologiche, simboliche e spirituali, ma “viverlo”, cioè fare esperienza di esso attraverso il sentire interiore, è un’altra cosa e, di primo acchito, neppure tanta facile, anche se la pratica lo rende progressivamente possibile. Rilassamento, respirazione consapevole e concentrazione, si sa, costituiscono l’anticamera della meditazione, ma, quando poi, unendo la facoltà immaginativa alla volontà, si passa alla visualizzazione del colore su cui si intende meditare, ecco apparire, a nostra insaputa (con evidenza per chi vede l’aura), un tenace “ostacolo cromatico”: il giallo. Di fatto, se noi pensiamo a un colore, qualsiasi esso sia, nella nostra aura produciamo il giallo, caratteristico della sfera razionale, connessa al terzo chakra.

Poiché ogni colore ha una propria vibrazione energetica, occorre sintonizzarsi sulla sua banda di frequenza, se si vuole realmente sperimentare l’essenza, per così dire, di quel colore. La visualizzazione va allora inizialmente intensificata, ma, con determinate pratiche e sussidi, trasformata e infine trascesa. «Non si tratta di pensare il colore in termini di visualizzazione: se pensate il rosso, producete il giallo; se pensate il verde, producete il giallo; se pensate l’azzurro, producete, il giallo… Dovete imparare quel che significa “essere in” un certo colore… Dunque per produrre l’azzurro dovete “essere azzurro”. Dovete pertanto scoprire da soli, a forza di sperimentare, quel che significa essere in uno stato azzurro» (B. A. Brennan, Mani di luce, Longanesi, Milano 1994, p. 228).

”Scoprire da soli” non è facile, anche se la “scoperta” è sempre un punto di arrivo individuale, ma lo “sperimentare” può essere rafforzato e avvalersi, come si diceva prima, di determinate pratiche e sussidi. Per entrare nella “stanza interiore del colore” sono fondamentali gli esercizi di carattere sinestetico, tali cioè da associare sfere sensoriali diverse nell’esperienza di un colore, che può essere così contemporaneamente visto, odorato, gustato, toccato e anche udito (tramite suoni corrispondenti alle frequenze cromatiche).

Per esempio si può fare esperienza del rosso, dopo una breve fase di rilassamento e di concentrazione sul respiro, visualizzando fra le mani una rosa rossa intensamente profumata, portandola quindi al volto (con un lento gesto reale) per immergersi nella sua fragranza. Oppure: «Visualizzo nelle mie mani una grossa fragola matura. Ne percepisco la morbida consistenza. Inspirando porto lentamente la fragola alla bocca. Assaporo la fragola a piccoli morsi (un attimo di apnea e di profonda concentrazione). Espirando, riporto le mani in grembo» (C. Peri, Meditazione sui colori, Anima Edizioni, Milano 2014, p. 87).

Analogamente l’esperienza immaginativa-sensoriale di una dolce albicocca (ma anche con un frutto reale) mi può introdurre nella “sensazione dell’arancione”, come pure la visualizzazione di un paesaggio: «Ora osservo lo specchio incolore di un lago circondato da colline ancora addormentate nella notte: è l’alba, e d’improvviso il cielo si colora di arancio e il lago incomincia a riflettere la luce. Tutto si tinge di una dolce luce arancione, che irradia l’energia di un nuovo giorno. Una brezza leggera mi accarezza il volto e i capelli. Osservo questo scenario simile a un inno radioso… » (op. cit., p. 100).

Prima di concentrarsi su un determinato colore, quello preferito o che genera rilassamento, energia o comunque un senso di particolare benessere, è opportuno esercitarsi sui vari colori, “sentendoseli addosso” come luci, centri energetici o livelli simbolici di coscienza in corrispondenza ai singoli chakra. Si tratta di esercizi propedeutici veramente utili, perché ci permettono di visualizzarci come esseri di luce e di energia, in perfetta sintonia con lo spettro solare. Nel suo straordinario libro Barbara Ann Brennan, riferendosi alla possibilità del terapeuta di immettere nel paziente luce colorata, raccomanda: «Occorre una certa pratica per produrre il colore desiderato; è molto importante che il principiante si eserciti nella modulazione di colori prima di passare a controllare il colore al quale fa da tramite» (op. cit., p. 228).

Analogamente nel mio Corso di Meditazione Cromatica, che non ha fini strettamente terapeutici, i primi esercizi mirano a un orientamento nella collocazione dei colori all’interno del proprio corpo fisico-energetico. Ad esempio, l’esercizio n. 3 (Vestirsi di colori) della Lezione I invita a visualizzarsi «con un corpo simile a un manichino di vetro opaco illuminato dall’interno. Indosseremo via via degli indumenti colorati (i colori dei chakra) ed essi saranno illuminati dal nostro corpo, diventando brillanti. Ogni gesto coinciderà con un ciclo respiratorio completo…»  (op. cit., p. 71).

Al prezioso sussidio della musica e di suoni corrispondenti ai colori dei chakra si può affiancare l’uso di faretti colorati, che immettono specifiche energie nel campo aurico, così da rendere la Meditazione Cromatica un’intensa e completa esperienza, in cui si compenetrano le componenti fisiche, emotive e spirituali. Anche la parola, oltre alle immagini e percezioni sensoriali, potrà allora scendere profondamente dentro di noi, associata ad un colore, come questo messaggio dettato da una Guida, nell’ambito verde del cuore: «Interiormente, nel profondo del cuore, c’è un abisso di pace. Vuoi tu immergerti in esso? Vi si può giungere in modo davvero facile… Pensa che il tuo cuore non è un organo, ma molto, molto di più. Esso racchiude la vita come in una coppa e lì si trova l’energia che cerchi… Sentirai salire da esso una grande pace. La meditazione sul cuore ti libererà da ogni affanno e il tuo respiro si riempirà di gioia. Allora tutti i tuoi problemi ti sembreranno facili da risolvere e tutti i tuoi impegni non saranno più così gravosi, perché l’energia divina prevarrà sui meccanismi della mente, che ti tengono intrappolato… C’è un cuore più grande, da cui discende ogni espressione d’amore: è il cuore della luce divina, la cui fonte è inesauribile e alimenta ogni cuore. Questo cuore non conosce sofferenza, è una fiamma che non teme il vento, che non conosce la parola sacrificio, perché il suo fluire non comporta alcuna fatica e non chiede alcuna ricompensa. Questo è il cuore della tua anima, il rigeneratore di ogni cuore affaticato… Nel silenzio sentirai il tuo cuore parlarti ed esso invierà in tutto il corpo un benefico senso di gioia, la gioia di sentirti vivo nella materia, la voglia di sperimentare e, soprattutto di ringraziare» (C. Peri, I colori dentro di noi, Edizioni L’Età dell’Acquario, Torino 2022, pp. 263-264).

Cesare Peri

 

         

 

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