Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

03. L’ISOLAMENTO

20/09/10

Alla stessa maniera in cui, in una qualsiasi prigione sulla Terra, i prigionieri godono di una relativa libertà all’interno del presidio, ma nessun contatto con l’ambiente esterno, le popolazioni di questi diciannove pianeti potevano muoversi liberamente nei loro rispettivi ambienti, ma erano impediti di uscire al di fuori dei mondi che abitavano. Chiaramente non potevano nemmeno ricevere visite da chicchessia provenisse da altri mondi abitati.

Questo stato di cose produsse, col tempo, effetti devastanti sulle civiltà “isolate”. La ricchezza culturale e tecnologica di queste civiltà infatti, si doveva grandemente all’incessante interscambio che le civiltà cosmiche avevano fra loro. Era in questo modo che il progresso tecnologico e scientifico assumeva ritmi di crescita così sostenuti da permettere l’incessante avanzamento delle conoscenze e delle loro applicazioni in tutti i quadranti della galassia.

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La crescita morale e intellettuale subiva d’altronde gli stessi influssi, beneficiandosi delle esperienze individuali e collettive degli abitanti di altri mondi e dell’esempio preciso e costante del Maestro e dei suoi assessori, che da Orbum si dislocavano con regolare frequenza verso le realtà planetarie di loro giurisdizione. Lo scambio delle esperienze quindi – fisiche o spirituali che fossero – costituivano la base della crescita di quel pezzo di Universo.

L’effetto quindi che l’improvvisa cessazione di questo scambio di esperienze ebbe per tutte le popolazioni coinvolte nella “ribellione di Lucifero” fu, col tempo, terribile. Tutte le loro conoscenze tecnologiche cominciarono a diventare obsolete, così come quelle scientifiche che si arenavano di fronte alle nuove difficoltà che col tempo sorgevano. Potevano cercare, in questo modo, di mantenere ciò che già sapevano ed avevano, ma anche qui con sempre maggiori difficoltà, già che non potevano comunque rimpiazzare gli strumenti e le materie prime di cui avevano bisogno per risolvere tutte le questioni che via via si presentavano.

Una lunga, sistematica e problematica decadenza cominciò quindi ad impadronirsi della civiltà di questi diciannove pianeti coinvolti nella ribellione.
03_bDall’alto delle loro posizioni, il Maestro e i suoi assessori guardavano con crescente preoccupazione questa decadenza scientifica e morale che s’era ormai impadronita di quegli spazi, senza nulla poter fare per alleviare, in qualche modo, il disagio e le difficoltà che ormai imperavano padrone. La legge del libero arbitrio, infatti, imponeva a chiunque il rispetto delle scelte altrui, e fintanto che le stesse popolazioni coinvolte avessero continuato in quelle scelte, dettate dall’orgoglio e dalla presunzione di “tutto poter sapere”, nulla avrebbe potuto essere fatto.

Solo quando più della metà di una di quelle popolazioni planetarie si fosse convinta, attraverso un processo di introspezione personale – preferisco chiamarlo di “riforma intima” – dell’assurdità delle pretese avanzate dalla richiesta “ideologica” alla base delle rivendicazioni di Yel Luzbel, ed avesse fortemente voluto rientrare sotto la copertura morale che imperava in tutto l’Universo – quella che il Maestro insegnava in tutti gli angoli della sua giurisdizione – solo allora il “cordone energetico” che racchiudeva come in una sfera protetta quei mondi, sarebbe stata finalmente tolto per riammettere nuovamente quel mondo al grande circuito universale.

Solo in questi termini si poteva processare la “reintegrazione cosmica”, e così fu fatto, durante centinaia di migliaia di anni nella nostra ottica di tempo terrestre, per diciotto dei diciannove pianeti in questione…

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