Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

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40. I PROSSIMI APPUNTAMENTI

23/11/11

Cari amici,

vi segnalo i prossimi appuntamenti per la presentazione del libro Il Dramma Cosmico di Javeh di Jan Val Ellam. Spero di incontravi dal vivo, a presto!


MILANO – 3 dicembre 2011
Presentazione libro, ore 17:30
presso Libreria Esoterica, Galleria Unione 1
(Ingresso gratuito)

MILANO – 19 febbraio 2012
Intervento al convegno “Contatti e Medianità”
presso Libreria Esoterica, Galleria Unione 1
(il mio intervento è dalle 16 alle 17)

Info per entrambi gli eventi:
www.animaeventi.com
segreteria@gruppoanima.it

39. GRAZIE DI CUORE…

30/06/11

Nel mio percorso di studioso spiritualista c’è stato un momento – cinque anni fa circa – in cui avevo messo seriamente in dubbio ciò che stavo facendo. Era l’autunno del 2006 (estate in Brasile, dove vivevo) quando Rogerio, seguito dagli altri medium e contattisti del gruppo Atlan, cominciò a condividere i messaggi spiritual-cosmici che presentavano, per la prima volta, il vero ruolo di quello che noi conoscevamo come Javeh, l’entità extraterrena che aveva avuto il compito di “ripulire” la Terra dalle razze extraplanetarie che per differenti motivi – tutti legati alla ricchezza energetica, minerale e biologica del nostro globo – da tempi immemorabili la frequentavano assiduamente. L’obbiettivo finale era preparare l’arrivo del Maestro Gesù, prima, e quindi del suo popolo stellare.

Si sapeva, allora, che il compito era stato ben eseguito, e che Javeh aveva – anche se con molta fatica – assolto ai suoi doveri… e se n’era quindi andato. Questo era ciò che da anni avevamo appreso, e studiavamo con minuziosità. Immaginatevi la sorpresa quando udimmo la “novità del Signore Javeh” per la prima volta. Fu un misto di felicità e sconforto: un metodo cognitivo finalmente diventava perfettamente “rotondo”, chiuso in se stesso, ma… che sconvolgimento! Nostro compito, da più di un decennio, era infatti quello di diffondere le comunicazioni multi-dimensionali di cui eravamo portatori, ma questa ci aveva lasciato ammutoliti! Ci rendemmo tutti subito conto del peso di questa nuova responsabilità, del prezzo personale che avremmo dovuto pagare quando avremmo cominciato ad esporre le “nostre” teorie: derisioni, ammiccamenti di compassione, pacche sulle spalle… e fummo avvolti da una sorta di sconforto emozionale.

Io, poi,che sull’argomento avrei dovuto scrivere e pubblicare libri, ero particolarmente attento ai miei pensieri, e ai segnali che chiedevo “al cielo” di inviarmi, per capire. Da quel momento iniziò una serie infinita di prove e controprove, proporzionalmente crescenti conforme l’intensità delle rivelazioni, ma fu un continuum così meraviglioso e devastante da non lasciare più dubbi. Cominciai il mio lavoro: scrissi un primo libro, un secondo, un terzo e un quarto, ed ora mi sto preparando a lanciare il prossimo autunno il mio quinto, “Il dramma cosmico di Javeh”, l’inizio delle incredibili rivelazioni pervenuteci dai fratelli cosmici che da migliaia di anni ci accompagnano in questa avventura esistenziale. Seguirà poi “Il dramma spirituale di Javeh”, già in fase di traduzione e in breve pronto per la stampa. Sono i primi due volumi di una collana che ho chiamato “Rivelazione cosmica”, e che vede – ad oggi – centocinquanta testi, già scritti, da pubblicare in sequenza… lavoro per il resto della mia vita!

In questi libri vengono analizzate le questioni che, a livello molto superficiale ma facilmente comprensibile, i fratelli cosmici ci hanno presentato attraverso Jeane Miranda, e che io ho riprodotto nel blog di queste ultime settimane. Il livello di complessità, però, è salito con prepotenza, abbinando storie del nostro passato remoto alla fisica quantistica, rigorosi studi di spiritualismo applicato a sconcertanti rivelazioni ad opera di “arcangeli”… insomma, niente di semplice e a volte neppure gradevole!

Eppure, per chi è pronto ad attivare certi centri memoriali della mente fisica, la “rotondità” dei concetti espressi, delle situazioni descritte, della verosimiglianza con le nostre stesse sensazioni innate, sarà motivo di un lungo e meraviglioso viaggio nella realtà multi-dimensionale di uomini, ET e Dei, angeli/cloni, “diavoli”, atlanti e profeti, tutti intenti ad accompagnare il processo cosmico in atto: il riscatto dell’Universo e del suo Creatore.

L’imminenza dell’inizio di questo processo, che abbiamo chiamato “reintegrazione cosmica”, è sempre più prossima: a ogni istante può cominciare. È per questo, conscio della responsabilità di cui mi faccio portatore scrivendo e parlando di questioni così complesse e stupefacenti, che mi metto al servizio di me stesso, di coloro che intenderanno approfondire gli argomenti esposti, degli spiriti e degli “angeli” che ci richiedono assiduità e impegno, di nostro Padre il Signore Javeh e del nostro più amato fratello, il Maestro Gesù.

Ma soprattutto è mio desiderio rendere omaggio a Lui/Lei, l’Inconoscibile, il Padre Amatissimo, a cui tutti noi tendiamo con amore e devozione, nelle diverse forme in cui ognuno lo percepisce: un abbraccio fra amici, una carezza a un bambino, un gesto di solidarietà, … la pagina di un libro.

Roberto Numa

38. GLI AMOREVOLI CONSIGLI DI GESU’ – PARTE 2

27/06/11

Al momento attuale la situazione è rimasta così: Gesù si sarebbe occupato del giudizio degli esseri già disincarnati, e questi sarebbero stati trasportati nei mondi dove avrebbero ricominciato le loro esperienze evolutive; Javeh avrebbe invece comandato e amministrato questi mondi, che sarebbero anch’essi evoluti in un futuro ancora da svolgersi.

Sappiamo quanto sia complicata per voi questa faccenda, peraltro non possiamo ancora dirvi tutto, il vostro grado di comprensione ne sarebbe travolto senza capire. Non spetta a noi interferire nello svolgimento di quanto è stato programmato in merito alla rivelazione a questa razza umana, ma desideriamo almeno contribuire ad accelerare la comprensione della figura di Javeh e della sua creazione, soprattutto in relazione alla presenza di Gesù nell’ambito del processo della reintegrazione cosmica.

Gesù verrà e Javeh continuerà a fare ciò che ha sempre fatto, cioè occuparsi del suo Universo e degli esseri che non saranno stati capaci di migliorarsi abbastanza per poter partecipare al ritorno del Maestro su questo pianeta.

Non pensiate che tutto sia già definito, non lo è affatto! Stiamo ancora cercando di capire fin dove possa arrivare la capacità umana di ricevere certe informazioni senza alterare la propria struttura vibratoria, passando così a uno stato psico-emotivo che potrebbe squilibrare l’assetto generale del pianeta e dei suoi abitanti. Stiamo ancora valutando e studiando le varie possibilità. Ma ogni cosa avverrà a suo tempo e, ricordatevi, con il Maestro niente succede in maniera brusca, né per imposizione. Tutto ciò che da Lui proviene è dolce e soave.

Fratelli, non vogliamo che vi sentiate obbligati a fare una cosa piuttosto che un’altra, ma solo che cerchiate di arrivare a un livello di comprensione quanto più prossimo possibile alla realtà non manifesta. Vogliamo solo che pensiate, e riflettiate su alcuni fatti che sono di enorme importanza per tutta l’umanità. È in questo senso che stiamo utilizzando Jeane: per facilitare la comprensione di ciò che successe in questo Universo, e principalmente per permettervi di capire, almeno un po’, le caratteristiche della personalità di Javeh, dei suoi quasi sempre incomprensibili comportamenti nei confronti della razza umana.

Non pretendiamo che qualcuno cambi opinione sul nostro Padre Creatore Javeh, ma vogliamo mostrare un panorama differente per chiarire perché lui agisce con voi in questo modo, perché lui si sente padrone della terra, e dell’Universo. La sua personalità, che qua si è costituita, non riesce a liberarsi dalla condizione di prigioniera della sua stessa creazione, ne è profondamente legata e riuscirà a uscirne solo se la razza umana saprà evolvere a tal punto da poter ricevere la visita di altre famiglie cosmiche, rivelando in questo modo a nostro Padre l’esistenza di altre realtà al di fuori di quelle che lui ha creato. Non possiamo semplicemente mostrare a Javeh cosa c’è al di fuori del suo Universo: lui non comprenderebbe, né ci crederebbe. Egli crede solo in quello che lui stesso ha creato, e nient’altro.

Il Maestro ci ha però sempre invitato ad essere pazienti. Con il tempo, la convivenza con altre civiltà siderali, la razza umana evolverà e Javeh perderà ogni dubbio nell’identificare ciò che di fatto è importante: riconoscere di essere soltanto una parte della grande creazione del Padre Amatissimo, il vero artefice dell’intero cosmo.

Javeh, o meglio la sua seconda parte, avrà bisogno di altro tempo. Ma quando tutto ciò avverrà, quando la sua coscienza sarà più ricettiva verso il nuovo, la sua prima parte, che ancora non ce la fa a mettersi in comunicazione con lui, finalmente riuscirà a creare un primo contatto permettendogli un accesso alle conoscenze che attualmente gli sono precluse, perché esterne al suo Universo. Quando ciò succederà, le due parti si fonderanno allora in una sola coscienza e potranno, ora insieme come unica individualità, amministrare quest’Universo, rendendolo finalmente un vero omaggio al Padre Inconoscibile.

Fratelli terrestri, vi auguriamo di stare bene cercando di comprendere e analizzare con ponderatezza le informazioni che vi abbiamo trasmesso. Al momento giusto Val Ellam dettaglierà meglio, nei libri che presto pubblicherà, le questioni da noi così succintamente riassunte. Sarà compito dei libri di Jan Val Ellam approfondire questi temi, traendo nuovi elementi utili alla riflessione della popolazione di questo globo.

Fratelli, la convivenza con i vostri familiari abitanti dei paraggi siderali farà sì che questa umanità e tutto ciò che le gravita attorno, cresca ed evolva secondo il metodo mostrato da Gesù dell’ “amarsi l’un l’altro come Lui ci ha amato”.

Vi invitiamo a restare in pace e ad aspettare con serenità il ritorno di Colui che sarà la luce dell’evoluzione attraverso la quale il pianeta Terra passerà.
Un abbraccio a ognuno di voi.

Aya Fa Yel e Aya Gra Yel

37. GLI AMOREVOLI CONSIGLI DI GESU’ – PARTE 1

23/06/11

Gesù tentò di far comprendere a Javeh di non essere propriamente dotato di quei requisiti necessari per poter distinguere spiritualmente l’energia vibratoria di ogni individuo presente sul pianeta, ai fini della valutazione finale, quella che sulla Terra viene identificata con il nome di “giudizio universale”.

Il Maestro gli riconosceva certamente di essere il Signore di tutto ciò che era fisico e materiale, ma Javeh, dal canto suo, doveva intendere che, pur avendo seguito l’evoluzione di ogni essere fisico nelle tante reincarnazioni materiali, questi possedeva anche uno spirito che veniva da molto prima, e da molto più lontano, spirito di cui Javeh non aveva la percezione, e che quindi era impossibilitato a giudicare per il suo percorso evoluzionistico.

Gesù ricordò a Javeh di essere stato proprio lui ad avere dettato a Giovanni, nell’Apocalisse, che l’agnello di Dio sarebbe venuto a separare il grano dalla zizzania, e che quell’agnello era Lui, Gesù.

Javeh riconobbe allora la sua incapacità di giudicare le vibrazioni spirituali degli esseri, mentre sentì di essere adeguato per valutare i loro atti, per quello che avevano fatto sulla Terra, nelle varie incarnazioni che qui avevano avuto. Divenne quindi consapevole che non avrebbe potuto dire con certezza chi meritava di restare sulla Terra, e chi no.

Javeh era giusto nei suoi comportamenti. Poteva anche non comprendere alcune azioni delle sue creature, ma non aveva mai fatto niente per malvagità: agiva con fermezza solo perché voleva raggiungere i risultati che si era prefissato. In verità non era molto paziente, ma i terracquei umani erano una razza piuttosto complicata, che sempre soccombeva ai propri desideri e ambizioni. Javeh aveva poca fiducia in loro, troppe volte era già rimasto deluso.

Gesù allora chiese a Javeh di lasciargli quest’incombenza di giudicare “i vivi e i morti”. Gli domandò quindi il permesso per poter tornare sulla Terra e capire, guardando nell’intimo di ogni essere umano, quali avessero ancora una qualche possibilità di miglioramento nella strada del bene. Promise a Javeh che poi avrebbe assunto il comando del nuovo esilio di quelli che non avessero raggiunto il livello minimo di evoluzione, ma solo Lui, Gesù, avrebbe potuto giudicarli.

Javeh accettò la proposta. Gesù avrebbe accompagnato questi esseri, comandati dallo stesso Javeh, nell’esilio in quei nuovi mondi dove avrebbero abitato dopo la reintegrazione cosmica della Terra.

Noi, figli di Javeh, fummo contenti della decisione. Sapevamo che la cosa migliore era stata fatta.

36. IL RITORNO SULLA TERRA DI JAVEH – PARTE 2

20/06/11

Gesù accettò pazientemente la situazione e permise che a Val Ellam fosse raccomandato di trasmettere l’informazione che Egli sarebbe tornato un certo giorno, a una certa ora. Noi sapevamo ciò che stavamo facendo, sapevamo che questo non sarebbe successo, ma agimmo in tal senso perché così era necessario. Avevamo bisogno di richiamare l’attenzione di Ellam – e soprattutto di Javeh – sull’esistenza di una pianificazione celeste del ritorno del Maestro, il quale per Javeh era semplicemente un essere apparso nel suo Universo con una strana proposta che non aveva nemmeno capito tanto bene, e con il quale aveva un contenzioso, un credito dal suo punto di vista, originatosi in un’incarnazione passata che lui Gli aveva permesso qua sulla Terra.

In effetti Javeh riteneva che Gesù avesse sbagliato quando qui s’era incarnato con il proposito di divulgare l’esistenza del dio creatore – Javeh – e di esaltare la potenza del popolo ebreo, che in Javeh riconosceva il suo unico dio. Gesù, infatti, era venuto sulla Terra e aveva parlato di amore a tutti, dell’esistenza di un altro Dio, e mai aveva nominato direttamente Javeh come il creatore di questo Universo. Era vero che a lui si dirigeva con rispetto e devozione, ma mai l’aveva dichiarato come il vero Creatore dell’Universo. Ecco perché gli era debitore!

Arriviamo adesso al momento predetto da Gesù. Egli qui deve ritornare, ma per questo ha bisogno di sollecitare il permesso di Javeh, e ciò solamente perché la Sua natura sublime così Gli impone.

Noi figli di Javeh ci siamo sempre sorpresi di fronte al carattere amorevole e rispettoso di Gesù, assolutamente inadeguato ad aggredire chicchessia e tanto meno a imporre la Sua speciale condizione di unicità con il Padre Amatissimo. È incapace di usare la Sua condizione eccelsa per dominare Javeh e fare di questo pianeta un luogo di apprendistato e di evoluzione per gli esseri che qua sarebbero rimasti dopo la reintegrazione cosmica.

Con questo modo di agire Gesù accolse le condizioni di Javeh: sarebbe stato lui a tornare come comandante del processo della reintegrazione cosmica, ed Ellam avrebbe parlato di lui e della sua creazione, affinché la popolazione umana finalmente sapesse chi davvero fosse.

Gesù accettò quindi le sue condizioni, ma prima avvisò che era necessario chiedere anche il parere di Ellam, in relazione all’accettazione di tale proposta. Val Ellam si dimostrò d’accordo nel fare ciò che Gesù gli chiedeva, cioè parlare di Javeh e della sua creazione. L’avrebbe fatto solo per amore a Gesù, suo Maestro e mentore spirituale. Avrebbe comunque servito Gesù, ma alla condizione – prima di cominciare – di incontrarsi nella dimensione fisica con Javeh, ossia Ellam nel corpo di Rogerio Almeida e Javeh in quello da lui usato nelle apparizioni ai suoi profeti dell’Antico Testamento. Questo incontro era essenziale per poter creare la giusta affinità vibratoria fra i due, e avrebbe poi permesso a Ellam di divulgare tutta la storia della creazione di questo Universo, ad opera di Javeh.

Nel corso di una serie di incontri fra i due, venne deciso che per Ellam sarebbe stato meglio collaborare con gli assessori di Javeh, che a loro volta gli avrebbero raccontato quella storia, affinché ne potesse scrivere e parlare. Questo fu il compromesso raggiunto, poiché la pretesa affinità vibratoria non fu mai raggiunta appieno. Solo così tutta la verità rispetto alla creazione universale avrebbe potuto venire a galla, per la comprensione del genere umano.

Fummo allora designati per accompagnare Ellam, orientandolo in relazione ai compiti da svolgere. Cominciammo quindi il lavoro, trasmettendogli graduali informazioni su quello che noi chiamavamo il dramma di Javeh. Gli scritti già prodotti da Ellam con il nostro aiuto spiegano in modo esauriente il processo di creazione di questo Universo, mostrando una panoramica del dramma del Signore Javeh. Stiamo parlando di questo particolare aspetto per far notare la difficoltà con cui Ellam, in quanto nostro intermediario, ancora ha nel trattare direttamente con Javeh, ma come la stia affrontando degnamente in vista di un obbiettivo maggiore: servire il suo Maestro Gesù.

Dopo le prime divulgazioni di Ellam, rispetto a Javeh e al suo Universo, Gesù riuscì a far capire a Nostro Padre che lui non avrebbe potuto giudicare in modo corretto l’evoluzione morale di ogni terrestre. Fu difficile, ma alla fine il Maestro lo convinse.

35. IL RITORNO SULLA TERRA DI JAVEH – PARTE 1

16/06/11

“Tu l’hai detto – gli rispose Gesù – anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo”. (Matteo 26:64)

“E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza”. (Isaia 25:9)

“Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà”. (Apocalisse 1:70)

“E Gesù ha garantito: la Scrittura non può sbagliare”. (Giovanni 10:35)

“Amen. Vieni, Signore Gesù”. (Apocalisse 22:20)

Quando Gesù annunciò, più di duemila anni fa, che sarebbe ritornato sulla Terra per separare il grano dalla zizzania, stava riferendosi alla separazione tra gli spiriti tendenti al bene e gli altri.
Gesù annunciò che, in un futuro prossimo della specie terrena, sarebbe ritornato per riaffermare di nuovo il Suo amore per tutti gli abitanti del pianeta.
Promise di tornare perché sapeva che l’umanità non sarebbe stata capace di evolvere da sola fino al punto di non avere più necessità di qualcuno che la “giudicasse”. Doveva tornare perché c’era ancora bisogno di Lui, per ripetere un’altra volta le stesse parole pronunciate in molte opportunità durante la Sua incarnazione sulla Terra: amatevi l’un con l’altro come Io vi ho amato.

Era consapevole che la specie homo sapiens non sarebbe ancora stata capace di apprendere ad amare incondizionatamente, e così non si sarebbe evoluta sufficientemente per evitare il Suo aiuto o quello di qualunque altro essere “uno con il Padre” che qua fosse venuto a fare questa “valutazione”.

Javeh, dal canto suo, sapeva invece che questa popolazione non lo avrebbe mai riconosciuto come il dio onnipotente di questo Universo. I terracquei umani lo avevano completamente dimenticato e la versione cristiana della Bibbia, appena ne parlava! Iniziò allora a pensare quale potesse essere il modo migliore per riapparire sullo scenario terrestre, ma come? Programmò perciò la nascita di un suo antico compagno di viaggi, uno che sapeva sarebbe stato fedele ai suoi desideri e alle sue volontà.

Nacque così Maometto in un popolo politeista dove Javeh intravide un terreno fertile per fondare una nuova religione, nella quale potesse avere sotto controllo tutto il processo e tornare ad albergarsi nel cuore degli uomini. E si fece conoscere come Allah – che il suo nome sia lodato!

Cominciò pertanto a comandare una popolazione fedele ai suoi comandamenti, pronta a servirlo senza fare domande. Dettò, attraverso Gabriele, il testo che sarebbe diventato sacro agli occhi di quella gente: il Corano. Javeh ritornava quindi con forza totale, ma c’era il problema del nome: era un altro, un nuovo nome, e perciò chiese a Gabriele di annunciare che il dio così chiamato altri non era che il medesimo dio di Abramo, Isacco e Mosè. In questo modo sarebbe rientrato in scena, e in un futuro non troppo lontano avrebbe potuto comunque rivendicare la sua posizione di dio di tutto il genere umano.

Il tempo passò, mentre infervoravano i tentativi di Javeh di assumere questa posizione gerarchica di fronte alla razza umana. La nazione islamica stava crescendo, ma per una serie di motivi che non piacevano neanche allo stesso Javeh, veniva osteggiata dalla popolazione mondiale che riconosceva gli equivoci creati dagli interpreti di quella parte specifica di umanità. Javeh allora capì che non sarebbe riuscito, neanche in quel modo, a raggiungere il suo obbiettivo finale: essere riconosciuto come il Dio Creatore dell’Universo e di tutto ciò in esso esistente.

Tempi attuali. Il ritorno di Gesù s’avvicina. Javeh non permette che Questi venga da solo, visto che aveva sollecitato Val Ellam – l’unico che s’era disposto seriamente a parlare del breve ritorno del Maestro sulla Terra – a divulgare che anch’egli avrebbe fatto parte del gruppo che avrebbe valutato il grado evolutivo di ogni essere, incarnato o meno, di questo pianeta.

Javeh voleva essere ricordato come il dio creatore dell’Universo, ma nessuna religione lo evocava come tale. Era stato dimenticato e questo non riusciva ad accettarlo. Lui aveva creato tutto, amato e pensato tutto in ogni dettaglio. Lui aveva tentato di aiutare il processo evolutivo della popolazione di esseri che ora abitavano la Terra. Lui aveva espulso gli esseri qua venuti per profanare il suo giardino. Lui, che tutti proteggeva con il suo amore, sarebbe ora rimasto al di fuori del processo in atto e dimenticato, come se non avesse la minima importanza.

No, questo Javeh non lo poteva proprio accettare. Ecco perché chiese la partecipazione di Val Ellam per divulgare la “sua” verità. Ma Ellam si rifiutò, poiché esistevano dei precedenti, diciamo di incomprensione reciproca e di una certa indisposizione ad avere buoni rapporti, provenienti da un lontano passato mai dimenticato.

Di fronte a questa prospettiva Javeh usò ancora una volta il suo potere imperativo e vietò il ritorno di Gesù, a meno che lui stesso, Javeh in persona, non avesse assunto il comando della reintegrazione cosmica. Sì, lui sarebbe stato il “capo” in questa visita ufficiale del Maestro. Lui era il padrone dell’Universo e nessuno sarebbe qui venuto senza la sua autorizzazione.

34. LA SITUAZIONE ATTUALE DI JAVEH

13/06/11

Quando uscimmo da questo Universo, il nostro Padre Creatore rimase a osservarci mentre effettuavamo l’apprendistato, constatando in questa maniera l’esistenza di altri luoghi oltre all’Universo nel quale lui stesso era inserito.
Anche i suoi figli più prossimi sentivano e riuscivano a captare ciò che stavamo sperimentando: eravamo cioè tutti figli di Javeh, e insieme a lui formavamo una grande rete che ci univa attraverso un meccanismo, ora per voi forse incomprensibile, che ci manteneva assolutamente uniti gli uni agli altri.

I figli di Javeh rimasti in questo Universo cominciarono a capire che, al di là della realtà in cui erano inseriti, esisteva molto di più.
Javeh, piuttosto preoccupato, cercò pertanto di tagliare i legami che ci univano a lui e a loro, ma inutilmente. Noi continuammo il nostro apprendistato sperando che la nostra nuova conoscenza potesse arrivare comunque anche ai nostri fratelli e principalmente a Javeh.
Visitavamo questo Universo, ma a ogni nostra visita Javeh ci riceveva con molta freddezza – non certo come un padre avrebbe accolto i suoi figli che non vedeva da molto tempo – e permetteva che le comunicazioni avvenissero solo se e quando a lui fosse interessato.

Dopo che Gesù se ne fu andato dalla Terra, Questi decise di tornare a Orbum, il pianeta usato per amministrare l’immenso Universo creato da Javeh. Da lì Gesù riuniva gli esseri più evoluti e li preparava per aiutarlo a organizzare il Suo ritorno sul vostro pianeta.
Javeh continuava a non ascoltare i nostri suggerimenti relativi a questo evento. Agiva, e continua ad agire, come se niente esistesse fuori dall’Universo da lui creato.

Noi rimanemmo al fianco del Maestro per aiutarlo nel Suo progetto di ritorno, e ci prodigammo – ancora lo facciamo – per cercare di far capire a Nostro Padre quanto sarebbe stato necessario l’aiuto di Gesù affinché la Terra potesse evolvere da pianeta di espiazione a globo rigenerato.
Javeh non capiva – o meglio, non voleva capire – che, quando ciò sarebbe successo, anch’egli sarebbe stato inglobato nella stessa evoluzione universale che l’avrebbe portato a riunirsi con la sua prima parte, quella rimasta fuori dall’Universo.

La seconda parte di Javeh, bisogna dirlo, di questi tempi sta già abbastanza meglio rispetto al passato, ma non ancora così tanto da potersi riunire con la sua altra parte. Affinché ciò possa avvenire è necessario che Nostro Padre permetta ad altri di venire ad aiutarlo, promuovendo l’evoluzione delle razze qua prigioniere per suo stesso ordine.
Egli ancora non capisce con facilità l’enorme differenza tra la sua natura cosmica e quella di Gesù, fa veramente fatica a comprendere il disinteresse del Maestro nel comandare o dominare ciò che non Gli appartiene, così come la Sua intenzione d’aiutarlo.
Ma, dopo le conseguenze sofferte da Val Ellam per l’annuncio del ritorno – non avvenuto – del Maestro nel recente passato, perlomeno Javeh capì che si stava attuando una pianificazione di cui non era a conoscenza, proprio a causa della mancanza di comunicazione con noi, suoi figli ed ora aiutanti del Maestro.

Dopo che tutto ciò successe, e dopo aver tentato di imporre nuovamente la sua volontà su Ellam – senza riuscirvi – Javeh comprese che con il suo solito metodo, l’uso della forza, niente avrebbe ottenuto. Utilizzò quindi altri medium mandando, attraverso i loro comunicati, ammonimenti a Val Ellam affinché finalmente si assoggettasse alla sua volontà, ma ancora senza alcun successo. Cominciò allora ad accompagnare le attività di Ellam: i suoi scritti, i seminari, gli interventi radiofonici, gli amici e i parenti.

Javeh si accorse che al fianco di Val Ellam stavano esseri che non erano stati creati da lui. Fra di loro, poi, Uno in particolare gliene ricordava un altro, che tempo prima s’era incarnato sulla Terra. Capì che era lo stesso che era stato crocefisso ed era poi uscito dal suo Universo, accompagnato da altri esseri sconosciuti.

Nonostante la presenza di tutti questi esseri mai visti, Javeh non riusciva a comprendere di essere anch’egli solo una delle creature del grande cosmo creato dal Padre Amatissimo.
Decise quindi di cominciare a riaprire i contatti, con noi e con il Maestro, e si dispose ad ascoltare ciò che avevamo da dire a proposito della pianificazione celeste, relativa al processo della reintegrazione cosmica in atto.

Permise perciò che Gesù tornasse sulla Terra e comandasse il processo in questione. Lui – sia ben chiaro – non intendeva abdicare dal suo potere di controllare tutto, ma adesso perlomeno accettava l’aiuto di Gesù. Così funziona la mente del nostro Padre Creatore.
Javeh capì che usando la forza non avrebbe raggiunto alcun risultato. Dopo aver utilizzato per tanto tempo questo metodo, ben pochi risultati infatti erano stati raggiunti nel campo dell’evoluzione collettiva della razza che abitava il vostro pianeta. Al contrario, il Maestro aveva in pochissimo tempo raggiunto esiti da lui mai neppure intravisti.
Concesse quindi al Maestro di intervenire per aiutare tutti quegli esseri ancora imprigionati dalle conseguenze della ribellione luciferina.

Javeh è ancora al comando – e ci chiede di dare risalto a questa informazione – e sta permettendo al Maestro di compiere questa operazione solo perché ha capito che solamente in questo modo anche lui potrà trarne un beneficio, anche se non ha ancora ben compreso la vicenda della divisione dalla sua altra parte, e il processo che l’ha determinata. Egli pensa infatti di essere unico, e solo il tempo gli permetterà di capire e di adeguarsi alla nuova realtà.

Gesù ben lo sa, e con la pazienza che lo contraddistingue, lo farà comprendere anche a Javeh. Verrà il momento in cui egli finalmente vedrà se stesso per quello che è. E quando ciò succederà, non si rifiuterà più di fare i passi che saranno necessari.

33. JAVEH, LA SUA CREAZIONE E LA MISSIONE D’AMORE DI GESU’ – PARTE 2

09/06/11

Gesù allora ci spiegò che con il passar del tempo, la seconda parte di nostro Padre si era chiusa sempre più in se stessa, oltre a occuparsi solamente di ciò che succedeva nell’Universo di cui ora anch’egli faceva parte.

Cercate di immaginarvi come tutto avvenne: c’era un essere completo, capace della comprensione delle leggi cosmiche e cosciente della sua natura quasi unificata con il Vero creatore di tutto ciò che esiste nel cosmo. Egli, volendo renderGli omaggio, cominciò a creare cose di cui però non era ancora preparato. Nel creare fu attirato e risucchiato all’interno del suo stesso processo di creazione. In questa lotta si divise: una parte rimase prigioniera all’interno della creazione, un’altra al di fuori.
La parte che rimase fuori aveva coscienza di tutto quello che stava succedendo, ma non poteva né comunicare né interferire con la parte rimasta prigioniera nell’altro contesto evolutivo.

Che fare? Come unire di nuovo le due parti separate? Come era possibile riuscirci,ora che tutto il creato non aveva ricordo né della propria origine né dei propri compiti?

Gesù ci ha fatto comprendere quanto gli fosse difficile comunicare con la seconda parte di Javeh, che proprio non poteva capirlo e non faceva il minimo sforzo per intendere di fatto
cosa fosse successo. La sua unica preoccupazione infatti era quella di mantenere il suo posto di dio creatore dell’Universo nel quale era inserito. Era tutto ciò che gli importava. Non c’era spazio per nient’altro.
Per questo Gesù decise d’incarnarsi nel nostro mondo fisico e, dall’interno dell’opera di Javeh, potergli parlare e fargli percepire la realtà dell’esistenza di altre forme di vita in altri Universi, oltre a quella di un Padre Amatissimo, vero autore di tutto il cosmo.
Gesù sapeva che per attirare Javeh, per farsi ascoltare, sarebbe dovuto nascere qui: in altro modo non vi sarebbe riuscito. Così come era cosciente di quanta resistenza avrebbe trovato di fronte alle sue dichiarazioni.

La missione di Gesù era molto complessa, ma fu anche ricca di risultati: riuscì infatti a contribuire alla comprensione di Javeh, a quella dei ribelli ora incarnati, di quelli astralizzati e anche di quegli esseri che esistono in altre realtà evolutive del regno del Padre.
Cercate ancora di immaginarvi l’audacia di questo essere nell’incarnarsi sulla Terra. Gesù riuscì a influenzare – in maniere differenti – la comprensione di tutti allo stesso tempo, attraverso il suo esempio e le sue parole, insegnando la misericordia e l’amore del Padre. Riuscì a far capire alla seconda parte di Javeh che esisteva altro all’infuori dell’Universo da lui conosciuto.

Nonostante ciò, la seconda parte di Javeh continuava a essere prigioniera di se stessa, desiderando solo di mantenere il controllo e il dominio su tutto ciò che aveva creato. La missione di Gesù, agli occhi di Javeh, non aveva prodotto che pochi risultati. La personalità di Javeh permaneva la stessa: lui comandava e doveva essere obbedito!

Noi, suoi figli, prendemmo quindi una decisione: saremmo rimasti di fianco a Colui che ci aveva mostrato una nuova forma di vivere la nostra esistenza! Avremmo lavorato in suo nome per cercare di trascinare con noi il nostro Padre Creatore, aiutandolo a comprendere il nostro ruolo in questa esistenza nell’Universo da lui creato.
La nostra premura in verità era quella di approfondire la comprensione di essere parte di un processo che andava molto al di là di ciò che conoscevamo, della realtà di vita pensante al di là di questo Universo e, principalmente, dell’esistenza di un Essere Creatore che controllava tutto, ma con attitudini completamente differenti da quelle che usava Nostro Padre Javeh!
Sapevamo che sarebbe stata una missione difficile, ma in omaggio ai nostri fratelli che erano stati distrutti nel tentativo di comprendere e porre fine a questo Universo e a tutto ciò che in esso esisteva, avremmo dovuto far capire al nostro Padre Creatore che lui era solo una divinità che s’era divisa a metà, e che la parte rimasta qui era quella che non aveva coscienza chi di fatto fosse e rappresentasse.
Decidemmo di rimanere a fianco di Gesù e non ci voltammo indietro. Dovevamo imparare molto sulle leggi di questo Cosmo, apprendere il modo in cui affrontavano l’esistenza gli esseri che erano unificati al Padre Amatissimo, capire come avremmo potuto aiutare il nostro Padre Creatore.

Javeh non comprese la nostra scelta, ma per la prima volta rispettò la nostra decisione, cosa che ci sorprese e rallegrò. Restammo allora al fianco di Colui che per noi adesso rappresenta la vita eterna, una nuova prospettiva di esistere a un livello vibratorio giammai da noi immaginato, figli imperfetti come siamo di un padre malato.

In seguito parleremo di come è avvenuto il nostro apprendistato e di come Javeh si posiziona in questo attuale momento terreno.

32. JAVEH, LA SUA CREAZIONE E LA MISSIONE D’AMORE DI GESU’ – PARTE 1

06/06/11

Quando Gesù s’incarnò sulla Terra a seguito di una nostra precisa pianificazione – noi, in qualità di figli di Javeh, eravamo al comando di questa operazione – successe un profondo cambiamento sul globo terrestre. Ciò che Gesù seminò in questo pianeta coinvolse anche i mondi paralleli e tutto ciò che circonda l’Universo. Gesù venne e lasciò i semi “dell’amatevi l’uno con l’altro”, “Perdona il tuo prossimo” e “Il mio regno non è di questo mondo”.

Javeh intanto osservava da vicino ogni azione che Gesù faceva in questo mondo, rimanendone sorpreso, a volte nemmeno intendendo perché agisse in quella maniera, così differente da ciò che egli pensava e soprattutto avrebbe fatto, se fosse stato al suo posto.

Come poteva agire così? La sua missione era chiara: sarebbe dovuto venire sulla Terra e diventare il leader della nazione che Javeh aveva scelto per dominare il pianeta e, proprio attraverso questa stessa nazione, generare una nuova comunità sul pianeta blu.
Javeh vide che Gesù non parlava neanche di lui, del fatto che fosse padrone di tutto ciò che esisteva, che lui era il Dio di questo Universo!

Gesù parlava di un altro Dio, di un Padre Amatissimo che viveva al di fuori di questo Universo e che tutti amava. Ma chi era questo Dio? Lui conosceva soltanto questo Universo e ciò che in esso esisteva; come poteva esserci un altro Dio all’infuori di lui? Javeh non capiva da dove fosse venuto questo essere ora incarnato nel suo pianeta e che dava un messaggio differente da quello che egli stesso aveva programmato.

All’improvviso si ricordò di aver dettato nelle antiche scritture che un messia sarebbe venuto a salvare il popolo ebreo dal dominio ed elevarlo alla categoria di popolo scelto per guidare tutte le nazioni, nel futuro. Ma c’era anche scritto che il messia non sarebbe stato riconosciuto e sarebbe stato ucciso da questo stesso popolo che l’avrebbe ricevuto, poiché non sarebbe stato accettato come loro rappresentante.
Javeh s’avvide allora che Gesù non si sarebbe comportato come accordato, che non avrebbe parlato di lui e che non avrebbe assunto la leadership del popolo ebreo. Gesù sarebbe stato crocefisso dal popolo che avrebbe dovuto comandare.

Javeh niente fece per interferire in ciò che stava succedendo, credendo che il destino che quell’essere si stava preparando ad avere, fosse in realtà ciò che Lui stesso aveva scelto. Avrebbe infatti potuto facilmente liberarsi di tutti quei problemi con un solo pensiero, scomparendo da quel luogo per apparire in un altro. Se invece si stava lasciando ammazzare in quella maniera era perché così Lui stesso voleva. E quindi egli, Javeh, non avrebbe interferito.

Non comprendeva neanche la natura di Gesù, non capiva che diversamente da lui Questi era incapace di modificare i pensieri e le azioni di un qualunque essere vivo. Javeh non riusciva a capire cosa significasse rispettare il libero arbitrio di ogni creatura esistente in questo Universo.
Comportandosi come fece, Gesù ci mostrò – a noi figli di Javeh – come fosse importante il rispetto per gli esseri viventi di questo pianeta e di tutto l’Universo. Noi avevamo già un’idea più chiara di cosa volesse dire essere un cittadino cosmico e di come ci si dovesse comportare con il Padre Amatissimo, che adesso sapevamo esistere al di fuori di questo Universo.

Quando noi cominciammo a convivere con Gesù per pianificare la sua nascita qui sulla Terra, vedemmo che al di fuori di questo luogo dove noi stessi viviamo, ce ne erano altri, con una miriade di esseri di una natura superiore che conviveva armoniosamente con tutto ciò che esisteva negli Universi creati dal Padre Amatissimo.

Scoprimmo che il nostro dio creatore era differente, e che noi ne eravamo direttamente legati non per affinità, ma per imposizione di circostanze che non dipendevano dalla nostra volontà.
Ci meravigliammo di tutto ciò che vedemmo, imparammo molto nel periodo in cui rimanemmo a fianco di Gesù, all’infuori di questo Universo che Javeh aveva creato.

Ma nostro padre Javeh sentiva ogni cosa, vedeva tutto ciò che stavamo vedendo, pur senza comprendere. Non riusciva a perdere la prospettiva di essere l’unico Dio Creatore, e non voleva dividere con nessuno un processo che nella sua mente – diciamo così – era solo suo, l’unico che poteva creare in questo Universo.

Comprendemmo ciò che in realtà era successo in relazione alla creazione di questo Universo, e che Javeh si stava ancora ricostruendo dopo la divisione che era stata provocata dalla sua entrata in questa realtà dimensionale.
La prima parte di nostro padre Javeh, quella che di tutto ciò che era successo aveva conoscenza, si stava ancora ritrovando, e per questo motivo non riusciva ad interferire e nemmeno mostrarsi al nostro Padre Creatore.
Ci prendemmo un bello spavento quando capimmo perché Javeh si comportasse così. Gesù ci spiegò che durante la divisione la piccola parte rimasta imprigionata in questo Universo – che si stava formando – nel ricostruirsi aveva tagliato tutti i ponti sia di comprensione su ciò che di fatto era successo, sia di unione dal luogo della sua stessa provenienza.
Quella parte che rimase prigioniera era indipendente dall’altra che si stava ancora ritrovando!