Con il viola siamo giunti all’ultimo colore dell’iride, estremo limite dello spettro solare visibile ai nostri occhi, al confine con le radiazioni ultraviolette. È anche il colore del settimo chakra, che completa l’ideale percorso dell’evoluzione della coscienza. Esso rappresenta perciò il mistero e insieme la piena trasformazione della coscienza, transizione e trascendenza. È il colore dello spirito e dell’essenza.
Nel viola l’essere umano riconosce la propria identità e completezza, perché la sua intensa carica cromatica nasce dalla fusione e armonizzazione del rosso (materialità, energia, sensualità, propriamente maschili) con il blu (spiritualità, interiorità, sensibilità, propriamente femminili): è dunque il simbolo dell’androgino, dell’unione di yin e di yang. Gli opposti, fonte di contrasti e disagi esistenziali, trovano qui finalmente conciliazione ed equilibrio, generando pace divina. Goethe lo definì unio mystica e Jung «colore metafisico».
È la porta dell’Aldilà, il colore tradizionale sia della mistica sia dei paramenti funebri, che esprimono l’idea di passaggio a un’altra dimensione, perciò anche sintesi della vita (rosso) e della morte (blu). In senso esoterico rappresenta la sospensione apparente della vita, in quanto pausa tra un’esistenza e l’altra nella ruota delle rinascite, e in questa ottica risulta significativo il fatto che i due poli opposti della scala cromatica vengano a contatto, in un percorso necessariamente circolare, generando così il viola.
Inteso come esperienza mistica, questo passaggio trasforma l’osservatore in osservazione (conoscenza diretta), cioè colui che fa esperienza e ciò di cui fa esperienza diventano la stessa cosa: è lo stadio del cosiddetto Nirvikalpa Samadhi, livello del puro essere, di verità e beatitudine.
Dello stesso colore si tingono la magia, l’occulto e l’arcano, il mondo dei sogni e della fantasia, ma anche la nobiltà e la saggezza, specie in unione con il giallo oro, e in particolare la virtù dell’umiltà. Questo ultimo significato deriva dal fiore da cui il colore prende il nome: la violetta è infatti simbolo di modestia, mitezza e riservatezza, ma nel linguaggio floreale la “viola del pensiero” esprime anche fedeltà, lealtà e costanza nell’attesa di un ritorno, di qualcosa che è destinato a “rinascere”… Il viola si rivela così un colore “forte”, che racchiude in sé la saggezza dell’attesa.
Purtroppo questo meraviglioso raggio, che ha le maggiori proprietà energetiche e terapeutiche dello spettro visibile e che in altre culture (Cina, Giappone) esprime erotismo raffinato e passionale, nella nostra è vittima di superstizione e associato alla morte (il tabù che ha sostituito quello ormai logoro del sesso, a lungo moralizzato e demonizzato), alla tristezza e a non ben definiti effetti malefici.
L’abbinamento con il trapasso e relativi riti funebri di fatto è antichissimo e si può far risalire al culto frigio della dea Cibele e di Attis, dal cui sangue sacrificale sarebbero nate le prime viole. Il rito cruento di Attis si svolgeva all’inizio della primavera e le violette, presenti in gran numero, segno del rifiorire della natura, erano usate per adornare gli altari. Anche nell’antica Roma in primavera si decoravano le tombe con ghirlande e mazzetti di viole. Ma il culto misterico di Attis, che ebbe riconoscimento ufficiale come festa statale (15-27 marzo) sotto l’imperatore Claudio, non consisteva in un semplice rito funebre, celebrando bensì il concetto di morte e resurrezione nel ciclo continuo della vita: il rito esaltava piuttosto la rinascita dopo la “morte apparente”.
Nella tradizione cristiana fu papa Innocenzo III, agli inizi del XIII secolo, a introdurre l’uso del viola accanto al nero per le celebrazioni dedicate ai defunti, e la ben nota avversione scaramantica da parte degli attori per questo colore pare risalga all’uso di sospendere ogni spettacolo (con grave disagio economico per le compagnie) per tutto il periodo quaresimale, nella liturgia cattolica caratterizzato (come nel periodo dell’Avvento) da paramenti viola. Nell’immaginario collettivo, comunque, l’idea della vittoria della vita sulla morte, della luce sulle tenebre, e più ancora il profondo concetto di coesistenza di morte e immortalità (verrebbe da dire: davvero una magica alchimia!), ha perso il suo valore, soppiantato da valenze totalmente negative. Del resto già nel latino medievale il viola era chiamato subniger, cioè «seminero», ed era associato al lutto.
La sua meravigliosa energia positiva è invece ben raffigurata nello splendore del settimo chakra, Sahasrara («Loto dai mille petali», «Corona»): all’interno di mille petali sfolgoranti risplende la luna piena, simbolo del compiuto processo di crescita interiore, in cui è inscritto un triangolo femminile (con il vertice rivolto verso il basso), che alberga il “grande vuoto”, origine e dissoluzione di ogni cosa (compresenza delle due polarità). Qui avviene l’identificazione tra l’uomo e il Divino. Sahasrara, situato alla sommità del capo (ma per alcuni non sarebbe propriamente da considerarsi un chakra, perché al di là del regno della psiche), è associato all’elevata facoltà del pensiero e rappresenta la Coscienza cosmica, la sede dell’Assoluto.
Dal punto di vista fisico il viola ha grande influenza sul sistema nervoso, riduce l’appetito e per il suo effetto rilassante è un rimedio contro l’insonnia. Depurativo del sangue, stimola la produzione dei globuli bianchi, rallenta l’attività cardiaca e favorisce la microcircolazione cerebrale. Ottimo come cicatrizzante e per le malattie della pelle.
Dal punto di vista psicologico favorisce meditazione, intuizione e riposo. Leonardo da Vinci afferma che «Il potere di meditazione può essere fino a dieci volte maggiore sotto l’azione di una luce violetta attraverso i vetri colorati di una chiesa silenziosa». Inoltre è fonte di ispirazione e “mette le ali” alla fantasia, introducendo in uno stato magico e contemplativo, ma anche allontanando, alcuni un po’ troppo, dalla “realtà quotidiana”. Colore spirituale per eccellenza, con sfumature che vanno dal porpora alla lavanda, all’ametista, conserva una carica di sensualità (soprattutto nelle tonalità più chiare). Accresce il rispetto per se stessi e il senso di dignità; tuttavia è sconsigliabile (come tutti i colori “freddi”) a chi soffre di depressione o attraversa un momento triste.
Nel viola si uniscono pulsioni contrastanti. Chi lo predilige è un soggetto sensibile e spirituale, incline al magico e all’occulto, desideroso di aiutare gli altri ma spesso anche di affascinare e suscitare ammirazione. È attratto dalla bellezza, dall’arte e dalla ricerca interiore, come pure da una vita eccitante.
L’ARCO DI LUCE VIOLA
Cari amici, la volta scorsa abbia provato a sperimentare la comunione con il Cosmo (Sentire l’infinito) grazie al potere di Ajna chakra e al benefico effetto della cromorespirazione. Vi propongo ora un esercizio che coinvolge tutto il nostro essere in una personale adesione al Tutto, di cui siamo parte inscindibile (individuo significa «non divisibile», e io lo intendo non riguardo alle sue componenti, ma piuttosto rispetto a quell’Uno cui appartiene), inscrivendo consapevolmente il proprio io (rappresentato dal giallo, all’altezza del plesso solare, in Manipura chakra) nella sfera del Sé divino (rappresentato dal viola).
In piedi, gambe aperte, un po’ piegate, mani all’altezza dell’ombelico con i palmi rivolti verso l’alto e i polpastrelli a contatto, occhi aperti. L’esercizio, derivato dalla pratica del Baduanjin e rielaborato in chiave cromatica e simbolica, unisce ai benefici effetti fisici (secondo la medicina cinese migliora le funzioni del fegato, della vescica biliare, della milza e dello stomaco, aiutando a prevenire le malattie gastrointestinali), quelli mentali della concentrazione e della visualizzazione, che permettono la circolazione dell’energia vitale grazie alla forza del pensiero. È importante che ogni movimento sia compiuto con gesti molto lenti, consapevoli, in perfetta sintonia con il ritmo respiratorio. Durata: 10 minuti.
1) Visualizzo le mie mani immerse nella luce gialla.
2) Ruoto la mano sinistra verso il basso.
3) Mi preparo a compiere molto lentamente due movimenti sincronici per la durata di un’intera inspirazione.
4) Inspirando, salgo lentamente con la mano destra (aperta verso l’alto) sfiorando i chakra del cuore (verde), della gola (blu), della fronte (indaco) e della sommità del capo (viola), mentre scendo con la sinistra sfiorando i chakra sacrale (arancione) e radice (rosso), finché il braccio destro resta teso verso l’alto e il sinistro verso il basso.
5) Espirando, abbasso lentamente il braccio destro (teso) verso destra con un movimento circolare, tracciando così un arco viola dalla sommità del capo fino all’ombelico, dove la mano destra incontra la sinistra che contemporaneamente è ritornata in posizione di partenza (con il palmo rivolto verso l’alto). (eseguire a destra e a sinistra per quattro volte)
6) Restando ora in posizione di partenza, visualizzo un’intensa sfera di luce gialla all’altezza del plesso solare e i due semicerchi viola tracciati a destra e a sinistra.
7) Focalizzo l’immagine visualizzandomi all’interno di una grande sfera di luce viola (il Sé), al cui centro (all’altezza del plesso solare) brilla una piccola sfera gialla (l’io): mi sento contenuto e immerso nello Spirito.
Ed eccoci alla fine del nostro percorso che ci ha accompagnati, gradino dopo gradino, fino in cima alla “scaletta cromatica”. Mi auguro che abbia suscitato il vostro interesse (come desumo dal numero dei “visitatori”) e che soprattutto, provando gli esercizi, vi abbia donato momenti di pace e di serenità (come ricavo dai commenti). Prossimamente passeremo in rassegna altri colori, non compresi nell’arco dell’iride, ma non per questo meno significativi, quali il rosa, il turchese, il marrone, il bianco, il nero e il grigio. Anche i rapporti di complementarità tra i colori, sia a livello simbolico sia energetico, possono offrire ricchi spunti e possibilità di esercizi.
Ma prima di salutarci, vorrei invitarvi sabato 17 ottobre (alle ore 18) presso la Libreria Gruppo Anima (Galleria Unione 1, Milano) alla presentazione del Corso di Meditazione Cromatica. Potrebbe essere una buona occasione per conoscerci di persona e approfondire la teoria e la pratica dei colori.
Un arrivederci a presto!
Cesare Peri
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