Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

60. I COLORI DELLA SPERANZA

03/04/20

Sappiamo che i colori influenzano lo stato d’animo e di conseguenza non solo l’umore, ma anche la salute. Il fenomeno, oltre che psicologico, ha una sua consistenza di natura fisica, dal momento che l’organismo emette continuamente vibrazioni ed è molto sensibile alle vibrazioni dei colori, cioè a quei mutamenti di frequenza manifestati dalla luce. Il colore dunque agisce sull’energia sottile che regola i processi vitali e include il campo fisico, emotivo e spirituale.

Parlare di speranza in termini cromatici, al fine di rafforzare un processo di resilienza e di rinnovato benessere, significa richiamare in primo luogo l’energia e la simbologia del verde. Come si suol dire, è questo “il colore della speranza”, anche se il riferimento più comune è quello agli “anni verdi”, dove la speranza si lega all’inesperienza e spesso si tinge di illusione. Non a caso è anche il colore della rabbia, della povertà e dell’instabilità degli eventi. In effetti il verde è il colore della natura, della primavera, della rinascita, della resurrezione (di Osiride richiamato alla vita da Iside) e dell’amore (sacro ad Afrodite).

Indubbiamente è un colore dagli effetti benefici e soprattutto riequilibranti: non solo giova in generale all’organismo, ma in particolare aiuta a combattere lo stress, l’ansia, la cefalea e l’insonnia, dal momento che la sua frequenza è quella naturale del nostro corpo quando è in stato di quiete. È quindi un valido sedativo del sistema nervoso e, oltre a generare calma, rafforza la volontà e la perseveranza. Lo si potrebbe considerare il colore terapeutico per eccellenza. La grande mistica medievale Hildegard von Bingen definiva l’azione di rinnovamento dello Spirito Santo come una “forza verde che porta guarigione”. E, dal momento che il verde aiuta anche a prendere decisioni, un’ottima cosa sarebbe rafforzarlo con la presenza dell’oro (= saggezza), così da poter scegliere le decisioni giuste.

Senza dubbio il verde, in quanto prodotto dall’unione del giallo (espansione intellettiva) e del blu (interiorizzazione) è sempre benefico, perché pone un freno alle reazioni emotive, tuttavia in situazioni di crisi direi che la sua energia “neutra”, a metà tra i colori freddi e quelli caldi, non è sufficiente, ma andrebbe affiancata da colori caldi, che producono effetti tonici ed energizzanti, tali cioè da alimentare la speranza.

A tal fine l’ideale è certamente l’arancione, il colore della gioia di vivere, dell’allegria, della fiducia e dell’ottimismo, l’unico a non avere connotazioni negative. È energetico, senza essere eccitante come il rosso, e stimola il battito cardiaco e la capacità di espansione dei polmoni. La presenza del giallo (piano mentale), unito al rosso (energia), agendo sull’emisfero sinistro del cervello, favorisce il processo razionale, genera e rigenera vitalità, fiducia in se stessi, creatività, estroversione e socievolezza. È il colore della crescita, associato all’immagine del sole nascente. Nel mito greco l’Aurora “dal croceo velo” vestiva veli color zafferano. Quindi è il migliore antidoto nei momenti difficili contro le insidie dello sconforto, del pessimismo e della nevrosi.

Analogo effetto antidepressivo è svolto dal giallo, anche se meno intenso, essendo colore primario, per l’assenza del rosso. Positivo, espansivo, vitale, solare per eccellenza, agisce sul sistema nervoso centrale e genera un senso di benessere, di ottimismo prodotto dalla chiarezza mentale. In particolare rafforza la fiducia nel futuro e il desiderio di liberarsi dai limiti, da tutto ciò che ostacola, così da potersi aprire al nuovo e al cambiamento. A livello fisico migliora le funzioni gastriche, stimolando la digestione, e favorisce l’eliminazione delle tossine attraverso il fegato e l’intestino. Diciamo dunque che aiuta in tutti i sensi a “digerire”, metabolizzare situazioni “pesanti” e infine a liberarsi da esse.

Effetto terapeutico rilassante e liberatorio è anche quello dell’azzurro, che ha la proprietà di alleggerire stati d’animo pesanti. Infonde una sensazione di serenità (associata al cielo sereno), di trasparenza e quiete (associata all’acqua e alla distesa marina), quindi di freschezza, di pulizia, d’innocenza (richiama l’infanzia), di tranquillità e di protezione (il colore del manto della Madonna). Endotermico e centripeto, libera dai limiti spazio-temporali e c’introduce nella dimensione interiore, favorendo uno stato di calma e di fiducia.

Da ultimo, sulla scia dell’azzurro (che mitiga l’intensa carica del blu con il bianco), ricordo l’effetto terapeutico del turchese, che unisce l’energia spirituale del blu a quella equilibrante del verde (a livello di chakra, cioè di plessi energetici e centri di coscienza, collega la gola al cuore). Ha effetto calmante e distensivo. Secondo la credenza popolare il turchese è la pietra che ci protegge dal male.

Questi dunque i colori che possono rivelarsi un sussidio utile in momenti di crisi. In tali circostanze è meglio lasciare un po’ da parte gli altri, perché: il rosso è eccitante e accresce le difficoltà a contenere le reazioni emotive; il blu può indurre malinconia e tristezza; il viola, pur essendo uno splendido colore, tuttavia, in uno stato d’animo già provato, potrebbe facilmente richiamare l’immagine dei paramenti funebri, mentre il marrone si rivela pesante, rallenta le facoltà mentali e fisiche, non favorisce il cambiamento e non ha alcun effetto terapeutico. Che dire poi del nero, del grigio e del bianco? Al di là dei loro possibili (e ricchi) simbolismi positivi, vissuti invece in un contesto di disagio e di apprensione, non possono che associarsi all’idea del lutto.

Queste, in teoria, le valenze benefiche dei colori a cui ricorrere in una situazione difficile.

Come avvalersene in pratica? In due modi.

Il primo, più facile, consiste nel circondarsi del colore che ci fa stare meglio: stoviglie, fiori, quadri, soprammobili, asciugamani, tappeti, tende, dalla tinta di una parete a quella del portachiavi.

Il secondo modo consiste nel visualizzare il colore, sia come tale sia immaginando scenari o oggetti di quel colore. Entrambi i metodi possono essere molto potenziati se al colore associamo un preciso ricordo positivo, così che la presenza di un oggetto colorato o la concentrazione sul colore possa ridestare quel piacevole e benefico stato d’animo.

Un’ultima considerazione, non di carattere cromatico, bensì filologico. Abbiamo usato la parola crisi per indicare un momento critico in cui una persona, la collettività e persino una civiltà possono venirsi a trovare, sperimentando disagi, incertezze e bruschi cambiamenti. Il termine deriva dal greco krisis, che significa «giudizio», «discernimento», «scelta», «separazione», quindi non indica propriamente uno stato d’animo caratterizzato dallo sconforto, ma dalla necessità di cambiare punto di vista, prendere una decisione, separandosi da ciò che non può più essere ritenuto valido e rimettersi in gioco. Perciò crisi vuol dire ricorrere al senso critico in modo costruttivo, che è il modo migliore per alimentare la speranza del cambiamento. E proprio questo si rivela il fine dei momenti difficili, in quanto fasi di transizione, spesso brusche e drammatiche, che periodicamente sorprendono l’umanità e la spingono, di conseguenza, a compiere un passo avanti.

A tal proposito quel grande “filosofo” (in realtà molto di più) che fu Pietro Ubaldi scriveva in La nuova civiltà del terzo millennio: «Noi ci rammarichiamo della distruzione che compiono tali tempeste, perché vediamo solo le forme e viviamo in superficie», mentre esse accadono «per sfrondare ciò che vi è di falso e superfluo, ciò che non è realmente vero nella vita, per riattivare la circolazione e per dinamizzare con nuovi impulsi» .

Cesare Peri

 

Libro-Peri-Potere-Scelta   Libro-Interpretare-Mito-Peri   Libro-Colori-Peri

 

 

2 commenti su “60. I COLORI DELLA SPERANZA”

  1. Loredana Manenti

    Ciao Cesare sono Loredana. Il pensiero di Marcella ha preso forma attraverso tutti i tuoi colori. Mi ha fatto piacere ritrovarti su Anima tv. Un abbraccio Loredana

    1. Grazie, cara Loredana, che piacere ritrovarti! Scusa se ti rispondo un po’ in ritardo… ma ho trovato solo ora il tuo messaggio. Ricordo con affetto Marcella e il nostro gruppo di ricerca. Un grande abbraccio!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook