Se c’è un colore capace di infondere energia, soprattutto dopo una battuta d’arresto nella vita della persona (salute, lavoro, problemi relazionali), e di conseguenza della collettività, questo per eccellenza è il giallo. Tra le sue valenze principali, infatti, spicca l’apertura verso il nuovo, la disponibilità al cambiamento.
E quando si esce, spesso con fatica e con incertezza, da una crisi, ci cerca la “luce” per affrontare il futuro, quella luce che, come si usa dire, finalmente “si vede in fondo al tunnel”. È allora il momento di concentraci sul giallo, per recuperare e potenziare le nostre energie. La Meditazione cromatica (vedi anche il mio libro Meditazione sui colori) offre ottimi esercizi ricostituenti, a cui si possono affiancare semplici visualizzazioni del colore e piccoli oggetti gialli, capaci di ridestare in noi quella carica di ottimismo.
Il giallo ci riporta sul piano dell’equilibrio e della razionalità, dopo le incertezze causate dai turbamenti emotivi. La sua energia agisce sul plesso solare (poco sopra l’ombelico), dove si concentrano le tensioni, e genera distensione, pace e fiducia in se stessi. La “luce della conoscenza” ci fa uscire dalle tenebre dello sconforto e ci ridona la voglia e il piacere della socialità.
Questa spinta allegra ed estroversa è molto importante non solo come “recupero” di energie positive e di coscienza, ma come passaggio a una fase successiva nel senso globale evolutivo della persona. Ogni superamento di difficoltà ci apre nuove prospettive e c’introduce in una nuova fase della nostra esistenza. Quegli avvenimenti, infatti, che non di rado siamo portati a considerare “colpi bassi” della vita, costituiscono in realtà il venir meno di cristallizzazioni, blocchi e fasi statiche, percepite più o meno consapevolmente, del nostro cammino evolutivo.
Da qui l’accadere benefico del cambiamento, che conviene assecondare, anche se in genere la prima reazione è quella della resistenza al nuovo (e questo “attrito” soprattutto crea sofferenza) e la tentazione di aggrapparsi, per paura, ai vecchi schemi di vita, perché, per quanto logori e insufficienti, comunque sono noti e quindi si associano a un’idea di sicurezza.
Il giallo è la dimensione dell’io, della relazione con l’altro e del consolidamento della personalità, e costituisce una fase fondamentale nel cammino evolutivo, destinata a determinarne la direzione e l’esito. La si può paragonare a un bivio, la famosa Y di Pitagora: infatti, se ben intesa, si rivela fin dall’inizio come una preziosa intuizione di trascendenza, che porterà l’io a superare se stesso ed entrare nel successivo stadio evolutivo, quello propriamente spirituale, rappresentato dal terzo colore primario, il blu, attraverso quell’esperienza “di confine” e di trasformazione che è l’amore (verde); se invece questo impulso viene vissuto solo come una spinta espansiva dell’io, un desiderio egoistico, si trasforma in una processo di autoaffermazione e di autocelebrazione, la cui parabola non può che portare a un pericoloso senso di insoddisfazione.
D’altro canto solo un io forte può trascendere se stesso e accettare come logico sviluppo quella rivoluzione copernicana innescata dall’amore e dal sentimento di altruismo. L’io deve prima raggiungere la sua piena maturazione. Solo ciò che è veramente pieno potrà allora totalmente svuotarsi. Questo “io” non è certo un nemico da combattere o una componente negativa che ci si deve sforzare di sopprimere, secondo una certa morale posticcia o un principio spirituale male inteso. È il «chicco di frumento», il «granello di senape», per dirla con il Vangelo, e senza di esso non può avvenire la meravigliosa esperienza dello Spirito.
E questo seme deve essere “maturo”, forte e sano, per poter affrontare la propria “morte” e diventare altro. In termini moderni lo potremmo paragonare al razzo-serbatoio che porta in orbita la navicella: quando ha fornito la spinta iniziale e poi tutto il suo carburante, deve staccarsi altrimenti sarebbe un inutile peso. È proprio quando l’io si crede navicella, producendo un’errata autoidentificazione e di conseguenza un’illusoria visione della realtà, che possiamo parlare di “io patologico”, da curare e tenere sotto controllo, perché il suo sviluppo nella direzione sbagliata può generare insensibilità verso il prossimo e persino crudeltà.
L’emanazione sana e radiosa del giallo ci fa percepire il corpo come un’irradiazione dello Spirito. Il chakra dell’ombelico è chiamato in sanscrito Manipura e significa “Città dei gioielli”: l’io che ha raggiunto la sua ricchezza ora deve impiegarla saggiamente. È il centro della volontà («Io posso!») e del pensiero lineare. Da lì s’irradia l’energia pranica attraverso l’intera struttura umana ed è perciò paragonato al sole (il plesso corrispondente è detto, per l’appunto, “solare”), regolando il calore del corpo e in particolare il “fuoco digestivo”.
Il fiore di loto (nel simbolo di tale chakra) è qui rappresentato con dieci petali, a indicare, secondo il simbolismo numerologico, la totalità della manifestazione: il 10 infatti esprime la pienezza dell’io, in quanto l’io personale si radica nel 4 (rosso) e si sviluppa nel 6 (arancione). La pienezza dell’incarnazione, come manifestazione completa dello Spirito, comprende le dieci essenze o qualità primordiali rappresentate da Pitagora nella tetraktys, costituenti un triangolo, figura d’incarnazione, perché è il più piccolo poligono chiuso. Come numero di completamento il 10 incarna anche l’idea di potenza e, in senso negativo, l’orgoglio.
I petali sono grigi come la cenere, a indicare trasformazione, mentre nel centro del loto campeggia un triangolo rosso, simbolo del fuoco trasformatore (agni), l’elemento associato a Manipura, con il vertice rivolto verso il basso. Qui appare, come animale araldico, l’ariete, simbolo di dinamismo e di resilienza, qualità che gli permettono di abbattere ogni ostacolo sul cammino, ma che, rivolte contro i propri simili, possono produrre gravissimi danni.
Con il giallo, dunque, il colore più simile alla luce del sole, la coscienza è sulla soglia del risveglio e si delinea per ogni individuo, e di conseguenza per l’intero genere umano, la possibilità di un grande passo e di un reale progresso.
Cesare Peri
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