Quando si parla di “psicologia funzionale”, cioè dei colori intesi come linguaggio emozionale dell’inconscio e della loro relazione con i vari tipi di personalità, il riferimento a Max Lüscher è d’obbligo. Il suo famoso Test, ideato nel 1949, è ancora in uso in medicina psicosomatica e in campo pedagogico e si applica anche per l’orientamento professionale e la selezione del personale.
È il test più rapido che si conosca: bastano infatti 5-8 minuti (e una buona preparazione psicologica e interpretativa) per far emergere la personalità conscia e inconscia dell’individuo, la presenza di eventuali stress psichici o squilibri ormonali, persino prima che essi si manifestino come sintomi.
Si tratta in realtà della versione ridotta (la cosiddetta Tavola degli otto colori) rispetto al test completo, costituito da sette tavole cromatiche, contenenti ben 73 tipici colori in 25 sfumature. Si compone di quattro «colori base» (blu, giallo, rosso, verde), che rispecchiano i bisogni psicologici fondamentali, ovvero le cose che normalmente più si desiderano (benessere, amore, autostima, autoaffermazione…), e di quattro «colori ausiliari» (viola, marrone, grigio, nero), che rappresentano invece ciò che in genere si vuole evitare.
L’esecuzione del test consiste nel mettere in ordine di gradimento otto carte colorate, evitando i riferimenti mentali (preferenza per il colore di abiti, auto o altro), ma scegliendo ogni colore in base alla sensazione istintiva che suscita. Nella graduatoria (in genere ripetuta due volte per evidenziare possibili ambivalenze dei colori) i «colori base» dovrebbero normalmente occupare i primi quattro o cinque posti, secondo la scelta di una persona «sana, equilibrata, libera da conflitti e repressioni», mentre i «colori ausiliari» appaiono agli ultimi posti.
Per l’esattezza il blu scuro rivela profondità di sentimento, bisogno di tranquillità, amore, tenerezza e segnala un carattere sensibile e socievole, anche se tendenzialmente introverso. Il verde-blu indica elasticità di volontà, quindi perseveranza, autostima, autoaffermazione, a volte anche ostinazione, ed è proprio di un modo d’essere autonomo, tenace e abbastanza egocentrico. Il rosso-arancio è indice di forza di volontà, desiderio, eccitabilità, sessualità ed è proprio di una personalità estroversa, attiva e competitiva. Infine il giallo brillante significa spontaneità, originalità, allegria, apertura al nuovo, e contraddistingue un’indole estroversa, attiva e ambiziosa.
Quanto ai «colori ausiliari», il viola, in quanto mescolanza di rosso e di blu, esprime desiderio di fascino, di identificazione magica e di intimità mistica con un’altra persona, sogno, fantasia, ma anche immaturità. Il marrone, prodotto dalla mescolanza dell’arancio e del nero, denota vitalità ridotta, passività, fisicità e sensualità, desiderio di libertà dai problemi e bisogno di protezione e di sicurezza. Il grigio è un colore”neutro”, simbolo di non coinvolgimento, schermo contro stimoli e influenze provenienti dall’esterno, spesso segno di stanchezza e di apatia. Infine il nero è il “non colore”, la negazione, la fine, il rifiuto delle circostanze avvertite come sgradevoli, l’idea della rinuncia e dell’abbandono.
Ai fini della comprensione del test è importante precisare che le valenze dei colori non sono da intendersi in senso assoluto, ma assumono varie sfumature di significato in base alla posizione in cui essi sono posti e alla vicinanza della loro collocazione, cosicché l’interpretazione nasce dall’insieme di più fattori concomitanti. I colori, a due a due, risultano divisi in quattro “zone” successive: 1. Forte preferenza, 2. Preferenza, 3. Indifferenza, 4. Antipatia o repulsione. Questo non impedisce che l’influsso reciproco dei colori giochi il suo ruolo di significato collegando, per esempio, il primo colore con l’ultimo della serie (per il cosiddetto “meccanismo di compensazione”).
I colori preferiti occupano normalmente le prime due posizioni: la prima è considerata come il mezzo per perseguire l’obiettivo che sta più a cuore (per esempio il blu suggerisce l’uso della calma), mentre la seconda posizione rivela l’obiettivo vero e proprio, la meta (per esempio il blu qui significa voler raggiungere la pace). In terza e quarta posizione (seconda zona) troviamo ancora colori preferiti, anche se meno intensamente, e rappresentano la situazione reale in cui il soggetto si trova ad essere o è costretto ad agire dalle circostanze. La quinta e sesta posizione (terza zona) costituiscono l’area della “indifferenza”, cioè le potenzialità dei colori sono presenti ma al momento come “sospese”, utilizzabili solo se le circostanze ne permettessero o richiedessero l’attuazione. Da ultimo, in settima e ottava posizione (quarta zona), troviamo quei colori che esprimono caratteristiche o bisogni repressi per necessità, aspetti ansiogeni che si temono e da cui si fugge.
Quando un colore ausiliario compare nelle prime due zone oppure uno dei colori base si trova nelle ultime tre posizioni, il test segnala la presenza di un elemento di tensione e di squilibrio, un’attitudine negativa verso la vita, che in base alla disposizione degli altri colori può rivelare uno stato di ansia più o meno elevato, fino all’identificazione di un preciso problema. Il colore base rifiutato, segno di una necessità insoddisfatta, spesso repressa e sprofondata nell’inconscio per difendersi dalla sofferenza (che tuttavia si trasforma in un senso di vago malessere e inquietudine), induce a riconoscere una funzione compensativa al colore scelto in prima posizione.
Il test comprende una serie di regole per evidenziare con simboli grafici (+, -, ×, =, A, C, !) funzioni, ansie e compensazioni e agli stessi colori per praticità sono associati dei numeri (grigio = 0, blu = 1, verde = 2, rosso = 3, giallo = 4, viola = 5, marrone = 6, nero = 7).
Dalle ultime due posizioni si possono spesso ricavare le informazioni più utili sulle condizioni interiori della persona: quando infatti non sono occupate, come normalmente avviene, dal marrone o dal nero, che lì indicano la giusta capacità di controllare le tensioni, ma questi colori compaiono all’inizio della serie, esse allora acquistano valore di ansia.
Tuttavia, anche quando i «colori base» si trovano all’inizio e di conseguenza i «colori ausiliari» sono al loro posto, si può individuare la presenza di un conflitto interiore. Citiamo il caso di una donna che si rivolse alla psicoterapia per un generico stato di inquietudine: il test di Lüscher rivelò un contrasto tra la prima zona (blu e verde, cioè metodo = tranquillità e obiettivo = autopossesso di natura difensiva) e la seconda, indicante la situazione reale (rosso e giallo, cioè atteggiamento forzatamente rivolto all’esterno). Il disagio nasceva perciò dallo scontro di tue tendenze diverse, una “centripeta” e l’altra “centrifuga”.
«Ella, infatti, si sforzava di essere gaia, di seguire l’ultima moda, di avere i capelli in ordine due volte alla settimana, andare a ballare, avere relazioni sociali, perché sentiva che questo era necessario per tenere desto l’interesse del marito. Ella, però, non voleva nessuna di queste cose e così, come si rivelò poi alla fine, non ne aveva alcuna necessità» (Max Lüscher, Il test dei colori, Astrolabio, p. 44).
Si può provare a mentire a se stessi e agli altri, ma i colori, che sono il linguaggio emozionale dell’inconscio, ci aiutano a capire quello che realmente proviamo. E questo non solo a vantaggio nostro, ma anche degli altri, come sembra confermare la curiosa nota conclusiva di Lüscher: «Suo marito trasse un profondo sospiro di sollievo, quando questo conflitto fu finalmente risolto».
Cesare Peri
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