Abbiamo visto come pensieri, sentimenti, fantasie, azioni e reazioni abbiano dentro di noi determinate corrispondenze cromatiche (39. Stati d’animo e colori) e in quali aree del nostro corpo prevalga ciascun colore, in quanto vibrazione di natura elettromagnetica, tramite l’esercizio Vestirsi di colori, proposto nell’ambito della Meditazione Cromatica (38. Fare esperienza dei colori). Ma come si muovono le emozioni all’interno del corpo, in questa complessa struttura energetica a buon diritto definita psicosoma?
«Le emozioni possono essere immaginate come flussi turbinanti di energie multicolori – osserva Ken Dychtwald -, sono vortici di sostanza emotiva che scorrono nello psicosoma» (Psicosoma, Astrolabio-Ubaldini 1978). In questo studio datato, ma tuttora valido, «il centro del sentire e del potere», da cui sono originate le emozioni, cioè queste particolari sensazioni “viscerali”, veniva per l’appunto individuato nel ventre. Oggi sappiamo che esso è un vero e proprio centro nervoso, chiamato cervello enterico, capace di percepire, elaborare e assimilare informazioni in modo autonomo, grazie ai suoi 500 milioni di neuroni (pari all’intelligenza di un gatto).
Le e-mozioni (il termine stesso indica un’energia «che si muove da»), una volta create, tendono a liberarsi, a es-primersi («premere per uscire da»), se non vengono represse e bloccate (con conseguenti danni psicofisici), attraverso il corpo e, secondo la loro natura, possono fluire verso l’alto, raggiungendo il cuore, la gola, le braccia, gli occhi, il volto e il cranio, oppure verso il basso, nella pelvi e nelle gambe, portando potenza sessuale ed energia vitale.
Questi «flussi turbinanti» di diversi colori, dunque, attraversano e pervadono aree cromaticamente caratterizzate, alimentando quei vortici di energia chiamati chakra. Ogni parte dello psicosoma può accogliere (ma anche trattenere) un’emozione, che per quella via, per affinità vibrazionale, tende a esprimersi come naturale liberazione energetica.
Le intense emozioni connesse alla spinta sessuale (arancioni) e all’autoaffermazione (gialle), quando sono bloccate da rigorosi divieti, imposti da oppressive regole educative o culturali, cadendo di conseguenza sotto la censura della ragione, perdono la loro luminosità e saturazione (vivacità, purezza della tinta) e tendono ad ingrigirsi. L’accumulazione energetica di questi “detriti emozionali” è destinata a generare stress e successivamente malessere, sia a livello emotivo (nevrosi) sia a livello fisico (malattie).
Se invece questo flusso di colori caldi fluisce liberamente verso l’alto ed entra nella regione che va dal diaframma fino alle clavicole, cioè nel torace, subisce un’amplificazione (la cassa toracica fa, per così dire, da “cassa di risonanza”): le emozioni qui si decodificano, mutandosi in sentimenti e in più equilibrate relazioni interpersonali. Così il processo di autoaffermazione si libera del colore del controllo e assume quello della condivisione, cioè il verde. Il verde, come sappiamo, è il colore dell’amore e domina nella regione del cuore.
La porta da cui passano le sensazioni e le emozioni generate dai tre chakra inferiori è costituita dal diaframma, il muscolo piatto situato sotto i polmoni, soprastante lo stomaco, il plesso solare, il fegato, la bile, il duodeno e i reni. Esso influisce sul buon funzionamento di questi organi e in particolare controlla il processo respiratorio, che stabilisce il rapporto tra l’interno e l’esterno di noi stessi.
Quanto al cuore, sede e fonte di amore e affetti, le neuroscienze hanno riconosciuto in esso una terza intelligenza, il cervello cardiaco (strettamente connesso con quello encefalico e con quello enterico), dotato di 40 mila neuroni e un campo elettromagnetico di gran lunga superiore a quello della testa.
Questa “energia verde” è assai benefica, sia per chi ne è “carico” sia per chi viene a contatto con essa, ricevendone le irradiazioni. La scienza spiega il fenomeno col fatto che la frequenza vibratoria di questo colore è quella naturale dell’organismo in stato di quiete (perciò tonifica gli organi e favorisce la rigenerazione cellulare). In altri termini potremmo dire che l’Amore è la nostra condizione naturale e quindi il nostro benessere psicofisico, nonché spirituale, non può prescindere da esso. I più alti insegnamenti ci ricordano (per inciso, ri-cordare significa «ritornare al cuore») che «Dio è Amore, perciò chi rimane nell’Amore è in Dio e Dio in lui».
Ma il verde è come una grande prateria che precede gli abissi dello Spirito. Si tratta di un fondamentale “luogo di passaggio” nel percorso evolutivo della coscienza: esso infatti non è un colore primario, ma nasce dall’incontro del giallo (espressione esteriore dell’io) con il blu (dimensione interiore che conduce al Sé). Funge, quindi, da cerniera e da ponte tra i colori caldi e centrifughi e quelli freschi e centripeti. Ci insegna (il verde è anche il colore dell’insegnamento) che non è possibile accedere all’esperienza progressiva dello spirito (che trova poi nell’indaco e nel viola i suoi livelli più alti) senza l’esperienza concreta dell’Amore, che nasce dall’istintività del rosso, cresce nella sessualità dell’arancione, matura, come il grano, nella pienezza psicologica del giallo, ma compie il salto qualitativo solo con il verde.
Le emozioni poi raggiungono l’articolazione scapolo-omerale, dove le spalle “mediano” tra le energie provenienti dal torace e la capacità espressiva delle braccia e delle mani, che hanno il potere di trasformarle in azioni. Di fatto esse “si scaricano” nell’agire, determinando i nostri comportamenti. Queste, per così dire, appendici o prolungamenti del sentire e della struttura toracica rappresentano, insieme al volto, i canali di espressione e comunicazione per eccellenza.
Secondo l’antica scienza dei chakra l’interno delle braccia è verde, perché collegato al cuore, che “abbraccia”, mentre la parte esterna è blu, perché aperta verso l’universo e riconducibile all’espressione ormai piena della gola.
Lo stesso si potrebbe dire anche per il palmo e il dorso delle mani, che tuttavia conservano una certa ambivalenza: la loro spiritualità ed energia, infatti, è molto forte, ma esse possono esprimere non solo il misticismo della benedizione e della preghiera o la dolcezza di un tocco carezzevole, ma anche l’aggressività e il possesso, il che ci richiama all’arancione del secondo chakra (sessualità, inizio delle relazioni e controllo sulla vita esterna), a cui le mani sono associate dalla tradizione vedica come «organi di presa».
In questo complesso e ininterrotto fluire di correnti energetiche e cromatiche il terzo chakra, situato nella zona ombelicale (dominata dal giallo), costituisce per le emozioni un “trampolino di lancio”, ma anche una zona di demarcazione tra gli aspetti emotivi in ascesa, legati a una sana espansione dell’io nella progressiva socializzazione e comunicazione, e quelli sottostanti, circoscritti nell’area privata dell’autosupporto e dell’autoradicamento della personalità, dove predominano l’arancione e il rosso.
Questo vortice di energia chiamato in sanscrito Manipura («Città dei gioielli») è anche il punto d’incontro di due pressioni emotive: quelle provenienti dall’alto (doveri, imposizioni, colpe) e quelle generate dal basso (sensazioni sessuali, autostabilità). Da qui la sua particolare importanza come centro focale della vita della personalità e il suo ruolo di canale attraverso il quale fluiscono le emozioni e si sviluppano e manifestano i desideri, destinati ad assumere diversi colori e sfumature, fino a tramutarsi nelle più luminose aspirazioni.
Cesare Peri
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