Nonostante i 5 sensi, se non avessimo la memoria, non saremmo coscienti di ciò che ci succede e che ci è successo: gli stimoli passerebbero attraverso noi senza lasciare traccia. Senza ritenzione non potremmo ripetere niente, ma dovremmo, di nuovo, apprendere ciò che ci accingiamo a fare. Si capisce facilmente come la memoria, la sua conservazione o la possibile perdita siano motivi di grande preoccupazione.
Nonostante questo, solamente in rarissimi casi i programmi didattici ed educativi prevedono lo studio dei processi mentali della memorizzazione, o il ricordare con maggiore efficacia e semplicità.
Inoltre la capacità di ricordare viene vista come una qualità innata, spesso destinata a tramontare a causa dell’età, dello stress, ecc…, e comunque indipendente dalla nostra volontà.
Anche l’uso della memoria è passivo: la maggior parte delle persone ripete infinite volte il concetto, escludendo così la comprensione vera e propria e mettendo inoltre la mente nelle condizioni più complicate per ricordare… il cosiddetto “imparare a memoria” o più comunemente detto “a pappagallo”.
La memorizzazione è invece un processo dinamico ed attivo che utilizza intelligenza, creatività e fantasia; è semplice, di facile applicazione e asseconda il normale funzionamento della nostra mente.
LE TECNICHE DI MEMORIA
Fin dall’antica Grecia ci sono stati individui che impressionavano i loro simili dando prove di memoria veramente sorprendenti: ricordavano interi poemi, elenchi di centinaia di nomi, prima in un ordine e quindi in ordine inverso, date e numeri, nomi e visi, ecc…
Nella maggior parte dei casi utilizzavano speciali tecniche di memorizzazione, dette mnemotecniche. Molti sono stati i personaggi storici che fecero uso di queste metodologie: Simonide di Ceo, Platone, Aristotele, Cicerone, Quintiliano, Tommaso d’Aquino, Lullo, Giordano Bruno, Pico della Mirandola, Leibnitz.
Negli anni le tecniche si sono perfezionate, dalle più semplici dell’antichità alle più approfondite e specifiche, di pari passo con la crescente specializzazione dei docenti.
Inoltre la scienza ha dimostrato che queste tecniche sono in effetti strettamente collegate ai meccanismi di base del cervello, pertanto si è cominciato ad usarle ed insegnarle nelle università e nelle scuole.
Corsi di tecniche di memoria si tengono sin dagli anni ’50 in molti campus universitari americani, ed è lunghissima la lista di aziende ed istituzioni che ospitano seminari sulla mnemotecnica rivolti ai propri dirigenti: Exxon, Nasa, Texas Instruments, IBM, Fiat, Olivetti e decine di medie e grandi aziende italiane.
Le premesse sono molto semplici: la nostra memoria è perfetta nel deposito dei dati, ma inefficace nel richiamo.
E’ del professor W. Penfield la scoperta della capacità delle cellule cerebrali di “catturare” e mantenere intatte negli anni le infinite percezioni rilevate dai 5 sensi: egli scoprì che quando stimolava con piccole sonde elettriche particolari cellule cerebrali, i pazienti ricordavano esperienze del passato, rivivendo realmente l’intera esperienza compresi odori, rumori, colori, movimenti e sapori.
Ecco allora che ipotizzò che all’interno di ogni cellula esista un deposito completo di ogni avvenimento del nostro passato e che, con lo stimolo adatto, potremmo riproiettare il tutto.
Le mnemotecniche, perciò, per poter essere un metodo efficace e in grado di organizzare le informazioni in un modo facilmente accessibile, devono basarsi sui principi fondamentali del funzionamento del cervello, che sono i seguenti:
– VISUALIZZAZIONE = conversione dei dati in immagini per sfruttare il senso predominante; infatti la memoria umana è visiva fino all’80-85%
– ASSOCIAZIONE di immagini
– USO DELLA FANTASIA = il coinvolgimento emotivo e l’inusualità sono fondamentali per il ricordo. Le tecniche di memoria, utilizzando questi principi, permettono di ricordare qualsiasi dato: numeri, testi, discorsi, formule scientifiche, vocaboli stranieri di qualsiasi lingua, nomi delle persone, telefoni, appuntamenti….
Nei prossimi articoli vedremo come è possibile fare tutto ciò.
continua..
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