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VIDEO BLOG: Diventa un Genio

Alberta Cuoghi

Le mie Pubblicazioni

20. SALUTI

Cari amici e care amiche,

eccoci arrivati alla fine di questo spazio speciale dedicato a come DIVENTARE UN GENIO, attraverso tecniche di memoria, lettura veloce, mappe mentali e strategie di studio.

Spero in queste settimane di essere riuscita a trasmettervi la passione che provo per questi argomenti e per le potenzialità della nostra mente, che aspettano solo di essere risvegliate! Credo che troppe volte ci dimentichiamo chi siamo e cosa siamo in grado di fare, e se questa consapevolezza del nostro Potere deve passare attraverso una nuova idea di come sia possibile studiare in modo efficace e divertendosi … beh … così sia!

Vi ringrazio di cuore per ciò che avete scritto, per la simpatia, l’arguzia delle domande fatte via mail, l’energia che mi avete regalato: questo blog è stato un’esperienza importante anche per me!

Se vi va, potete trovarmi sempre sul mio sito www.enjoyitalia.org, in cui continuerò, con passione e piacere, a rispondere alle vostre domande.

Ricordate, i grandi cambiamenti sono fatti di piccoli passi quotidiani, non di stravolgimenti. Piccole e giuste scelte giornaliere, fatte con costanza e autodisciplina, ricordandoci sempre del Potere che abbiamo e di cosa siamo in grado di fare, vi porteranno molto più lontano di quanto immaginate e un giorno, voltandovi indietro, vi stupirete di quanto sia stato semplice e di quanta strada avrete fatto.

Con affetto,

Alberta Cuoghi

19. IL METODO DI STUDIO – PARTE II

P sta per PREVIEW: cioè fai un’anteprima del materiale; serve a creare un “reticolato” su cui si depositeranno le informazioni, via via a livelli progressivi di comprensione. Ognuno di noi non impara le cose subito al 100%. Ha bisogno di rivedere il materiale più volte perché il cervello incamera informazioni via via più approfondite,appoggiandole appunto su questo reticolato.

Per fare un’anteprima fatta bene, recupera tutto ciò che può darti un’idea di cosa è importante (es: domande d’esame, punti su cui persone che hanno già raggiunto ciò vuoi tu hanno investito tempo per l’approfondimento, ecc.).

Q sta per QUESTION: cioè poniti delle domande. Chiediti cosa sai già dell’argomento, leggi la prefazione, le notizie sull’autore, il sommario, ecc. (storicamente lasciati da parte da OGNI studente). Stimola il tuo cervello nel ricercare informazioni che, per il principio che la nostra mente è perfetta in fase di deposito, sono GIA’ depositate!

La fase P e Q sono fondamentali per il tuo cervello per iniziare a crearsi una mappa, un reticolato delle informazioni. Sono fasi che devono durare qualche minuto … e fanno risparmiare tantissimo tempo dopo.

R sta per READ: cioè leggi. Consiglio di fare sempre due letture (per il principio del reticolato):

1- Lettura per recuperare l’idea in generale, per capire di cosa tratta, come è strutturato il testo, ecc. Qui non sottolineare … aspetta.

2- Lettura approfondita, per cercare i punti chiave. Qui puoi sottolineare!

Queste due fasi sono potenziate se possiedi tecniche di lettura veloce (che ti permettono di incamerare informazioni più velocemente e con una comprensione più alta (perché sei più concentrato/a) e tecniche efficaci per selezionare i punti chiave (che sono diversi dai punti importanti di un testo … è una delle difficoltà maggiori di ogni studente di ogni età, perché alla base c’è una forte insicurezza nella nostra memoria e vorremmo ricordarci tutto! Invece dobbiamo ricordare ciò che NON sappiamo e fidarci che il resto – cioè ciò a cui possiamo arrivare ad esempio con il ragionamento – ci verrà in mente).

S sta per STUDY: cioè devi memorizzare i punti chiave che hai selezionato.

Utilissime le mappe, ma anche qualsiasi altra tecnica di memoria tu conosca. Tutte tranne la ripetizione pedissequa … troppo noiosa per la mente, e ha un’efficacia pari al 10% entro 24 ore, che passa all’1% dopo solo due giorni dalla memorizzazione.

T sta per TEST: cioè devi provare a esporre. Puoi farlo davanti ad uno specchio, a voce alta, mentalmente, in gruppo, ecc. Questa fase è importantissima, perché:

– Permette di verificare se hai memorizzato bene! Meglio farlo a casa che in sede d’esame o durante una presentazione importante in ufficio!

– Permette di rendere più forti i punti chiave, perché li ripassi.

– Permette di lavorare sul cosiddetto “linguaggio tecnico”. È la bestia nera di tutti gli studenti (e non), perché è parte della valutazione della nostra preparazione. Preparandoci mentalmente prima le frasi dette “nel modo giusto”, non ci faremo più cogliere impreparati!

– Permette di creare delle sinapsi fortissime all’interno del nostro cervello tra l’immagine creata con le tecniche e la parola “vera, in italiano” che poi dovremo dire. Fondamentale!

Queste fasi, OPQRST, sembrano tante, ma in realtà durano meno di quanto si pensi, e se fatte bene aiutano il cervello a lavorare meglio e con maggiore efficienza, perché è continuamente stimolato a recuperare informazioni che ha in deposito, è costretto a ragionare, a collegare, a estrapolare e ricollegare di nuovo … quindi a fare un APPRENDIMENTO ATTIVO, e non più passivo, lento, noioso, e assolutamente inefficace, ma divertente, efficace, veloce e che dura nel tempo.

18. IL METODO DI STUDIO – PARTE I

Ho lasciato volutamente questo argomento per ultimo, anche se forse avrei dovuto affrontarlo all’inizio, perché a tutti gli effetti il metodo di studio è il “cappello” sotto cui si svolge tutto il processo di apprendimento. E’ cosa si fa da quando si prende in mano il testo (anzi, anche prima!), fino al momento dell’esposizione vera e propria. Ho deciso di tenerlo alla fine perché ho pensato fosse interessante fare un riepilogo di tutto quanto visto, e rimetterlo in sequenza, dando una priorità temporale alle varie tecniche e atteggiamento mentale da avere.

La sequenza che vi propongo deriva da anni di applicazioni, non solo mie personali, ma anche da quelle di migliaia di allievi che ho avuto il privilegio di incontrare. Benché non ci sia lo spazio, purtroppo, per approfondire, consiglio comunque di sperimentare le diverse fasi.

All’inizio ho spiegato come l’apprendimento abbia 4 fasi (vedi primo articolo):

Acquisizione dei dati (attraverso l’ascolto, la lettura, ecc.);

Comprensione delle informazioni;

Organizzazione del materiale che riteniamo importante;

Ricordo dei dati;

Il metodo di studio deve seguire questo iter, perché è così che avviene il deposito delle informazioni migliore… lo so, tutti vorremmo fare acquisizione-ricordo… ma non è possibile… quindi mettiamoci il cuore in pace e procediamo per ordine. Considerate che se svolte bene, le fasi che vi suggerisco diminuiranno notevolmente il tempo che dedicherete all’apprendimento e migliorerete parallelamente la capacità di ricordo.

IL METODO OPQRST

Il metodo OPQRST (è un acronimo facilissimo da ricordare) spiega le diverse fasi da seguire:

O sta per ORGANIZZAZIONE: bisogna organizzarsi bene prima a livello di:

MATERIALE, recuperando tutti gli appunti, le note, i libri, i video, dispense, ricerche sull’autore, materiale trovato su internet, ecc. che si deve studiare. E recuperando anche tutti i fogli, colori per le mappe mentali, matite, penne, ecc. che useremo.

AMBIENTALE, cioè creare l’ambiente piacevole, utile e necessario all’apprendimento. State attenti a:

– luce giusta (possibilmente non un neon, sì alla luce naturale o a quelle alogene);

– temperatura (né troppo caldo, né troppo freddo) ;

– una giusta ventilazione;

– musica (se lo desiderate); suggerisco musica classica o Mozart (aiuta ad entrare nella fase Alfa molto rapidamente);

TEMPORALE: ossia organizza il tuo tempo, tenendo conto che NON è vero che hai 7 giorni a disposizione, ma molto meno. Devi tenere conto di eventuali imprevisti (nel senso che devi considerare ogni giorno del tempo che POTRESTI dedicare agli imprevisti… se non ne hai, avrai guadagnato tempo!!!), di quei giorni in cui sai di avere degli appuntamenti, o che sai che non potrai dedicare tempo (tipo il sabato pomeriggio, storicamente dedicato a fare “le vasche” in centro…), ecc…

MENTALE: cioè preparati prima facendo:

o Un rilassamento, così da lavorare direttamente in fase alfa (cioè quella di massima concentrazione);

o Mangia bene, e sano, perché noi siamo ciò che mangiamo. In America si dice: “garbage in, garbage out”, cioè se ingerisci spazzatura, esce da te spazzatura. Consiglio di leggere attentamente il VIDEO BLOG “Alimentazione Energetica” del Dr. Golia Vincenzo Pezzulla … ricca di tantissimi spunti!

o Poniti un obiettivo. Fissa sull’agenda la scadenza entro cui vuoi essere preparato/a sull’argomento e punta a quello, cercando di non distrarti. Un consiglio? Poiché molti di noi lavorano meglio sotto stress, ti consiglio di mettere la tua scadenza qualche tempo prima. Avere un esame fra 4 mesi non ci motiva così tanto quando averne uno fra 3 settimane… Ci impedisce di rimandare e procrastinare!

o Cerca di migliorare, di un passo, ogni giorno con autodisciplina. Se oggi sei riuscito/a a lavorare bene per 20 minuti, ok; domani cerca di farlo per 21 minuti. Sembra una tattica molto semplice, ma chi è arrivato veramente lontano non è colui che si è lanciato a fare una maratona in un giorno, ma colui che ogni giorno ha fatto un passo in più. Inoltre c’è molto meno stress e punti la tua attenzione su cosa hai fatto bene, predisponendoti sempre con l’atteggiamento mentale giusto.

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17. LA LETTURA VELOCE – PARTE II

COME LEGGONO VERAMENTE I TUOI OCCHI?

La risposta è che gli occhi compiono piccoli “salti” piuttosto regolari. Questi salti portano gli occhi da un punto fisso a un altro, di solito un po’ più di una parola per volta. Quindi l’occhio non si muove affatto in modo fluido sulla pagina. Al contrario, si sposta con piccoli saltelli da sinistra a destra, fermandosi un attimo per assorbire una parola o due prima di andare oltre e ripetere il processo da capo.

Quindi in sostanza l’occhio, per poter leggere, deve essere FERMO. Queste pause occupano la maggior parte del tempo e, dato che ogni pausa può durare da un quarto di secondo a un secondo e mezzo, è possibile apportare un immediato miglioramento alla velocità con cui leggi sprecando meno tempo su ogni pausa.

Altro errore che spesso si fa è quello di rileggere le parole, a volte tornando indietro addirittura di tre parole per assicurarsi di aver assorbito il corretto significato.

Queste pratiche di fare salti all’indietro (ritornare, quasi per abitudine, sulle parole appena lette) e di regressione (tornare consapevolmente a rileggere parole che il lettore sente di aver tralasciato o di non aver compreso) causano l’eccessiva lentezza di un lettore.

Un lettore veloce si abbandona raramente a queste ripetizioni non necessarie, che provocano una notevole riduzione di velocità nei lettori scarsi. Se ogni salto all’indietro o regressione impiega all’incirca un secondo, e ne vengono fatti circa due per ogni riga, allora in una pagina standard di 40 righe si perdono un minuto e venti secondi. Su un normale libro di 300 pagine, 1 minuto e 20 secondi x 300 pagine = 400 minuti, cioè 6 ore e mezza in più di tempo perso a leggere (oltretutto, senza comprendere)!

COMPRENSIONE

Aspetta un attimo!” potresti dire, “mi hanno sempre detto che per capire correttamente dovevo leggere ‘lentamente e con attenzione’. Aumentare la velocità a cui leggo diminuirà sicuramente la mia comprensione, vero?”. Questa convinzione sembra logica, tuttavia una piccola indagine può mostrare la sua infondatezza. Leggi l’affermazione seguente esattamente così come la trovi scritta, assorbendo “lentamente e con attenzione” e mirando a una comprensione perfetta.

Difficile? Certo! Perché il tuo cervello non è progettato per leggere a un ritmo così lento. Leggere lentamente e con attenzione incoraggia il cervello a leggere sempre più lentamente, con sempre meno comprensione.

Ora guarda la prossima frase, questa volta leggendo le parole così come sono state raggruppate:

Il tuo cervello lavora con molto più agio a velocità di 400 PAM e oltre. Dunque, un aumento di velocità conduce automaticamente ad un aumento di comprensione perché le informazioni sono organizzate in gruppi di significato ai quali il tuo cervello associa subito un senso.

Questa accresciuta capacità di capire ti aiuta a sua volta a comprendere meglio, poiché la memoria è essa stessa basata sulla capacità del tuo cervello di organizzare le informazioni in insiemi dotati di significato. Il tuo primo compito, allora, è metterti al lavoro per eliminare le cattive abitudini di fare salti all’indietro, regredire e assorbire un numero di parole eccessivamente ridotto.

Inoltre se il tuo tempo normale di fissazione è di un secondo, e riesci a velocizzarti fino ad arrivare a impiegare solo mezzo secondo per fissazione (cosa che dovrebbe risultare facile, ricordando che il tuo occhio può assumere informazioni a un cinquecentesimo di secondo), allora avrai raddoppiato la velocità a cui leggi.

Insomma, con gli opportuni esercizi e un po’ di costanza, è possibile raggiungere in pochissimo tempo una velocità almeno 3 volte superiore o, con tecniche avanzate come la fotolettura, arrivare a gestire un libro di 250 pagine nell’intero processo di apprendimento (quindi dalla lettura all’esposizione) in 3 ore.

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LA LETTURA VELOCE

16. LA LETTURA VELOCE – PARTE I

Negli ultimi anni il volume di riviste e libri pubblicati dalla stampa internazionale ha raggiunto proporzioni quasi inimmaginabili. Inoltre, l’invenzione del computer e del fax ha aggiunto, per la maggior parte delle persone, letteralmente chilometri di ulteriore materiale da leggere.

Qualche decennio fa, la persona media era in grado di navigare comodamente lungo i fiumi delle informazioni: quei fiumi, ora, si sono tramutati in torrenti in piena che minacciano di sommergerci.

Diamo un’occhiata al modo in cui ti è stato insegnato a leggere e, in seguito, al tuo potenziale che ti permetterà di “affrontare le rapide” con facilità.

COME TI È STATO INSEGNATO A LEGGERE?

Il metodo fonico consiste nell’imparare prima l’alfabeto dalla A alla Z e nell’associare ad ogni lettera il corrispondente suono (così R si legge “r”, anziché “erre”). In seguito, al bambino vengono presentate le lettere e i suoni nel contesto di una parola. Quindi, di fronte alle parole “la casa”, si insegna dapprima a leggere “lll-aaa- ccc-aaa-sss-aaa” (non “elle-a-ci-a-esse-a”), finché il bambino acquisisce la necessaria fluidità.

Quando il bambino ha imparato a produrre i suoni corretti (cioè vocalizza nel modo giusto), gli viene insegnato a leggere silenziosamente. Quest’ultimo passaggio spesso richiede molto tempo, e molti bambini, anche da adulti, non riescono mai a superare la fase della lettura in cui muovono le labbra. Quelli che invece riescono a superare questa fase, potrebbero, tuttavia, continuare a vocalizzare tra sé e sé. In altre parole, sono consapevoli a livello conscio, mentre leggono, del suono che ha ogni parola.

Il metodo “guarda e pronuncia” consiste invece nel mostrare al bambino un’immagine (per esempio, una mucca) con una didascalia che riporta la parola che rappresenta il soggetto, cioè “mucca”.

Una volta che il bambino si è dimostrato in grado di riconoscere le parole e di leggere in silenzio, di solito si dà per scontato che abbia imparato a leggere e che, quindi, sia alfabetizzato. Dall’età di sette anni in avanti gli vengono fornite pochissime istruzioni supplementari, poiché si crede che, una volta assimilata la capacità di leggere, il bambino abbia semplicemente bisogno di metterla in pratica. Ciò non potrebbe essere più lontano dalla verità, poiché ciò che in realtà è stato insegnato al bambino è solo la primissima fase della lettura. Lasciare il bambino in questo stato, in cui rimane fino all’età adulta, è un po’ come assumere che, una volta che un bambino ha iniziato a gattonare, il processo di locomozione sia già completo!

E’ il momento di evolvere e di imparare a usare al meglio le nostre capacità!

IL TUO POTENZIALE DI LETTURA VELOCE

E’ assolutamente possibile migliorare la velocità di lettura fino a raggiungerne una almeno doppia di quella attuale, e di arrivare in seguito alla velocità di 1000 parole al minuto o più (con la lettura fotografica si arriva a 250.000 parole al minuto), con dei semplici esercizi.

Inoltre considera che:

– le dimensioni delle pupille cambiano anche con le emozioni; più sei interessato, più la tua pupilla si dilata, più dati assorbi.

– le immagini vengono inviate lungo il nervo ottico e trasmesse all’area visiva del cervello (il lobo occipitale) che è, in realtà, quello che svolge il compito di lettura, dirigendo gli occhi su tutta la pagina alla ricerca di informazioni di particolare interesse per il tuo cervello.

Ognuno dei tuoi occhi è lo strumento ottico più straordinario noto agli esseri umani, al cui confronto anche i più avanzati telescopi e microscopi usati per analizzare il macrocosmo o il microcosmo impallidiscono.

Se desideri testare la velocità con cui leggi un testo, ho preparato un TEST DI LETTURA VELOCE. Lo trovi nel mio sito: WWW.ENJOYITALIA.ORG, nella categoria “RISORSE” sotto “ARTICOLI”, e il nome è: “TEST LETTURA VELOCE”.

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15. LE MAPPE MENTALI: UN MODO NUOVO DI PRENDERE APPUNTI

Le mappe mentali sono state una felicissima intuizione di Tony Buzan, che ha cercato di passare dal classico prendere appunti in modo lineare, usando solo la parola, alla fusione dell’uso dei due emisferi, cercando inoltre di rappresentare il tutto con la stessa struttura lineare del neurone, la cellula del nostro cervello.

Una mappa mentale attinge a tutte le tue abilità mentali: le abilità associative e immaginative provenienti dalla tua memoria; le parole, i numeri, le liste, le sequenze, la logica e l’analisi legate alla parte sinistra del cervello; il colore, le immagini, le dimensioni, il ritmo, i sogni a occhi aperti, la consapevolezza dello spazio legate alla parte destra del cervello; il potere che hanno gli occhi di percepire e assimilare; il potere delle mani di riprodurre con abilità sempre maggiore ciò che gli occhi hanno visto; e il potere di tutto il cervello di organizzare, immagazzinare e recuperare ciò che ha imparato.

Negli appunti presi con le mappe mentali, invece di trascrivere ciò che si vuole ricordare utilizzando una normale frase o una lista, si pone un’immagine al centro della pagina (per favorire la concentrazione e la memoria), e in seguito da essa si fanno sviluppare ramificazioni organizzate intorno all’immagine stessa, usando parole e immagini chiave. Man mano che continui a creare la mappa mentale, il tuo cervello crea una mappa integrata di tutto il territorio che stai esplorando.

Le regole per la creazione delle mappe mentali sono le seguenti:

1. Si pone un’immagine colorata al centro della pagina.

2. Le idee principali si sviluppano dal centro in forma di ramificazioni.

3. Le idee principali vanno scritte in carat¬teri più grandi rispetto alle idee di secondaria importanza.

4. Una parola sola per ogni ramo. Ogni parola attiva un numero enorme di associazioni, e questa regola lascia a ognuna di esse la libertà di formare altre associazioni nel tuo cervello.

5. Usa sempre il maiuscolo.

6. Le parole vanno sempre scritte sopra ai rami (così da fornire al tuo cervello un’immagine più chiara da ricordare). I rami devono essere sempre collegati a quelli precedenti e successivi (aiuta la mente ad associare). Devono essere della stessa lunghezza delle parole.

8. È opportuno usare più immagini possibili (ciò aiuta a sviluppare un approccio che coinvolge il cervello nella sua interezza: un’immagine vale mille parole).

9. Varia le dimensioni quando è possibile (ciò che risalta alla vista viene ricordato più facilmente).

10. Usa numeri o codici, elenchi, collegamenti, frecce, simboli, numeri, lettere, immagini, colori, dimensioni, sottolineatura dei contorni.

Le mappe mentali posso essere usate da tutti, anche da chi non sa disegnare: la cosa importante è che quel disegno, per pur “da asilo” che possa essere, deve essere in grado di rievocare il significato della parola chiave e deve avere un significato per noi. Il resto non importa. Inoltre una mappa mentale (come ogni cosa del resto) deve essere bella da vedere. A nessuno fa piacere mettere attenzione, tempo e impegno su un qualcosa che esteticamente non ci colpisce o addirittura che sia brutto a vedersi!!!

Le mappe mentali inoltre possono essere usate per tantissime altre applicazioni, come la progettazione, il Brain Storming di idee, per prendere appunti in diretta, per fare delle scelte, organizzare le idee, fare lavori di gruppo, pianificare, preparare interventi e relazioni e risolvere problemi.

Se usate in modo appropriato, le mappe mentali moltiplicheranno di almeno tre volte la tua efficienza nel leggere e nell’apprendere, nell’esporre e nell’organizzare, e ti faranno risparmiare tantissimo tempo, aumentando di conseguenza la tua generale efficacia nell’apprendimento.

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LE MAPPE MENTALI

14. PRENDERE APPUNTI IN MODO EFFICACE

Per secoli la specie umana ha registrato e annotato informazioni allo scopo di ricordare, comunicare, analizzare e risolvere problemi, pensare creativamente e riassumere. Le tecniche usate sono state frasi, liste, linee, parole, analisi, logica, linearità, numeri e monocromatismo (uso di un solo colore).

Per quanto alcuni di questi sistemi possano sembrare efficaci, usano tutti quelle modalità di pensiero che ora sai essere dominanti dell’emisfero sinistro della corteccia cerebrale, dimenticandosi di usare un’altra parte fondamentale del nostro cervello: l’emisfero destro! Solo usando gli elementi caratteristici dell’emisfero destro (dimensioni, colore, disegno, tridimensionalità, ecc.), darai la possibilità alla tua mente di esprimere per intero la sua grandezza.

GLI SVANTAGGI DEL MODO PIÙ DIFFUSO DI PRENDERE APPUNTI

Innanzitutto, chi è intento a trascrivere tutto agisce come un lettore che non fa l’anteprima: non riesce a distinguere il “tutto” (il flusso generale dell’argomentazione), perché è troppo immerso nelle parti che lo compongono.

In secondo luogo, preoccuparsi continuamente di prender nota di tutto impedisce di attuare un’analisi critica, obiettiva e continua del tema in questione, e di comprenderlo veramente. Troppo spesso l’attività del prendere appunti sospende quella mentale, un po’ come una segretaria potrebbe battere a macchina un intero romanzo, senza poi avere la benché minima idea di cosa esso parli.

In terzo luogo, gli appunti presi in questo modo tendono a diventare così voluminosi (specialmente quando si aggiungono ad appunti già presi dai libri) che, quando viene il momento di ripassare, lo studente scopre di dover rileggere tutto daccapo.

Prendere appunti in modo efficace non significa riportate pedissequamente quanto si è sentito o si è letto. Al contrario. Si tratta, piuttosto, di un processo selettivo che tende a ridurre al minimo il volume di parole trascritte e a massimizzare la capacità di memorizzarle leggendole.

Per farlo, si usano le parole chiave. Una parola chiave è una parola che racchiude una varietà di significati nell’unità più piccola possibile. Quando si richiama quella parola, i significati cominciano a scaturire liberamente. Scegliere le parole chiave è facile. Il primo passo è eliminare tutte le parole superflue, fidandosi che la nostra mente, la nostra intelligenza e la capacità di ragionamento ci permetta di recuperare appieno il significato racchiuso nella parola chiave stessa.

Quando si prendono appunti con le parole chiave, è importante ricordare che esse devono far scattare il tipo giusto di ricordi. Quindi, in questo caso, parole come “meraviglioso” o “terrificante”, pur essendo pittoresche, risultano troppo generiche. Esse veicolano molti altri significati che potrebbero non aver nulla a che fare col concetto particolare che vuoi ricordare.

Inoltre, una parola chiave dovrebbe essere soddisfacente innanzi tutto per te. Nella maggior parte dei casi, non occorre ricavare le parole chiave direttamente dalla lezione che si ascolta o dal testo che si legge. È preferibile una parola scelta da te, in grado di riassumere efficacemente le parole scritte da un altro.

Se ti eserciti a prendere appunti mediante parole chiave, ti sorprenderai di quante informazioni in più potrai registrare utilizzando uno spazio limitato.

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13. L’INTELLIGENZA SOCIALE: TU E GLI ALTRI

L’Intelligenza Sociale è la capacità di usare tutte le altre intelligenze (vedi articoli precedenti) per relazionarsi in modo positivo con gli altri esseri umani. Riguarda cioè gli incontri fra due persone, quelli con gruppi piccoli o grandi, e la capacità di avere rapporti efficaci con i media (soprattutto in questa epoca).

È l’intelligenza che permette di comprendere e apprezzare le differenti personalità che si incontrano, ciò che le motiva, i loro bisogni, come farli sentire a proprio agio e contente di essere in vostra compagnia.

È un’intelligenza molto importante, perché andare d’accordo con gli altri è essenziale per sopravvivere e per avere successo, perché avere un’Intelligenza Sociale ben sviluppata ti permette di sentirti più fiducioso, aumenta l’autostima, e così ti senti più tranquillo con gli altri raggiungendo una vita sociale più attiva e appagante; sarà molto più facile comunicare e, perché no, parlare in pubblico senza paura.

UN’INTELLIGENZA CHE FA PAURA?

Un’Intelligenza Sociale completamente sviluppata ti permetterà di avere relazioni dirette con moltissime persone e gruppi, piccoli o grandi.

Hai paura di parlare in pubblico? Sappi che non sei solo.

Lo sapevi? In una recente ricerca, la paura più grande per gli uomini (più grande ancora di quella dei serpenti, dei ragni, dei topi, degli insetti, della guerra, della carestia, della malattia, degli attacchi degli alieni e della morte) è risultata essere quella di parlare in pubblico, che ha totalizzato un punteggio percentuale doppio rispetto alla seconda paura più diffusa!!!

A prima vista sembra un risultato sorprendente, ma un’indagine più accurata rivela che si tratta di una risposta molto naturale e prevedibile. Molti hanno uno scarso o nullo allenamento a esporre ciò che pensano in pubblico e spesso, soprattutto in situazioni professionali, scoprono all’improvviso che ci si aspetta che facciano una presentazione davanti a colleghi, clienti, capi, il cui risultato può avere effetti significativi sulla loro carriera.

Anche in occasioni sociali (per esempio i matrimoni), quando chi deve parlare ha intorno amici che lo sostengono moralmente, pronunciare un discorso può essere un’esperienza molto stressante, se non si è preparati.

Ciò che bisogna tenere presente è che comunicare con un vasto gruppo di persone è più o meno come parlare a una persona sola. Ciò ti aiuterà a non sentire la pressione dei grandi numeri e a relazionarti con tutti in modo più personale.

Pensa, per esempio, a quando sei a teatro o a un concerto, e al rapporto che hai verso chi si trova sul palco. Mentre ascolti e guardi, anche se circondato da centinaia di persone, sei l’unico ad ascoltare con le tue orecchie, a vedere con i tuoi occhi, a reagire fisicamente ed emotivamente all’esibizione nel tuo modo assolutamente peculiare, a ricordare lo spettacolo nel modo in cui lo fai tu, ecc. Il rapporto, dunque, fra gli artisti e te è assolutamente personale, che tu sia solo, con un’altra persona, o con un milione.

Un altro trucco da ricordare che ti aiuterà a tranquillizzarti quando dovrai fare un discorso in pubblico è di preparare attentamente il materiale. Sembra ovvio, ma se saprai di cosa parlare, sarai in grado di mantenere il controllo della situazione.

Per dimostrarti quanto tu sia unico, prova a scrivere su un foglio le prime 10 parole che ti vengono in mente partendo dalla parola “FELICITA’”. Poi chiedi ad altre 4 persone di fare la stessa cosa. Vedrai che la maggioranza (se non tutte) risulteranno diverse!!!

Ti aiuterà a comprendere l’individualità infinitamente variabile di coloro che ti circondano.

IL BISOGNO DI AMICIZIA E DI AMORE

Gli esseri umani sono creature sociali, e studi recenti hanno dimostrato che uno dei requisiti principali di cui hanno bisogno per sopravvivere è l’amore e l’affetto, in tutte le sue forme: fraterno, spirituale e sessuale.

Per capire quanto è importante, basta pensare a come ti sentiresti se ne venissi privato…: probabilmente proveresti un fortissimo dolore o la reazione opposta, di durissima difesa/attacco.

Perché parlare di amore in una rubrica sulla mente e sul cervello? Perché è il cervello, e non il cuore, il centro delle emozioni, e se è affettivamente soddisfatto, gran parte degli altri aspetti della gestione e dello sviluppo personale tornano al loro posto.

UNA STAR DELL’INTELLIGENZA SOCIALE

Tornando letteralmente alla luce, dopo quasi tre decenni di vita trascorsi in carcere, Mandela ha dimostrato un’Intelligenza Sociale quasi impareggiabile. Uscito di prigione, Mandela:

•Ha radunato più di 100.000 persone, che lo hanno seguito fiduciose, conquistate, dalla sua personalità.

•Ha incontrato i capi di stato, dai dittatori ai rappresentanti del popolo liberamente eletti, stabilendo con ognuno ottime relazioni.

•Ha giocato con i bambini poveri di Soweto.

•Ha avuto molteplici incontri con la stampa internazionale, che lo ha descritto in modo entusiastico.

•Ha trattato con i gruppi rivoluzionari ribelli, riuscendo quasi sempre ad avvicinarli alla sua interpretazione della situazione sociale.

•Si è rivolto a migliaia di insegnanti, enfatizzando l’importanza dell’educazione e del loro ruolo.

•Si è rivolto indistintamente a platee di tutto il mondo attraverso le televisioni, affrontando sempre questioni che attenevano profondamente al miglioramento dell’Intelligenza Sociale e dei rapporti sociali.

•Infine, particolare più notevole di tutti, non ha mai mostrato in pubblico il minimo rancore per gli anni di persecuzione subiti.

Riesci a immaginare di passare ventisette anni in prigione, in una cella squallida e in semi-isolamento, e di uscirne per diventare uno dei più grandi e carismatici leader al mondo?

Nelson Mandela lo ha fatto.

Anche per questi motivi, Nelson Mandela ha ricevuto il premio Nobel per la pace.

Ora che sai quanto sia importante l’Intelligenza Sociale, come superare la paura, quanto siano fondamentali l’amicizia e l’amore, e quanto sorprendente e interessante tu e i tuoi simili siate, sei pronto/a per il prossimo Workout del Cervello!

Se desideri sviluppare e soprattutto esercitare questa nostra eccezionale intelligenza, ho preparato 12 ESERCIZI e un TEST per valutare lo stato attuale e naturalmente i progressi post-esercizi.

Lo trovi nel mio sito: WWW.ENJOYITALIA.ORG, nella categoria “RISORSE” sotto “ARTICOLI”, e il nome è: “WORKOUT INTELLIGENZA SOCIALE”.

Buon divertimento!

RICORDARE VOCABOLI STRANIERI

12. INTELLIGENZA PERSONALE

L’Intelligenza Personale è forse l’intelligenza più importante, perché riguarda l’unica persona con cui trascorriamo ogni istante della nostra vita: noi stessi.

Questa intelligenza riguarda la conoscenza e la soddisfazione di sé e consiste nella comprensione di se stessi, in un modello (o una mappa) valido e sincero di sé, e nella capacità di imparare partendo da tale consapevolezza. Se si possiede un’Intelligenza Personale sviluppata, ci si sente perfettamente a proprio agio con se stessi e si riesce a superare quasi ogni tipo di problema personale.

L’Intelligenza Personale, oltre a essere uno dei fondamenti per lo sviluppo dell’Intelligenza Sociale e Spirituale, indica che siete in grado di gestire le vostre reazioni agli eventi, e non lasciate che gli eventi vi controllino in modo poco appropriato e autolesionista. I segnali di un alto livello di Intelligenza Personale comprendono sapere dove state andando, saper godere della vostra compagnia quanto di quella degli altri, essere impegnati nel continuo sviluppo di voi stessi e in genere saper gestire bene la vita.

Esempio per capire meglio:

Siete in auto e state andando al lavoro. Arrivate ad un incrocio e, allo scattare del verde, arriva improvvisamente un’auto da destra che non ha rispettato le normali regole del Codice della Strada.

La normale reazione che potreste scegliere di avere, potrebbe essere fare dei gestacci, insultare, suonare il clacson, fare considerazioni poco positive, ecc.

Quello che a volte non si fa è di considerare possibili alternative, non solo sul come reagire, ma anche sul perché accadono certe cose.

Ad esempio è abbastanza evidente che, dal punto di vista del reale impatto sulla vostra vita, l’episodio non merita quasi la vostra considerazione. In più, se ipotizzate che l’altro conducente abbia avuto reali motivi per comportarsi così (ad esempio si sentiva male e stava correndo all’ospedale, oppure ha appena scoperto che sta per diventare papà, oppure l’acceleratore si era bloccato, ecc.) ecco che la nostra reazione potrebbe essere diversa.

Vi sarete accorti che le reazioni normali a ciò che succede nell’ambiente che ci circonda sono dovute all’abitudine emotiva, e di solito si basano su una conoscenza incompleta dei fatti. Soprattutto, le reazioni sono una questione di scelta.

Infuriarsi quando qualcosa accade è una reazione a un evento, ma non è l’unica possibile. L’individuo dotato di un alto livello di Intelligenza Personale prenderà in considerazione le possibili opzioni e poi sceglierà la reazione più appropriata e positiva. Nello stesso modo gestirà i rapporti con colleghi difficili, costruirà amicizie sulla base della comprensione, affronterà ogni situazione in cui ci si sente «provocati», aiuterà i figli a comprendere le proprie rabbie, giustificate o meno, e a gestirsi.

L’individuo che non ha sviluppato un’Intelligenza Personale sprecherà tempo ed energia rimanendo «vittima» delle circostanze, e ostaggio impotente della propria abitudine al pensiero negativo.

La scelta sta, letteralmente, a voi.

Colui che è dotato di un alto tasso di Intelligenza Personale è normalmente considerato una persona che pensa positivo. È importante sottolineare che questo non significa andare in giro sorridendo e dicendo che tutto è meraviglioso! Vuol dire considerare ogni situazione, indipendentemente dalla sua gravità, cercando di trovare il modo migliore per gestirla.

MOHAMMED ALI’

Mohammed Ali, uno dei più grandi sportivi del ventesimo secolo, ha un’enorme fiducia in se stesso. La sua convinzione di essere «il più grande» non lo ha sorretto soltanto negli incontri di boxe, ma ha anche minato la sicurezza dei suoi avversari, perché ci credevano anche loro! Anche oggi, pur essendo affetto dal morbo di Parkinson, conserva la stessa fiducia personale, e rifiuta di considerarsi vittima dei cedimenti del corpo.

«Sono felice e soddisfatto», ha dichiarato in un’intervista. «Pensate a tutte le opportunità che ho avuto, a tutto ciò che mi è stato dato. Il Parkinson è solo un’altra battaglia. Non preoccupatevi per me, sto bene.»

Un mirabile esempio di Intelligenza Personale!

Avere un’Intelligenza Personale non significa non poter mai esprimere la rabbia. Al contrario!!!! Significa avere la piena libertà di esprimere le emozioni (sempre nel rispetto di chi ci sta intorno, essendo alla fine una nostra questione), sapendo che in certe situazioni sono espressioni del tutto appropriate e sane dei sentimenti, pur riconoscendo che non è sempre così.

Ormai, vi sarete resi conto che l’Intelligenza Personale è un elemento fondamentale della cosiddetta «Intelligenza Emotiva». Dovreste inoltre avere capito che, sviluppando l’Intelligenza Personale, svilupperete anche l’Intelligenza Sociale, esercitando e migliorando al tempo stesso la vostra Intelligenza Creativa.

Ora che abbiamo scoperto l’Intelligenza Personale, siamo pronti per un Workout del Cervello molto divertente e stimolante! Se desideri sviluppare ed esercitare questa nostra eccezionale intelligenza, ho preparato 15 ESERCIZI e un TEST per valutare lo stato attuale e naturalmente i progressi post-esercizi.

Lo trovate nel mio sito: WWW.ENJOYITALIA.ORG, nella categoria “RISORSE” sotto “ARTICOLI”, e il nome è: “WORKOUT INTELLIGENZA PERSONALE”.

Buon divertimento!