Stamattina tutti i giornali italiani ricordano quanto brutale può essere la natura umana, riempendo le pagine per raccontare l’omicidio della piccola Yara. C’è un accanimento mediatico sui dettagli della tragedia, tuttavia, che ci fa interrogare sul senso di quello che accade: siamo tutti indignati… ma, di fatto, cosa facciamo per creare una realtà migliore? Fra una settimana, o fra poche ore, quando avremo finito di “indignarci”, torneremo a fare le solite cose, a essere nel solito modo…
E che differenza c’è, inoltre, tra una ragazzina italiana e un’altra, moltissime altre, che ora, in Libia, stanno subendo violenza?
In genere non ci occupiamo delle notizie politiche o di cronaca, perché sono già abbondantemente presenti nell’informazione che riceviamo dai media, e anche perché sappiamo bene che quello su cui va l’attenzione, aumenta.
Sappiamo anche, tuttavia, che siamo tutti collegati, e quanto accade a una parte del pianeta, influisce in un modo o nell’altro, su tutto il resto. Cogliamo l’occasione, quindi, per invitare a una riflessione profonda.
Vogliamo ricordare, al di là di tutto, quanto sia importante vivere avendo la possibilità di fare le proprie scelte. Riflettiamo sul bene e sui privilegi che sono parte della vita di molti di noi, ma non di tutti. Riflettiamo sul fatto che una dittatura di anni può cadere in pochi giorni, come anche una qualunque dittatura che pensiamo di avere all’interno di noi stessi.
Finché siamo vivi, non c’è nulla che può impedirci di cambiare la nostra vita, e di alimentare il cambiamento nella vita attorno a noi. Occorre solo decidere di volerlo. L’unica parola che può mettere fine al cambiamento è il sostantivo “morte”, e forse neanche quella, perché individui come Giordano Bruno sono ancora vivi e forti.
Non sappiamo se ci sono ragioni politiche nascoste, oltre quelle già ipotizzabili (a partire dal controllo delle risorse economiche) ad alimentare le guerriglie in Medio Oriente. Non sappiamo se c’è lo zampino del “2012” nei terremoti, negli tsunami e in quant’altro scuote il pianeta. Non possiamo dichiarare nulla con certezza.
Ma sappiamo che lasciarsi spaventare ci distrae dalle possibilità che l’anima mette a disposizione, sempre, in questo momento. Lasciarsi coinvolgere troppo, o troppo poco, non è la soluzione. Non è questione di puntare il dito, di scappare, di fare polemica. Crediamo davvero – perché lo viviamo ogni giorno – che la coscienza collettiva abbia una sua forza. La coscienza collettiva siamo noi, siamo “io e te”…
Chiediamoci allora in che modo alimentiamo il conflitto nel nostro paese o sul pianeta, attraverso i nostri stessi conflitti quotidiani… Scegliamo di attivarci per creare nuove vie, nuove soluzioni, nuove rinascite.
Siamo allo stesso tempo individui e umanità.
Siamo un IO che può ascoltare se stesso, e in questo ritrovarsi unito al TUTTO.
Quando arriva la domanda “Cosa posso fare?”, siamo a un passo dal risveglio. E quando capiamo che la risposta appartiene alla nostra coscienza, il risveglio sta accadendo.
Camilla Ripani
www.anima.tv..
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