Si parla tanto dell’amore e dell’amare gli altri… Sforzarsi di ascoltare il prossimo, mettersi nei suoi panni, avere coscienza delle esigenze di chi ci sta intorno e considerare la realtà degli altri, è e rimane fondamentale. L’Anima ècoscienza di gruppo, è unione, è capacità di collaborare e costruire insieme.
A questo, tuttavia, non si può togliere l’amore e l’accettazione di sé. Se non siamo in grado di amare noi stessi, di accettare quello che siamo, rischiamo di usare il rapporto con l’altro come mezzo per riempire il nostro vuoto interiore… amare se stessi è la migliore testimonianza che possiamo dare alle persone intorno a noi, sul fatto che crediamo nell’amore e che altrettanto vogliamo che ognuno possa esserne parte.
Marianne Williamson, nota ricercatrice spirituale, esprime questo concetto con i seguenti versi:
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda
è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo:
“Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?”
In realtà, chi sei tu per non esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri…
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