La terza Fatica di Eracle è catturare il terribile Cinghiale di Erimanto, una belva che porta devastazione ovunque, e consegnarlo al Re Euristeo.
In questa fase la coscienza non deve più lottare contro gli istinti primari ma fare un passo ulteriore: catturare ossia incanalare e controllare le energie.
Eracle insegue inutilmente il Cinghiale il quale riesce sempre ad andare più veloce, allora decide di spingerlo verso l’alto del Monte Erimanto.
Pian piano, la belva comincia a stancarsi e quando si imbatte nella neve, simbolo della purezza, rallenta la sua andatura per cui Eracle riesce a raggiungerlo e a catturarlo con una rete.
Il Cinghiale di Erimanto rappresenta l’auto-affermazione che ignora i limiti e travolge tutto. Ci troviamo al livello del terzo chakra che esprime la piena formazione dell’io.
Quando Euristeo vede l’animale nel momento in cui Eracle glielo consegna, si spaventa e si nasconde dentro una botte. Infatti, chi non percorre l’erta salita del Monte Erimanto, ossia non affronta il percorso di conoscenza e auto-conoscenza e non impara a imbrigliare le forze dell’io, quando si trova di fronte “all’ombra” non può che spaventarsi.
Quando la personalità a livello psicologico è pronta per raggiungere la piena maturazione, dobbiamo salire sull’Erimanto per catturare e imbrigliare le spinte delle forze vitali ed egoiche, ma se non facciamo questa salita e rimaniamo ai piedi del Monte l’istinto e l’autoaffermazione non potranno essere sublimati e continueranno a fare danno.
Cesare Peri
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