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01. PARTIAMO DALLA SCUOLA

Scontri in piazza, atenei occupati, lezioni per strada, studenti, professori, insegnanti manifestano (tra gli altri anche Margherita Hack ha tenuto lezioni in strada a Firenze!…) , blocchi alle lezioni … non si sta scherzando… e per fortuna!

E’ ormai quasi prassi che con mosse improvvise (Decreto…) necessitate dall’apparente Urgenza del momento, sotto la scure della Paura – generata e aumentata spesso a proposito per spostare l’attenzione (oggi è il caso del crollo delle Borse … ) – vengano proposte riforme importanti, epocali, che conducono a Punti di Svolta, naturalmente nella direzione opposta a quella che tutti vorrebbero …. E così nella fretta, nel panico, nell’attaccamento a bisogni a cui siamo stati assuefatti in tempi infiniti dai Media, vengono prese decisioni determinanti per il Paese… Oggi nell’occhio del Ciclone è la SCUOLA, la FORMAZIONE, la Riforma Gelmini con i suoi tagli all’Istruzione e… e… e… –

Ci sarebbe TANTO, TANTO di cui parlare, ma qui vogliamo proporvi solo alcune brevi riflessioni…

La prima domanda che vi poniamo è: con tutti i problemi che ha l’Italia, perché iniziare da una RIFORMA della Scuola?? …

Se per caso per tre mesi non vi arriva lo stipendio, cosa andate a tagliare? Le cose superflue, quello che non è strettamente necessario… Giusto? Bene, La Scuola, l’Istruzione, la Formazione in Italia sono considerate, evidentemente, un BENE SUPERFLUO

cuoreSono fermamente convinta che quando in una nazione si comincia a parlare di tagli all’istruzione, di Riforma della scuola (Nota Bene “Riforma” non “Modifica”) fatta in fretta e furia, decisa da “POCHI”, di privatizzazione di un “Bene Comune”…si stia parlando contemporaneamente di “censura”, si stia tornando in maniera celata e con gli strumenti che si hanno oggi al tempo in cui venivano bruciati i libri in enormi roghi per le strade. Tutti noi sapopiamo che per indebolire un popolo, per tenerlo sotto controllo e non farlo“crescere” si è sempre partiti dall’educazione, dalla formazione, dall’istruzione (pensiamo ai Gesuiti dell’epoca…) … perché il “conoscere”, il “pensare”, e soprattutto il “potere scegliere ciò che si vuole conoscere” è PERICOLOSO …

Esagerato?… Forse…

Intanto torniamo alla nostra Gelmini, ad alcuni punti della sua Riforma:

– Tagli all’Università: ovvero non andiamo a vedere, ricercare “cose nuove” che sono “pericolose”, perché se per un caso tutto quello che è stato scoperto fino ad oggi non è vero, cosa succede? Facciamo in modo che in Italia non ci sia più gente in grado di pensare, che “ricerca”, che metta in discussione lo status quo, che nessuno sia incoraggiato a dedicarsi al “Sapere” perché “sveglia”… è un bene superfluo, è un bene di lusso (vi siete mai chiesti in quali luoghi del mondo il Sapere è un bene di lusso… )

– Il Maestro Unico nelle scuole primarie: ovvero, siamo un Paese moderno, che pensa al Futuro, per cui riprendiamo il modello scolastico Ottocentesco, nonché riaffermato negli anni ‘50/’60 del Maestro Unico nella scuola primaria… Tanto sono bambini e poco capiscono di quello che viene fatto, detto… Perché differenziare le materie? Dare un’educazione approfondita alla portata delle nuove generazioni? Perché pensare che i bambini diventeranno gli adulti del futuro? I bambini sono solo bambini …

– Classi ponte: ovvero “classi ghetto”, perché mischiare le etnie? Vogliamo confusione oppure ordine? Non integriamo, ma differenziamo, qui sì!

– Integrazione dei disabili: non viene nemmeno nominata, non esistono, non degni di essere presi in considerazione? Forse, se una Riforma andava fatta, doveva essere dedicata proprio a questo ambito della Istruzione, dove regnano ancora e da anni confusione e precarietà…

– Voti numerici anche per la formazione primaria e voto in condotta che fa media… : un’altra volta non pensare a chi “riceve” il voto, ai bambini i quali vengono subito messi in una situazione di competitività, di “essere classificati”, “numerati”, “incasellati”, formati attraverso una visione di “+ e -“… Il voto in condotta riporta a “se sei cattivo verrai punito”, “se non obbedisci…”. A problemi di inserimento, di adattamento, a semplici problemi adolescenziali di ribellione viene posta come risoluzione un “ricatto” e non cercata una “soluzione”, generata dalla comprensione dei problemi che sono alla base…

Bene, ecco le 5 Credenze da noi individuate essere alla base di alcuni punti focali della Riforma Gelmini:

– Il diritto al “Sapere”, alla “Conoscenza” è superfluo, è un bene di lusso…

– I bambini sono solo bambini …

– Non integriamoci, ma differenziamoci nell’ordine, nella precisione…

– “Chi è diverso da te” non viene nemmeno preso in considerazione…

– All’istruzione, alla formazione, per funzionare (per essere funzionali) sono necessarie competizione e obbedienza

… Dove vogliono ri – portarci?

Queste le nostre “riflessioni” ed ora riporto parole fondamentali, a mio avviso, di addetti ai lavori:

Articolo di Luigi Guerra, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, pubblicato su Repubblica nella Cronaca di Bologna del 27 settembre 2008:

“Il DM n. 137, la cosiddetta “riforma Gelmini”, ha introdotto, con un vero e proprio blitz di fine estate, profonde modificazioni nella scuola italiana. E proprio mentre insegnanti e genitori a Bologna scendono in piazza vogliamo far sentire la voce dei pedagogisti. Intanto per dire che siamo a fianco di chi protesta. La stessa Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna ha votato un documento in cui si chiede al ministro un profondo ripensamento. Il decreto, che prevede la modifica delle modalità di valutazione del comportamento e del rendimento scolastico degli studenti e l’introduzione della figura dell’insegnante unico nella scuola primaria, dovrà essere convertito in legge, ma al di là del suo destino finale, non può non essere oggetto di un’attenta analisi pedagogica. Mi limito a tre considerazioni. Le principali, per l’impatto concreto che potranno avere, riguardano la modifica delle modalità di valutazione del comportamento e del rendimento scolastico degli studenti e l’introduzione della figura dell’insegnante unico nella scuola primaria. Il DM dovrà essere convertito in Legge, ma, al di là del suo destino finale, non può non essere oggetto di un’attenta analisi pedagogica. In questa sede mi limito a tre considerazioni. La prima. Usare lo strumento della decretazione d’urgenza per cambiare radicalmente il volto della scuola appare un’operazione del tutto inaccettabileNessun Governo, quale che fosse la sua collocazione politica e la forza della sua maggioranza, l’aveva mai fatto prima d’ora nella storia repubblicana. La scuola è un patrimonio di importanza fondamentale per tutti i cittadini, la sua trasformazione non può non essere accompagnata da momenti adeguati di discussione pubblica nei quali ascoltare e confrontare i differenti punti di vista, bisogni, valoriDecidere d’urgenza e solo d’autorità su di un servizio così delicato e per sua natura interculturale significa sempre e comunque decidere male.”

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Dichiarazione di Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale di Pisa, sui tagli all’Universita’ decisi dal governo: ”Nessuna scure che si abbatta alla cieca ha mai generato nuove forme di virtù”.

Dichiarazione di Andrea Canevaro, docente di pedagogia speciale all’Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Scienze dell’Educazione, e di Dario Ianes, docente di pedagogia e didattica speciale all’Università di Bolzano, dopo avere dichiarato le proprie dimissioni dall’Osservatorio Ministeriale per l’integrazione degli alunni con disabilità: «Questa nuova politica scolastica fatta di tagli, economie presunte, annunci e smentite, rigore, disciplina, ordine, divise, autorità, voto in condotta, bocciature, selezione, produce in tutti ulteriore insicurezzadiffidenza e conflitti. Queste politiche scolastiche sono evidentemente gestite da finalità economicistiche, per risparmiare: ma questo avverrà sulle spalle delle famiglie, sulla pelle degli alunni e sulla credibilità della Scuola pubblica, come la vuole la nostra Costituzione…. a questo clima di strisciante, ma non troppo, denigrazione, come pedagogisti non ci stiamo» 

E Noi?

Continua..

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