È possibile migliorare il rapporto con i famigliari, con i colleghi di lavoro o con gli amici, facendo attenzione al modo in cui comunichiamo. Ecco 10 utili consigli per comunicare in modo più efficace ed empatico, suggeriti da Liz Kingsnorth di heartfulnessmagazine.com
1. Stabilire una connessione
Miriamo a stabilire un rapporto che sia rispettoso e compassionevole, tale che l’altro possa esprimere se stesso, essere ascoltato e capito. Dobbiamo essere fiduciosi che stabilire una connessione è più importante e soddisfacente dell’avere ragione o dell’avere l’ultima parola. Significa provare a essere aperti e in contatto con ciò che è importante per l’altra persona – e per noi stessi – a ogni istante.
2. Ascoltare
Abbiamo due orecchie e una bocca per ricordarci cosa è importante! L’ascolto è la chiave di ogni sana relazione. Spesso ascoltiamo per metà, aspettando il momento giusto per dire la nostra. Quando la nostra attenzione è sui nostri pensieri e su quello che vogliamo dire, non stiamo ascoltando. Ascoltare significa entrare nel mondo dell’altra persona, avere l’intento di capirla, anche se possiamo non essere d’accordo con ciò che sta affermando.
3. Voler Comprendere
Quando una persona sente di essere capita, è più propensa ad aprirsi e ad ascoltare a sua volta. Voler comprendere una persona significa mettere in campo generosità, rispetto, autocontrollo, compassione e pazienza. Cerchiamo di mantenere un atteggiamento di curiosità e non di reattività nei confronti della diversità dell’altro.
4. I Bisogni
Ciò che le persone dicono o fanno è sempre in conseguenza dei loro bisogni, desideri o valori. Possiamo imparare a identificare e “ascoltare” questi bisogni anche quando non sono palesati in modo esplicito. Dato che tutti gli esseri umani hanno dei bisogni in comune, ciò rappresenta la chiave per una reciproca comprensione. Per esempio, se qualcuno ci dice: “Sei così egoista, non dai mai una mano in casa”, sta affermando indirettamente il desiderio di essere considerato e di avere un supporto, anche se espresso attraverso biasimo e giudizio. Se scegliamo di entrare in empatia, invece di reagire, la persona si sentirà capita.
5. Agire l’empatia
Evitiamo di:
– Rispondere subito raccontando la tua storia simile;
– Interrogare con molte domande sui dettagli;
– Interpretare l’esperienza dell’altro;
– Dare consigli;
– Uscirtene con frasi del tipo “Se credi che questa cosa sia un problema, aspetta che ti racconti ciò che mi è capitato!”
– Rinnegare i sentimenti della persona, per esempio dicendo “Non essere arrabbiato”.
– Sminuire l’esperienza della persona, o arrivare a dirle che di fatto si tratta di qualcosa di positivo!
Le persone apprezzano chi le ascolta con empatia più di ogni altra cosa.
6. Prendersi la responsabilità
Ciò che qualcuno dice o fa non è la causa di quello che sentiamo, ma è solo l’interruttore che innesca le nostre reazioni. I nostri sentimenti sono una nostra responsabilità. Per esempio, se qualcuno non fa ciò che ha promesso di fare, potremmo dirgli: “Mi fai arrabbiare, non sei affidabile!”. Rielaborando la frase dal punto di vista della responsabilità, potremmo invece dirgli: “Mi sento frustrato perché è importante per me che vengano mantenuti gli accordi presi”.
7. Fare Richieste
Facciamo delle richieste che permettano all’altro di soddisfare i nostri bisogni. Significa evitare di lamentarsi e fare in modo che la situazione possa cambiare. Non fare richieste troppo vaghe o irraggiungibili o espresse in forma negativa del tipo: “Smettila di fare tutto questo rumore”. Fare invece una richiesta che sia concreta, specifica ed espressa in positivo: “Sto lavorando. Potresti gentilmente usare le cuffie mentre giochi ai videogame?”.
8. Descrivere la situazione in modo neutro
Quando siamo turbati, spesso interpretiamo quanto accaduto usando un linguaggio pieno di giudizio, che raramente descrive in modo oggettivo ciò che ci ha creato il problema, e questo può innescare ulteriori conflitti. Per esempio, potremmo affermare: “Non ti importa niente di me!” invece di osservare: “Non mi hai chiamato”.
I passi da fare sono: a) come prima cosa, descrivere la situazione in modo più accurato e neutro possibile, privo di giudizi e conclusioni forzate; b) Continuare la comunicazione esprimendo i propri sentimenti; c) palesare i propri bisogni; d) infine fare la richiesta specifica.
Invece di dire: “È proprio una idea stupida andare al cinema di sera!”, potresti dire: “Se andiamo tutti a vedere un film che finisce a mezzanotte [descrizione neutra della situazione], ciò mi preoccupa [sentimenti] perché i bambini hanno bisogno di dormire a sufficienza [bisogno]. Potremmo andare invece alla proiezione del pomeriggio? [richiesta specifica]”.
9. Essere disposti a ricevere un “no”
Anche se ci esprimiamo in modo empatico, è sempre possibile che l’alta persona ci dica “no”. Questo tuttavia non dovrebbe turbarci, in quanto la nostra dovrebbe essere comunque una richiesta e non una aspettativa che l’altra persona deve soddisfare a tutti i costi. Possiamo scegliere il modo di interpretare quel “no”. Per esempio, potrebbe significare che c’è altro di più importante per l’altra persona, un altro bisogno o un valore differente. Forse quel “no” può essere anche la richiesta per qualcos’altro da scoprire. Siamo all’interno di una danza dove c’è spazio per il donarsi e il venirsi incontro. “No” non è affatto quella minaccia che appare essere.
10. Al di là delle parole
Ciò che abbiamo nel cuore e nei pensieri viene palesato anche attraverso il corpo, le espressioni facciali, il tono della voce e le vibrazioni che emaniamo. Tutti questi segnali sono colti intuitivamente dagli altri. Le nostre parole sono davvero coerenti con i segnali che inviamo? A ogni istante il nostro inconscio trova modo di rivelarsi. Per connetterci, capirci e vivere l’armonia nelle relazioni, abbiamo bisogno di coltivare tutti questi aspetti.
Redazione Anima.TV
Riferimenti utili:
Nonviolent Communication – a Language of Life, by Marshall Rosenberg
www.cnvc.org
www.nvctraining.com
Tradotto da:
http://www.heartfulnessmagazine.com/10-tips-for-effective-communication/
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