Come abbiamo visto la volta scorsa (I colori ci aiutano a capire chi siamo), le valenze energetiche, psicologiche e simboliche dei tre colori primari sono profondamente radicate in noi, tanto da produrre determinati effetti a livello psichico e fisico. Fanno talmente parte del nostro mondo interiore che potremmo identificarle come le componenti fondamentali dell’essere umano.
Il rosso esprime la concretezza dell’attività fisica nella dimensione materiale e assurge così istintivamente a simbolo del corpo, a cui si associa anche per il colore del sangue, da sempre collegato alla vita e alle energie primarie. Il giallo richiama il risveglio dell’attività cerebrale in sincronia con il sorgere del sole (da cui la “luce della conoscenza” e la “chiarezza intellettiva”) e rappresenta perciò la mente. La misteriosa vastità del cielo notturno, accompagnata dall’esperienza onirica, suggerisce la trascendenza, l’aldilà della materia e del corpo, e rende il blu simbolo per eccellenza dello spirito.
Muovendo da questi concetti base, comuni alla psicologia e alla cromoterapia, secondo cui ogni colore ha specifiche qualità energetiche e particolari significati simbolici, ho sviluppato col tempo una serie di riflessioni personali che, articolate secondo criteri consequenziali, compongono una visione globale dell’essere umano e delle sue fondamentali esperienze esistenziali, che definirei Filosofia cromatica o, parimenti, Antropologia cromatica.
Il punto di partenza sta in questo quesito: se sommiamo due colori otteniamo un nuovo colore, di conseguenza sommando i loro significati otterremmo un nuovo e pertinente significato? Mi sono chiesto dunque se alla coerenza cromatica, per cui dall’unione di due colori primari (mescolanti in parti uguali) nasce un determinato colore secondario, si accompagnasse una coerenza contenutistica, cioè se anche il suo significato potesse giustificarsi con i contenuti in esso confluiti.
Di fatto, analizzando il rapporto tra i colori, ho potuto constatare una straordinaria corrispondenza sul piano dei contenuti che caratterizzano il processo evolutivo della coscienza. E precisamente: se nei tre colori primari, come dicevamo, identifichiamo i tre elementi costitutivi dell’essere umano, nei colori secondari possiamo coerentemente riconoscere i livelli esperienziali fondamentali che da essi derivano, rappresentati dall’arancione, dal verde e dal viola. Inoltre si può notare che al fenomeno cromatico della complementarità, per cui l’accostamento di un primario con un secondario (ottenuto dalla somma degli altri due primari) produce un particolare accordo che dà a entrambi il massimo risalto, corrisponde un’effettiva complementarità anche sul piano dei contenuti, che si spiegano e integrano reciprocamente.
Esaminiamone, quindi, gli aspetti.
L’arancione è il colore della gioia, della vitalità e della fecondità: è il “regno” di Eros, confermato dalla corrispondenza con l’area della sessualità, propria del secondo chakra. Nasce infatti dall’incontro delle energie istintive del rosso, che è fisicità e passione, con quelle intellettive e psicologiche del giallo, carico della forza dell’io. Nello spettro solare appare nella zona di contatto dei due primari, assommandone le caratteristiche; analogamente, nella prospettiva verticale dei chakra, si colloca come colore intermedio, che sviluppa le proprietà del precedente e anticipa quelle del seguente. Cosa c’è di più naturale del fatto che le capacità di ideare e idealizzare, proprie del giallo, potenziate dalla spinta dell’autoaffermazione, unendosi alle pulsioni sessuali del rosso, elevino la passione dalla semplice finalità riproduttiva a quella meravigliosa dimensione che è l’innamoramento? Sensualità e pensiero, corpo e mente si fondono in un’esaltante sublimazione, in un singolare connubio di istinto e “poesia”. Nella mitologia classica Eros nasce dall’unione tra Penìa («Povertà», «Bisogno») e Poros («Espediente»), a sua volta figlio di Metis («Saggezza»), rappresentata dal giallo-oro, il che spiega la “fatale attrazione” prodotta dai suoi dardi.
Se invece all’energia mentale del giallo uniamo quella spirituale del blu, volgendo così l’attenzione dalle necessità istintive alla dimensione interiore, ecco nascere un sentimento più profondo, chiamato propriamente Amore, il cui simbolo è il verde, già sacro per gli antichi ad Afrodite. A contatto con le facoltà mentali superiori le energie sessuali dell’io narcisistico si mutano in altruismo. Perciò il verde è anche simbolo di trasformazione (operata dal sentimento amoroso) e risponde a una fondamentale caratteristica del giallo, che è il bisogno di cambiamento. È dunque rinascita (il colore di Osiride risorto), fioritura primaverile, equilibrio in armonia con la natura.
Se rosso e giallo (corpo e mente) producono arancione (Eros), mentre giallo e blu (mente e spirito) generano verde (Amore), la terza combinazione unisce l’energia vitale direttamente allo spirito, escludendo i limiti della mente, e simboleggia perciò il passaggio della coscienza verso l’oltre-umano: cromaticamente appare il viola, l’ultimo dei colori visibili, che significa trascendenza, particolarmente legato, nella struttura energetica dei chakra, al primo dei colori visibile (il rosso è anche simbolo di incarnazione), in una simbolica graffa che comprende tutti i livelli dello spettro evolutivo. Il viola è il colore del mistero, dell’aldilà, e per questo dei paramenti funebri, ma anche di un amore superiore, che da semplice sentimento umano (verde) s’innalza a sentimento cosmico, irradiante altissima spiritualità.
Quanto alla complementarità dei colori, in pratica consiste nel variare del dosaggio dei tre primari che si rincontrano a turno “in prima persona” con gli altri due uniti nel secondario. Così, utilizzando la “mappa cromatica” (riportata sulla copertina del mio libro Meditazione sui colori), possiamo notare che il blu armonizza con l’arancione (perché in esso ritrova il rosso e il giallo), il rosso con il verde, il giallo con il viola. Anche queste corrispondenze cromatiche hanno un logico e rilevante parallelo sul piano dei contenuti, evidenziando stretti collegamenti tra aree della nostra vita che a volte fatichiamo a conciliare. Ma di questo, per non dilungarci, tratteremo la prossima volta.
Un’ultima considerazione sulla “mappa cromatica”. Possiamo osservare, in conclusione, che il triangolo interno, costituito dai tre colori primari, rappresenta l’unità del nostro essere, includente le tre componenti (corpo-mente-spirito), mentre i triangoli esterni si possono intendere come le sue manifestazioni, cioè il nostro esprimerci nel mondo.
Queste esperienze, caratterizzate dal prevalere ora dell’arancione ora del verde ora del viola, sono tutte di carattere relazionale, il che sembra indicare che l’evoluzione della coscienza passa attraverso i tre gradi dell’amore, simboleggiati dai colori secondari. Si tratta di un ordine “rotatorio”, che non si conclude con il viola, ma che, al contrario, da esso immette nuove energie di consapevolezza nell’amore fisico (arancione) e in quello altruistico (verde). E in questa ciclicità, in questo sempre nuovo «giro di giostra», per usare l’amabile espressione di Tiziano Terzani, analogo a quello delle sfere celesti o, più semplicemente alle girandole colorate che incantano il cuore dei fanciulli (e non solo il loro), possiamo cogliere la divina armonia della vita.
Cesare Peri
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