Stimolata dai commenti di alcuni utenti, vorrei rimettere alla vostra attenzione il seguente quesito: è “giusto” pagare per avere un “servizio spirituale”? Qualcuno asserisce che se una persona è illuminata, se comunque è veramente un maestro, un sapiente, un guaritore… non dovrebbe fornire le sue consulenze, terapie ecc. in cambio di denaro, perché il messaggio universale di Saggi e Santi è quello di ricercare la “ricchezza interiore”, e non quella esteriore (per dirla in breve).
Dall’altra, ci sono scuole e filosofie (si veda la teosofia e l’esoterismo) per le quali la materia non è da condannare, ma anzi è una dimensione essenziale affinché l’Anima possa crescere e sviluppare le sue qualità divine. La materia sarebbe quindi la Madre, lo Spirito Santo che – insieme al Padre/vita – permette al Figlio/Anima di crescere ed elevarsi. Tutta la materia sarebbe quindi sacra… compreso il denaro!
Vorrei quindi portare l’attenzione alle credenze e alle aspettative che si hanno sul denaro, o sui percorsi spirituali.
Non posso evitare di pensare che forse il problema non è il denaro in sé, quanto piuttosto l’attaccamento che si ha nei suoi confronti. Perché mai un guaritore o un maestro che – come noi – deve pagare l’affitto e le bollette, non può ricevere del denaro in cambio del suo servizio, del suo tempo e del suo aiuto? Ma più in generale, se si paga per il dentista, il commercialista, e per tanti altri servizi, perché non si dovrebbe pagare per chi ci aiuta e ci sostiene in un percorso di guarigione o ricerca spirituale?
Chiaramente, è il “modo” che fa la differenza… così se ci sono maghi e presunti guaritori che (purtroppo) speculano sui bisogni e sul dolore delle persone, ci sono anche persone preparate e oneste, che cercano di conciliare la possibilità di fare terapia o di insegnare, con la possibilità dipagare i loro conti… Quest’ultime saranno anche propense ad insegnare o a fare terapia a coloro che ne hanno bisogno e che non possono retribuirli, ne sono certa.
Il denaro – come ogni aspetto della materia – ha un suo valore e una sua valenza energetica. E’ uno strumento, un mezzo… e non la causa della ricchezza o della povertà che – come affermano gli stessi Maestri e Saggi privi di “attaccamento materiale” – risiede piuttosto nell’uomo stesso, nella sua avidità/attaccamento e nella sua capacità di dare/far fluire/ricevere…
Così, se il confine tra denaro e attaccamento è sottile, lo è altrettanto quello che vede nutrire strani rapporti di dipendenza, o credenze errate sul “valore” si sé e degli altri, quando si riceve senza dare qualcosa in cambio…
Ma voi cosa ne pensate? La spiritualità si può “pagare”?
Camilla..
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