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22. L’ARTE FOTOGRAFICA DI CARLO MARRALE

03/11/16

L’«armonia delle cose nascoste»: l’arte fotografica di Carlo Marrale

Molti conoscono Carlo Marrale come autore, voce e chitarrista dei “mitici” Matia Bazar (chi non ricorda la splendida melodia di Vacanze romane?). Meno nota, ma non meno straordinaria, è forse la sua attività creativa con i colori: colori osservati per strada, particolari di oggetti umili e quotidiani a cui nessuno fa caso (una macchia di ruggine, il riflesso di una pozzanghera, una crepa nel muro, un barattolo schiacciato) e che lui coglie al volo con “fiuto cromatico” e cattura con un semplice clic, sviluppando poi ingrandimenti che confermano immagini fantastiche misteriosamente intuite.

22a Non potremmo certo chiamare fotografie, quelle realizzate da Carlo, bensì opere fotografiche, dove il fine non consiste nell’abilità dell’uso della macchina, destinata a fissare la realtà nella sua apparenza, bensì si eleva a pura arte, capace di evocare realtà profonde e misteriose.

Di fatto egli usa il mezzo fotografico come il musicista lo strumento e il pittore il pennello. Forse persino con un po’ più di maestria, dal momento che l’effetto ottenuto è tale da trascendere il mezzo con cui è stato realizzato, rendendolo non facilmente individuabile.

22bLe sue opere, infatti, parlano il linguaggio simbolico dei colori e quello sublime della musica, che non rappresenta né definisce, ma apre mondi all’emozione, all’intuizione e all’interpretazione personali: è l’espressione artistica della non-forma, che non solo comunica senza parole o immagini definite, ma soprattutto porta alla luce il mondo interiore di ciascuno attraverso vibrazioni cromatiche e suggestioni.

22cLa lettura dell’opera si trasforma così in autorivelazione dell’osservatore stesso, che vede fuori ciò che in realtà ha dentro. Poiché i colori «sono il linguaggio emozionale dell’inconscio», come li definì Max Lüscher, cioè sono l’espressione naturale e istintiva degli stati d’animo di ogni essere umano (a ciascuna emozione corrisponde un colore), è proprio questo livello della psiche che viene raggiunto dal messaggio cromatico e da qui affiora la risposta, non facilmente spiegabile in termini razionali, che ci fa dire «mi piace!».

22dL’arte di Marrale sceglie il particolare e lo ingrandisce, al punto tale che esso si trasfigura e si muta in altro: il microcosmo diviene macrocosmo, l’insignificante acquista significato e il nulla si rivela Tutto. Così una molecola di ruggine o di vernice si trasforma in vastità di suggestioni emotive e interpretative, in cui aleggia l’«armonia delle cose nascoste», nascoste non fuori, ma dentro di noi.

22eSono immagini naturali, assolutamente prive di ritocchi o di “effetti speciali”, perché sono già speciali, rivelando disegni, intrecci e intensi contrasti nel gioco libero e naturale dei colori. È come se l’infinita fantasia dell’Universo si sbizzarrisse e insieme divertisse a nascondersi negli anfratti impensabili delle cose. Pascoli diceva che il nuovo non s’inventa ma si scopre, ed esso si rivela a chi sa osservare le cose con gli occhi puri di un bambino. Nella sua prosa più nota, Il fanciullino, in cui delinea la propria poetica, egli descrive il fanciullo-poeta che è dentro di noi, il quale «scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose… impicciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare… e a ogni modo dà un segno, un suono, un colore, a cui riconoscere sempre ciò che vide una volta». È quanto fa Carlo con la sua macchina fotografica, offrendo un pentagramma ai “concerti cromatici” che la natura compone a nostra insaputa nei risvolti meno appariscenti della realtà.

22fMa, come si diceva, l’effetto straordinario di queste immagini non si limita all’intuizione di chi le rivela, bensì si estende alla sensibilità di chiunque le osservi, suscitando sensazioni, sollecitando spontanee interpretazioni, cioè, in definitiva, destando la creatività personale. Sì, perché interpretare è creare. Ed ecco allora sorgere impetuose onde oceaniche e orizzonti tranquilli intravisti attraverso una pioggia di sabbia d’oro, eruzioni vulcaniche, fiumi e grandine multicolore, blu intensi e rossi che hanno la vitalità del sangue e del fuoco, magiche evanescenza, paesaggi suggestivi che vibrano di passione e di malinconia, universi complessi e misteriosi generati dal mescolarsi degli elementi, immagini satellitari di pianeti lontani, a cui Carlo dà un nome (Sentieri tortuosi, Vesuvio, La valigia della Geisha, Vacanze romane…), invitandoci a decodificare la sua interpretazione attraverso la nostra.

22hLa cosa che in definitiva più stupisce è come la “semplicità” racchiuda questa meravigliosa “complessità”, simile a una minuscola alga sotto la lente del microscopio o a un punto luminoso del cielo nell’obiettivo di un potente telescopio. Di fatto, viene da concludere, la “realtà” è contemporaneamente semplice e complessa. Ho avuto modo di parlarne più volte con Carlo e di condividere lo stupore per i “colori” della vita terrena e di quelli ultraterreni. La semplicità delle sue parole rivelavano anche in quelle occasioni la complessità delle sue emozioni, proprio come nei testi e nelle musiche che compone, come nei “quadri fotografici” in cui lascia che a parlare siano i colori.

Cesare Peri

 

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