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49. I COLORI… ESISTONO?

06/12/18

I colori… esistono? A prima vista (l’espressione suona quanto mai appropriata) la risposta a tale domanda sembrerebbe ovvia, ma, a ben guardare, rientra di diritto nella questione più ampia e ben nota alla ricerca filosofica e scientifica, se cioè la realtà percepita dai nostri sensi sia realmente come a noi appare. Senza scomodare Platone o Kant, limitiamo il quesito a ciò che si sa, o crediamo di sapere, sulla natura dei colori.

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Si tratta di un’emissione di energia solare con determinate frequenze, che si propaga nello spazio alla velocità di 300.000 Km al secondo con moto ondulatorio: «radiazioni elettromagnetiche, vibrazioni sotto forma di onde generate da un movimento di cariche elettriche o dalle transizioni energetiche che avvengono a livello di molecole, atomi o nuclei». Noi registriamo queste emissioni di luce secondo la lunghezza d’onda (distanza tra due onde successive) e la frequenza (numero di oscillazioni al secondo), la cui diversità ci permette di percepire col senso della vista solo i sette colori dello spettro solare, ma il loro numero è di gran lunga superiore e difficilmente calcolabile.

Se paragoniamo i nostri sette “colori” a un’ottava musicale, è possibile individuare altre tre ottave, non con il senso della vista ma del calore, al di sotto del rosso (raggi infrarossi), mentre al di là del violetto si è identificata una mezza ottava di raggi dotati di potenti proprietà chimiche (raggi ultravioletti). L’occhio umano, secondo i testi di ottica, può distinguere fino a duecento sfumature, ma i fisici ipotizzano che le irradiazioni emesse dal sole corrispondano almeno a quaranta ottave. Tutti i “colori” agiscono sulla materia, come le onde sonore: quelli “caldi” (rosso, arancione, giallo) hanno una frequenza inferiore a quelli “freddi” (verde, blu, viola), quindi meno energia.

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Di fatto noi percepiamo come colore la luce riflessa da un corpo, poiché alcune radiazioni elettromagnetiche vengono assorbite dalla materia, altre invece respinte, “colorando” così l’oggetto. Come prova evidente che si tratta di energia basta confrontare la superficie di una macchina nera e quella di una bianca esposte al sole: la prima si riscontrerà più calda, perché il nero risulta dall’assorbimento totale dei raggi solari, mentre il bianco li rimanda tutti.

Occorre altresì precisare la differenza tra sintesi additiva, quando i colori si ottengono utilizzando luci, e sintesi sottrattiva, quando si usano pigmenti o vernici (ogni pigmento sottrae luce allo sfondo). Il primo tipo di miscelazione è utilizzato dai monitor, dai televisori a colori, dai proiettori e dall’occhio umano, il secondo dai pittori e dalle pellicole fotografiche. I colori primari nella sintesi additiva sono il rosso, il blu e il verde, dalla cui sovrapposizione si ottiene luce bianca, mentre nella sintesi sottrattiva sono il rosso, il blu e il giallo, che mescolati producono il nero. Il giallo risulta così un colore primario sulla tavolozza del pittore, ma secondario se generato da un faretto verde e da uno rosso.

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Tale, dunque, la natura del “colore” secondo il fisico, che studia la luce e la luminosità, e il chimico, che analizza la pigmentazione e la composizione del colore. Ma, per addentarci nella complessità del fenomeno cromatico, occorre rivolgerci soprattutto al fisiologo, che studia la percezione del colore (sensazione visiva ed elementi neurofisiologici), e infine allo psicologo, che analizza le reazioni emotive e gli stati d’animo collegati ai colori.

Il colore non si esaurisce perciò come fenomeno fisico, ma, sperimentato attraverso il senso della vista, si presenta a noi come una profonda sensazione, che coinvolge tutti i livelli del nostro essere: fisico, emozionale, mentale e spirituale. A livello fisiologico sappiamo che gli impulsi luminosi, che colpiscono la retina, sono trasformati in impulsi nervosi e vengono trasmessi dal nervo ottico alla corteccia cerebrale visiva, situata nei lobi inferiori del cervello: qui nascono i colori. Un colore esiste solo perché lo guardiamo: è un prodotto della mente, dunque una nostra invenzione.

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Giustamente Goethe si chiedeva: «Un vestito rosso è ancora rosso quando nessuno lo guarda?», concludendo che «un colore che nessuno guarda non esiste». Eppure questa illusione mentale, proprio in quanto nostra creazione, produce straordinari effetti psicofisici e, come dice Kandinsky, «influenza l’anima», perché «un colore è una categoria dello spirito, un insieme di simboli» secondo Michel Pastoureau, il noto storico e antropologo specialista dei colori.

Il nostro corpo emette continuamente vibrazioni, perciò è influenzato dalle vibrazioni dei colori, le cui frequenze agiscono sensibilmente sui meridiani energetici e sui chakra per il principio di risonanza, dimostrato dalla fisica quantistica. La luce influenza la respirazione e il metabolismo in generale. A livello fisico, infatti, gli stimoli luminosi agiscono sull’ipotalamo, la parte del cervello in cui avviene la regolazione dell’orologio biologico, che determina il rimo sonno/veglia e di conseguenza tutti i fattori fondamentali dell’organismo, dall’alimentazione alla temperatura corporea. La luce esercita un’influenza diretta anche sulla ghiandola pineale (o epifisi), che regola i processi ormonali e immunitari con la secrezione della melatonina, che, aumentando col buio, genera in bisogno di dormire.

I colori caldi producono eccitazione ed energia, stimolando il sistema nervoso simpatico, con conseguente aumento della pressione sanguigna, innalzamento della frequenza cardiaca, crescita della tensione muscolare e incremento delle onde beta. I coloro freddi invece favoriscono il riposo e la tranquillità, agendo sul sistema nervoso parasimpatico: diminuzione della pressione sanguigna, decelerazione del battito cardiaco, riduzione della tensione muscolare e incremento delle onde alfa.

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Gli effetti dei colori a livello psicologico non sono meno intensi e per alcuni aspetti davvero sorprendenti. Influenzano la percezione del tempo e della temperatura: persone chiuse in una stanza rossa (ovviamente senza orologio) per la stessa durata di altre chiuse in una stanza blu o verde hanno la sensazione di aver trascorso il doppio del tempo e dicono di avere più caldo. I colori alterano la percezione dello spazio e del peso: locali dipinti di scuro, pur con uguale metratura di altri con tinte chiare o poco sature, sembrano molto più piccoli, mentre oggetti colorati di verde o con tinte chiare danno l’impressione di essere meno pesanti degli stessi tinti di rosso o di colori scuri. La percezione visiva infatti risente della “temperatura” del colore: i colori caldi sembrano espandersi e venirci incontro (effetto centrifugo), mentre quelli freddi suggeriscono una contrazione e una sensazione di allontanamento (effetto centripeto).

Infine i colori, proprio perché prodotti da noi stessi, esprimono gli umori e gli stati d’animo («linguaggio emozionale dell’inconscio», secondo Lüscher) e, di conseguenza, possono agire su di essi. I rapporti particolari che ciascuno di noi ha con i colori rivelano i bisogni, i desideri, i rifiuti e le paure che ci portiamo dentro. Si tratta di precisi messaggi costantemente inviati, in genere a nostra insaputa, a noi stessi e agli altri, che sarebbe davvero utile saper decifrare e conoscere. È lo scopo della Meditazione Cromatica, intesa non come una componente sussidiaria della cromoterapia, ma come vero e proprio percorso che al benessere psicofisico unisce un processo di autoconoscenza.

Dunque i colori esistono, come ogni aspetto della realtà che ci circonda, perché noi esistiamo, ma forse si sottraggono alla legge generale dell’illusorietà delle cose: infatti è grazie all’oggettività, per così dire, del nostro sentire, del nostro essere concreta manifestazione di un centro di coscienza, che coloriamo l’album incolore del mondo.

Cesare Peri

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