Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

76. DIPINGERE IL NATALE

14/12/22

Se dovessi dipingere il Natale, la sua magica musica di carillon e di luci, la prima nota sulla mia tela, per stendere un sipario di cielo notturno, sarebbe il blu, il colore del silenzio e della quiete, della pace e della meditazione, che interrompe l’attività della mente e apre la via ai sentimenti più profondi. La sua immateriale trasparenza crea una pausa e un vuoto carichi di attesa, una particolare «tensione centripeta e meditativa», come la definiva Goethe, perché nella sua immobilità assoluta le cose lasciano spazio alla realtà trascendente. Gli occhi si volgono allora spontaneamente in alto, all’immensa volta stellata: è la “notte santa”, percepibile solo da chi è desto e veglia, come i pastori accanto al loro gregge (Luca, 2, 8-22). 

La seconda nota sulla mia tela, per rendere il brillio degli astri, sarebbe di conseguenza il bianco, per la sua lucentezza che racchiude tutti i colori, con l’aggiunta di un po’ di argento, invito selenico all’introspezione. Il bianco è simbolicamente associato allo  Spirito, è luce e purezza, rafforza il senso di sospensione e di attesa e permea il silenzio ovattato della notte: «È un non-colore che opera nella nostra anima come il silenzio assoluto, e il silenzio non è morto, ma trabocca di possibilità vive» (Kandinskij). Elemento dinamico, rappresenta la vita e la morte, indica un radicale cambiamento e caratterizza i riti di passaggio, dal candore battesimale all’abito della sposa, fino al sudario.

Il palpito degli astri anima la notte e sembra diffondere un’indefinibile speranza, qualcosa che potrebbe anche da un momento all’altro manifestarsi e assumere forma. L’attesa cresce e la notte è sempre più fonda. Come esprimere questo? Con una terza nota di colore, che sembra negare i colori stessi, perché aumenta la profondità delle tenebre e accentua un senso di assenza, di privazione e persino di paura: è il nero, elemento passivo, che, in antitesi e complementarità con il bianco, parimenti esprime il passaggio di momenti emotivi particolarmente intensi e rende più fitto il mistero.

Con un’aggiunta di blu, ecco allora scaturire dal nero il colore “cosmico”, che trasforma la “notte santa” in “notte magica”, la meditazione in contemplazione e l’attesa in rivelazione: l’indaco. Si entra così nella “notte oscura” dei mistici, quella che apre il varco alla percezione dell’Essenza in ogni forma di vita, sublimando la materia e favorendo la discesa dello Spirito, secondo il motto alchemico «Coagulare il sottile (lo spirito) e sciogliere lo spesso (scorie materiali e certezze razionali)». È la notte della trasmutazione, in cui l’anima di spoglia dell’abito mentale per «andare nuda incontro al Divino Sposo», come dice S. Giovanni della Croce.

Ed ecco finalmente giungere, proprio quando la tenebra è più fitta, il momento della parusia, dell’apparizione dell’angelo annunciatore: d’improvviso intensa la luce sfavilla e qualcosa di straordinario, di inopinato e insieme profondamente atteso, appare. Nel silenzio una voce risuona, echeggia «nei cieli». Stupore, meraviglia, e tutto allora per incanto si anima, si muove. I pastori, rispondendo con fiducia all’annuncio, a quella striscia d’argento, si mettono in cammino: «Andiamo dunque fino a Betleem e vediamo qual è questo avvenimento accaduto, che il Signore ci ha fatto conoscere» (Luca, 2,15). Da un atto di fiducia si avvia una ricerca, destinata a trasformarsi in esperienza…

Ma il mio pennello prontamente precede i pastori, mentre camminano nella notte, intingendosi nell’oro, il colore del divino e della regalità, della gioia e della luce che fuga le tenebre. È tempo di festa e di speranza, di un ciclo che si rinnova, di un’energia che si desta (non solo come semplice onda emotiva) e ripropone una meta, in un presepio in cui molte statuine sembrano aver smarrito la direzione, e non potrebbero ritrovarla, se non destandosi dal sonno della coscienza e seguendo l’esempio dei pastori. Allora ecco la gioia piena, quella condivisa, che è «pace in terra agli uomini di buona volontà» (Luca, 2,14), ecco l’animarsi di tutti i colori a ornare finestre e balconi, vie e piazze, dove gli uomini si riconoscono.

Cesare Peri


         

 

 

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