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88. LA DUALITÀ COSTITUENTE

88. LA DUALITÀ COSTITUENTE

18/03/24

88. LA DUALITÀ COSTITUENTECi sono due colori che a prima vista sembrano aver poco in comune, lontani sia nello spettro solare sia nel prospetto dei chakra: l’arancione e il blu. Il primo è “caldo, esotermico e centrifugo”, il secondo è “freddo, endotermico e centripeto”. Uno è legato alle emozioni, alla forza dell’Eros e all’energia della natura (il colore di Dioniso, dio della viticultura e del rinnovamento primaverile), e di conseguenza alla gioia, l’altro alla serenità emotiva, al ritiro interiore e al mondo spirituale, ma persino alla malinconia.

Eppure la loro complementarità si estende dal piano cromatico a quello simbolico, rivelando una sorprendente condivisione di valori e di significati, arricchita dall’integrazione delle rispettive qualità. Il denominatore comune è l’invito a mettersi in relazione con l’altro e conseguentemente con se stessi. All’elemento base, la comunicazione, si collegano i temi del rapporto tra spiritualità e sessualità, dell’autoconoscenza, della creatività e del cambiamento, della fiducia in se stessi e nella vita. In sintesi, c’è l’essere umano nella sua integrità!

88. LA DUALITÀ COSTITUENTEL’arancione, che integra il piano materiale del rosso con quello mentale del giallo, in una feconda interazione tra passione e intelletto, ha un’intrinseca carica di estroversione e socievolezza, finalizzata alla formazione dell’io, all’espressione di quegli aspetti che strutturano la personalità. Questa attrazione istintiva spinge alla relazione con l’altro, sia pure in modo ancora narcisistico, perché l’altro funge da specchio in cui è possibile scoprire e consolidare le proprie qualità, tuttavia costituisce la “scintilla”, l’avvio, sul piano psicologico-affettivo, del rapporto, della comunicazione di sé e dello scambio con il mondo esterno.

Il blu è il colore della meditazione e della ricerca spirituale, ma in particolare della comunicazione (associata al chakra della gola), dell’espressione profonda del sentire, che aspira all’unione, generando una spinta amorosa che porta alla vera conoscenza dell’altro. Anch’esso, quindi, promuove i legami, elevandoli a una dimensione più pura e autentica.

In una visione sintetica si potrebbe dire che l’arancione spinge al rapporto con l’essere umano e di conseguenza a conoscere il proprio mondo interiore (giustamente il sentimento di amore è stato definito come un processo di “autodispiegazione dello spirito”), mentre il blu induce al rapporto con il Divino e a sua volta a esplorare la propria interiorità, generando così un fecondo circolo virtuoso.

Questa dinamica alimenta e accresce quella “dualità costituente”, che Payeur situa nel secondo chakra (associato all’arancione) come processo di formazione dell’identità personale attraverso il rapporto con l’altro («l’altro dentro di sé, simboleggiato dall’altro al di fuori di sé»), permettendo «all’essere umano di costituirsi una coscienza pienamente autonoma e creatrice» (Il chakra sacrale, Ed. Età dell’Acquario, p. 10).

88. LA DUALITÀ COSTITUENTECreatività e gioia caratterizzano di fatto entrambi i colori, unendo armoniosamente la componente sensuale con quella spirituale e dando risalto al naturale legame tra corpo e spirito, tra i quali non dovrebbe esistere né contraddizione né opposizione, come bene insegnava l’antica disciplina del Tantra (tuttora per i più di non facile comprensione) e l’ormai diffusa pratica dello Yoga, che unisce alle posture del corpo l’esercizio della mente in una fusione che eleva a dimensioni superiori la coscienza. Una spiritualità solo “blu” potrebbe risultare troppo “fredda”, e più ancora se associata a immagini di mortificazioni corporee. Giustamente è stato detto che «un santo triste è un triste santo».

D’altro canto, l’arancione (l’unico colore privo di connotazioni negative) non è solo legato a quella forza genetica destinata a trasformarsi in energia spirituale attraverso la risalita di Kundalini, ma possiede anche valenze spirituali proprie. Fédéric Portal lo associa all’illuminazione, come dimostrano sia le vesti zafferano dei monaci buddisti sia le numerose iconografie bizantine che raffigurano il Cristo. Unito al blu, nella cromoterapia, si è constatato che può indurre effetti psichici simili all’estasi.

Il blu è associato al colore del cielo, l’arancione al sole che sorge: entrambi annunciano l’alba, un nuovo giorno e simboleggiano il cambiamento (il plesso faringeo è il centro energetico della creatività e del cambiamento). È il “cambiamento creativo” che solo gli scambi interpersonali possono generare, in una complementarità costante e costruttiva dell’imparare non solo ad amare se stessi attraverso gli altri, ma anche gli altri attraverso se stessi.

Cesare Peri

         

 


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