È una parola che di per sé che affascina. Passione. E nel tango sono innumerevoli le foto ed i filmati dove si vedono coppie con i volti trasfigurati dalla passione. Ma che cos’è la passione? E perché associamo la passione alla sofferenza? Infatti tipicamente i volti dei ballerini trasmettono sofferenza. Qui voglio essere un po’ polemico. Per me ballare il tango è una passione, nel senso che mi piace molto farlo. Mi piace farlo perché provo un grande piacere nel ballarlo, e mai sofferenza. A meno che non stia ballando da molte ore e non sia troppo stanco; anche in questo caso estremo, però, basta la compagna e la musica giusta che subito passa ogni stanchezza, ogni “sofferenza”, e il ballo continua… Quando vedo invece coppie che ballano e sui loro volti traspare un’inconfondibile smorfia di sofferenza, ecco che allora scatta la perplessità. Sarò io strano o c’è qualcosa che non torna? Forse non ho guardato bene, forse è una grande concentrazione che segna il viso…Ma prima o poi la concentrazione dovrebbe lasciare il posto alla scioltezza, alla serenità, al piacere. Lo stereotipo del tango, però, non bisogna dimenticarci che è intriso di passione e di sofferenza. Quindi per conservare lo stereotipo di ballo “proibito”, “maledetto”, e altri aggettivi (ed in questo il tango argentino è molto ricco), ecco i volti che soffrono. Una piccola recita? Per scoprire cosa c’è dietro non resta che ballare, magari proprio con una delle persone in questione, per vedere se questo ballo ti porta effettivamente ad assumere questa espressione o no… Se nel ballo ci si mette in gioco, si balla con“verità”, con autenticità, al di là della bravura tecnica, o dell’abilità espressiva, allora sì che la passione conduce e seduce, ma non ha niente a che fare con la sofferenza…
continua..
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