SAPER TRASMUTARE LE EMOZIONI NEGATIVE E’ INDISPENSABILE PER “L’UOMO MEDICALIZZATO”
Acquisire la capacità di trasmutare le emozioni negative, per non ammalarsi e non essere vittima di gravi disattenzioni con conseguenze disastrose per la vita, è indispensabile per l’uomo occidentale che vive nel periodo storico attuale. Studiosi del comportamento umano, psichiatri, psicologi, sociologi, soprattutto francesi, hanno recentemente definito l’uomo d’oggi con il termine di “uomo medicalizzato”, uomo che vive nella paura di ammalarsi o che è realmente ammalato e che pertanto chiede alle scienze mediche, diventandone poi dipendente, le risposte medicamentose alle sue paure, angosce e sofferenze.
I dati presentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in tema di incidenza nella popolazione occidentale dei disturbi psichici (depressione, stati d’ansia, disturbi del comportamento, dipendenza da droghe, malattie psicosomatiche…), delle malattie cardio-circolatorie, e di diffusione delle neoplasie o di altre malattie, sono indubbiamente drammatici. Non occorre consultare le statistiche ufficiali o consultare i siti internet del settore: basta ascoltarci, basta osservare le persone con cui abbiamo relazioni quotidiane, i nostri amici e parenti.
Riflettiamo, sia pur in modo rapido e sintetico, sui passaggi storici, culturali, psicologici e sociali, che via via hanno portato all’”uomo medicalizzato”.
Siamo partiti dall’homo sapiens, il cui cervello, cosiddetto trino, ha iniziato a corticalizzarsi, cioè a sviluppare le strutture della neocorteccia accanto al cervello rettiliano e limbico, per arrivare all’uomo biblico che seguiva, in modo rozzo e violento, la legge del taglione. Uomo istintivo che, nella logica di un Dio che punisce, ripeteva le stesse violenze al prossimo che lo aggrediva, ben lontano dal seguire l’insegnamento dell’amore, del perdono o della compassione portato da Gesù. Nel periodo greco-romanico si può dire che viveva l’uomo filosofico. Uomo amante dell’arte, della bellezza, dell’armonia, curioso del trascendente e molto attento ai “moti della psiche”.
Nel Medioevo troviamo l’uomo religioso, costretto per paura a sviluppare un comportamento religioso per il timore delle ritorsioni, reali e fantasticate, che poteva subire se non allineato alle direttive del potere religioso. Si tratta di un uomo barbaro, istintivo, represso e sottomesso dalla paura dei potenti. Anticipato, nel Rinascimento, dal risveglio della cultura e delle arti, l’uomo del settecento è l’uomo della ragione, delle scienze, “dei lumi”. E’ il cosiddetto uomo scientifico, l’uomo tecnologico che rifiuta il trascendente e crede solo in ciò che la scienza dimostra, in ciò che si può documentare, che è scientificamente riproducibile. L’uomo scientifico sostituisce la religione e la filosofia con le scienze.
Importanti avvenimenti politici e sociali, come le lotte di liberazione della rivoluzione francese, inglese, americana, del nostro Risorgimento, come i movimenti liberali, il socialismo, il comunismo… influenzano profondamente i comportamenti, i costumi, gli stili di vita, gli atteggiamenti dell’uomo occidentale ed introducono all’uomo mediatico e all’uomo consumistico. La fretta, la velocità, il denaro, l’individualismo, la libera opinione ne caratterizzano il comportamento.
Il cardinale J. L. Barragàn, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, lo definisce: “un uomo senza qualità che è passato dalla tecnologia dei bisogni alla tecnologia dei desideri. Sente solo desideri da accontentare e soddisfare, non più necessità… Vi è una confusione tra il volto e la maschera, tra la storia e la favola. I mezzi di comunicazione creano questa confusione in modo che infine neppure la favola esiste”
E’ l’uomo dei consumi, che continuamente stordito e confuso, confonde felicità e benessere con l’appagamento dei bisogni ed il consumo di oggetti, cose, esperienze. Non c’è da sorprendersi se in pochi anni l’”homo potens”, l’uomo forte del sapere tecnologico e scientifico, sempre più lontano da se stesso e dal divino che alberga in sé, sempre meno attento alle scienze umanistiche ed alla relazione spirituale con il prossimo, diviene “homo pavidus”. Un uomo spaventato, debole, pieno di paura, di angosce esistenziali, di sintomi, di insicurezze, depresso ed agitato, incapace di generare amore incondizionato e liberante, amore autentico per la vita e compassionevole verso gli altri.
Un uomo che vive nella paura per la sua salute ed in una società che genera confusione e continuamente paura: paura per l’incertezza del lavoro, per l’instabilità della famiglia, per la precarietà del futuro per i figli, per l’insicurezza nella vita pubblica… Un uomo che vive nella paura di soffrire e nell’insicurezza, inevitabilmente viene medicalizzato.
Un uomo che non cerca dentro di sé, nel suo profondo, le risorse fisiche, psichiche e spirituali, per guarirsi, inevitabilmente finisce nelle parti peggiori di un vortice che lo medicalizza con psicofarmaci, psicoterapie interminabili, medicine all’infinito; rimane credulone di fronte a proposte di guarigione miracolose, a soluzioni facili dove sempre un “altro” deve fare per lui.
A quest’uomo bisogna dire: ritorna a scoprire il meraviglioso mondo divino che c’è in te ed impara a trasmutare le emozioni negative in opportunità per evolvere e sviluppare la tua anima.
Continua..
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