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15. PENSIERO ED EMOZIONI IN CORRELAZIONE: IL CONTRIBUTO DELLE NEUROSCIENZE (II PARTE)

Impegnarci continuamente a trasmutare le emozioni negative in qualità dell’anima, e quindi vivere in armonia e benessere, porta a trasformazioni permanenti delle strutture cerebrali (che abbiamo visto essere “plastiche”) con definitive modificazioni neurobiologiche a livello delle sinapsi, dell’organizzazione dei recettori cellulari, dei mediatori chimici…

Quando ci troviamo di fronte ad un dato stimolo ambientale, o ad uno stato psicologico interiore, mettiamo in moto dei processi mentali che reagiscono a quel momento, a quella situazione, con coerenti ed appropriate risposte biofisiche che, a cascata, attivano l’elaborazione neurobiologica in termini di vie nervose, sinapsi, onde neuroelettriche, recettori cellulari, mediatori chimici, ecc…

Continuare a ripetere le stesse risposte induce effetti altrettanto continui nelle strutture cerebrali e di conseguenza porta a modificazioni strutturali permanenti nelle vie e nei centri nervosi.

Gli studi di Paul McLean ci indicano che il cervello umano si è evoluto partendo dall’eredità che ha ricevuto prima dai rettili e successivamente dai mammiferi e dai primati. Ci parlano di “cervello triuno” dato dalla sovrapposizione più recente della neocorteccia sul più vecchio cervello limbico, tipico dei mammiferi, e sul più antico cervello tipico dei rettili.

Il cervello rettiliano (in cui il mesencefalo è molto sviluppato) rappresenta il luogo in cui prendono vita i processi istintivi, i comportamenti innati, gli automatismi che riflettono i programmi presenti nel genoma.

Il cervello limbico, il cui nome deriva dal fatto che il sistema limbico è dominante sulle altre parti, rappresenta la mente emozionale dove i comportamenti sono influenzati dai rapporti sociali e dalle emozioni.

Il cervello umano ha la neocorteccia estremamente sviluppata e rappresenta la mente che crea sintesi, astrazioni, ideazione, pensiero autoreflessivo, che sa eseguire comportamenti finalizzati, apprendere dalle esperienze, ecc…

Penfield è stato il pioniere dei neuroscienziati che hanno dimostrato come stimolando con elettrodi la corteccia sopra l’amigdala, si induce nel soggetto la manifestazione psico-somatica dell’emozione di rabbia, invidia, dolore, rancore, gioia, piacere e così via a seconda delle zone sollecitate dagli elettrodi.

Per le neuroscienze il sistema limbico “attraverso un’estesa rete di collegamenti afferenti ed efferenti con le diverse aree cerebrali, appare la struttura deputata a mediare in buona misura i meccanismi di integrazione, autoregolazione e controllo dell’intera attività mentale e cerebrale”. (V. Grecchi). I processi emozionali, elaborati dal crocevia del sistema limbico, agiscono in modo significativo sui nostri pensieri, sull’attività cerebrale globale regolandola e riequilibrandola continuamente.

Pertanto i processi ideativi, i pensieri superiori, l’elaborazione delle esperienze in termini evolutivi ecc… dipendono dall’attività dell’intero cervello ed in particolare le emozioni generatesi nei circuiti limbici sono parte integrante sia dei processi razionali del pensiero di origine neocorticale, sia del modo globale di funzionare della nostra mente.

Considerando inoltre gli studi di LeDoux sull’amigdala, intesa come “sentinella delle emozioni, capace, all’occorrenza, di sequestrare il cervello”, in quanto centralino di vie neurali emozionali che aggirano la corteccia e luogo di sentimenti anche primitivi e potenti, ben si comprende il potere delle emozioni sulla nostra razionalità.

Tutti conosciamo il potere delle emozioni sul nostro comportamento, sull’apprendimento, sul nostro corpo. Nonostante gli sforzi razionali per mantenere il controllo sull’esperienza esistenziale che stiamo vivendo, l’emozione spesso soffoca la razionalità. Le emozioni sono più forti dei pensieri, affermano i maestri spirituali… la stessa cosa ribadiscono gli scienziati della mente: l’amigdala, crocevia delle emozioni, può “sequestrare” il cervello.

Ancora una volta i grandi iniziati e i neuroscienziati concordano sull’importanza di trasmutare le emozioni per evitare di perdere il controllo della nostra vita.

In un recente confronto internazionale tra scienza e buddismo, personalità famose come T. Gyatso, Dalai Lama, il venerabile Kusalacitto, il neuroscienziato Goleman, il ricercatore cognitivista R. Davidson e molti altri hanno discusso su come liberarsi dalle emozioni distruttive, in particolare dai tre veleni della mente: rabbia, desiderio, illusione.

Hanno parlato di collegamenti tra centri emotivi, le zone limbiche e le aree della corteccia prefrontale, sostenendo che il lobo frontale sinistro svolge una funzione importante per le emozioni positive e quello destro la svolge per le emozioni negative.

Le ricerche di Davidson sono conclusive nel sostenere che le persone che coltivano stati d’animo negativi, specie se per lunghi periodi, utilizzano soprattutto la zona prefrontale destra, mentre le persone che producono emozioni positive sfruttano maggiormente la corteccia prefrontale sinistra. Studi condotti utilizzando la risonanza magnetica funzionale hanno chiaramente mostrato come la meditazione aumenta l’attivazione del lobo frontale sinistro.

In termini di emisferi (dove l’emisfero sinistro è specializzato maggiormente per il linguaggio, le attività logico-matematiche, per i processi razionali… e l’emisfero destro è specializzato per l’intuizione, l’elaborazione subconscia delle informazioni, la comprensione per analogie e simboli) continuamente collaboranti ed integranti tra loro, il processo di trasmutazione delle emozioni richiede un coinvolgimento di entrambi, anche se la specializzazione dell’emisfero destro è più vicina agli sforzi creativi, intuitivi e di cambiamento che caratterizzano il processo di trasformazione delle emozioni negative.

Continua..

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