
Giuliano Guerra
Le mie Pubblicazioni
37. PRENDI IN MANO LA TUA VITA
Cara amica e amico ricercatore,
eccoci giunti alla fine di questo ciclo. Ti dedico il seguente video, più un altro che metterò online fra pochi giorni, per salutarti con tutto il cuore.
Se hai dei dubbi, se sei arrivato qui solo in questo momento, o se desideri semplicemente ripercorrere i passi fatti insieme, puoi consultare quando vuoi le sezioni precedenti del v-blog, che spero ti possano essere di aiuto per iniziare il processo di trasmutazione delle emozioni negative.
Prendi in mano la tua vita!
36. L’UOMO MEDICALIZZATO E LA TRASMUTAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE
“L’uomo medicalizzato” è l’uomo che vive attualmente nella nostra società occidentale.
In se stesso esistono le risorse per la sua guarigione ed evoluzione.
Il percorso per imparare a trasmutare le emozioni negative in opportunità per sviluppare le qualità dell’anima è un passaggio fondamentale all’interno del processo di autoguarigione.
La seguente registrazione video è stata effettuata a Moscia-Ascona, nel salone delle conferenze di Eranos, luogo di bellezze naturali e di cultura internazionale individuato da C.G. Jung per la diffusione nel mondo delle ricerche ad orientamento psicologico-spirituale, che per molti anni ha visto scienziati di fama e di varia formazione professionale ritrovarsi per discutere insieme sulle tematiche riguardanti l’uomo e la sua evoluzione.
Buona visione!
35. SE VUOI, LA TUA VITA CAMBIA
In questi giorni ricevo nel mio studio di Verona la dottoressa Ida. E’ una bravissima odontoiatra molto conosciuta nella provincia di Mantova. Da tempo è in trattamento psicoterapeutico per trasmutare le emozioni di sofferenza, in particolare depressione e stati di panico, in opportunità per la sua evoluzione.
Il percorso analitico è stato compiuto. E’ molto consapevole della sua storia psicodinamica. Ben conosce le caratteristiche della comunicazione che attua nella vita adulta in base agli imprinting infantili.
Sa bene che è giunto il momento di cambiare la sua vita ed in particolare mettere ordine e chiarezza nella relazione con l’attuale compagno. Il loro matrimonio da diversi anni si è esaurito, “consumato”. Rimanere con il marito Francesco, con l’attuale modalità di comunicazione, è rimanere nella patologia adolescenziale. Ida si sente continuamente come un’adolescente incapace di operare scelte mature ed autonome. Nonostante sia molto apprezzata dai suoi pazienti spesso assume, soprattutto con i colleghi e nel contesto medico clinico universitario, dove opera come ricercatrice, degli improvvisi comportamenti tipici di chi regredisce alla fragilità ed incompletezza proprie di una fase evolutiva adolescenziale.
Queste le sue parole: “mi sento in contatto con il mio Sé superiore. Continuamente ricevo aiuti dalle forze celesti. Sono in contatto con Sai Baba e spesso medito e prego. Tutte queste pratiche spirituali non m’aiutano a risolvere i miei problemi psicologici. Ho sempre una paura terribile della solitudine e della povertà. So bene che queste sono le forme pensiero di mia madre e che le ho ereditate da lei. Nonostante questa consapevolezza non ce la faccio ad andare a vivere da sola ed a separarmi da Francesco”.
Sia lei che il marito sono splendide persone profondamente spirituali e molto buone e generose. Entrambi però rimangono prigionieri delle trappole della loro mente e non trovano “il passaggio” per andare avanti nella loro evoluzione. Si vogliono bene ma l’attrazione sessuale è un altra cosa. All’inizio si sono aiutati reciprocamente, si sono spalleggiati nelle difficoltà della vita, ma ora si trasmettono le parti peggiori. Sono le zone d’ombra del loro inconscio inferiore che dominano la comunicazione di coppia.
Così le rispondo: “cara Ida abbiamo analizzato il tuo passato, i tuoi imprinting, le forme pensiero di paura che tua madre ti ha trasmesso, i tuoi transfert collaterali.. il passaggio ora è di accettare le ferite del tuo passato, di non negarle, di non rifiutarle. Di sapere che i tuoi sintomi sono la manifestazione attuale di ferite antiche che si riaprono per il tuoi infantili bisogni che riproponi e che senti inappagati nella relazione con Francesco.
Non basta conoscere, essere consapevoli. Non basta risvegliare il tuo Sé superiore, coltivarlo e svilupparlo. Devi trovare un equilibrio tra l’Io e il Sé. Vedi queste due pietre: una è piccola, triangolare, molto frastagliata, una è molto più grande. Ha la forma di una grande vela, ed è affilata ed appiattita. Le ho trovate, qualche giorno fa sul monte Verità ad Ascona, durante una ricerca che ho condotto, con un gruppo di persone, presso Eranos, sul tema: “l’archetipo del Sè”.
Forze spirituali presenti nel bosco, invitate ad aiutarci, le hanno fatte trovare ai miei piedi durante un rito sciamanico. Le stesse forze mi hanno portato a metterle una sull’altra, e tra decine e decine di combinazioni impossibili, ad un certo punto si sono incastrate, in perfetto equilibrio, senza cadere. Ecco vedi proprio così. Il Sé , simboleggiato dalla punta della pietra più grande diventa un’antenna che capta nel mondo invisibile i flussi spirituali più elevati. Li canalizza e portandoli nell’Ego lo spiritualizza.
In pratica il nostro Sé superiore ci porta ad agire. Tutto avviene “come deve essere” secondo il modo migliore per la nostra evoluzione. Accade ciò che deve accadere. Troviamo serenamente la forza per ogni decisione. Nel nostro gruppo, dopo questa ed altre profonde intuizioni sull’evoluzione dell’Anima, si sono presentate continue e straordinarie sincronicità. La più clamorosa è stata trovare ai margini del bosco il professor Wolfgang Oppenheimer, che ha conosciuto di persona Jung. Il professore ha cortesemente intrattenuto tutto il gruppo parlandoci dell’inconscio spirituale, della visione scientifica di Jung e di straordinarie sincronicità che hanno caratterizzato la sua vita.
Cara Ida il passaggio che ora ti attende è di accettare i tuoi sintomi, non combatterli, e trovare un equilibrio tra le ombre dell’ego e lo splendore del Sé. Portando le emozioni negative nel centro più profondo del tuo essere, in questo equilibrio tra l’Io e il Sé, scoprirai le risorse spirituali del tuo inconscio superiore e le sincronicità create dai flussi spirituali per indurti al cambiamento.
Continuamente riceverai indicazioni per cambiare la tua vita. Se lo vuoi, sei pronta a cambiare la tua vita”.
Gentili lettori con questa puntata si chiude la parte scritta del videoblog. Vi do appuntamento alle prossime due-tre puntate di chiusura nelle quali presenterò dei video riassuntivi. Grazie per avermi seguito fino ad ora.
Il vostro
Giuliano Guerra
34. COSCIENZA INTERAGENTE – II PARTE
COSCIENZA INTERAGENTE E TRASMUTAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE – II PARTE
Teresa è nata in Germania da madre tedesca e padre italiano. Il padre è emigrato per cercare lavoro. In Germania ha conosciuto l’attuale marito. Insieme hanno deciso di risiedere in Italia, in provincia di Brescia. Lei gestisce una piccola edicola e lui lavora nel mondo dello sport come procuratore-dirigente. Teresa è figlia unica. E’ stata partorita con gravi difficoltà. Si è molto temuto per la sua vita; a lungo è stata ricoverata nel reparto di patologia neonatale.
Inevitabilmente nel suo inconscio si è formata l’associazione: nascere=ammalarsi, vivere=pericolo di morire. Sua madre, per esorcizzare le personali, più che comprensibili, paure, fin da piccola l’ha iperprotetta, coccolata continuamente. Il padre, impegnatissimo nel lavoro, ha delegato alla moglie l’accudimento e l’affettività.
Per Teresa, soffocata dall’amore apprensivo della madre, l’infanzia e l’adolescenza non hanno comportato apparenti manifestazioni di disagio.
All’età di 24 anni, con la nascita dell’unica figlia, non particolarmente desiderata, Teresa si scompensa. Manifesta gravi attacchi di panico, costanti stati di angoscia, insonnia, depressione e disturbi psicosomatici a carico dell’apparato genitale.
L’improvvisa morte della madre aggrava tale patologia. Teresa inizia un lungo periodo di ricoveri in reparti psichiatrici.
Le cure sono prevalentemente psicofarmaci.
I risultati di tali trattamenti sono scarsi. Ogni volta che il marito si assenta dalla famiglia per lavoro si scatenano le crisi.
Conoscenti comuni le hanno proposto di intraprendere il percorso psicologico-spirituale che porta a trasmutare le emozioni negative in opportunità per sviluppare le qualità dell’anima.
E’ in sede del primo colloquio che le indico le tappe fondamentali che caratterizzano questo percorso:
a) acquisire la consapevolezza della presenza delle emozioni negative, anche di quelle più profonde, più mascherate e/o sopite da lungo tempo. Riconoscerne l’origine. Spesso sono collegate a comunicazioni interpersonali non chiare, ad uno stile di vita non coerente, ad antichi traumi infantili.
b) Essere determinati nel voler creare un nuovo ambiente mentale che non accolga e non giustifichi l’esistenza di emozioni negative. Essere decisi nella volontà di cambiare programma: “non ne voglio più sapere di provare queste emozioni negative”.
c) Disidentificarci dalle emozioni negative e costruire un testimone, un osservatore interno che osserva il manifestarsi del nostro comportamento collegato all’emozione negativa. “Io sono anche queste emozioni negative, ma il mio centro, la mia parte più autentica è una dimensione spirituale in evoluzione. Faccio tesoro di questa sofferenza per migliorarmi”.
d) Costruire un intreccio di pensieri positivi che, opponendosi alle emozioni e immagini mentali negative, creino come un attrito, un impedimento all’emozione negativa.
E’ uno sforzo costante, concentrato, volitivo che sviluppa i corpi sottili dell’anima e ci aiuta ad uscire dai programmi negativi attivatisi nella mente.
e) E’ fondamentale accettare le emozioni negative come parti di noi stessi, come processi collegati al nostro psichismo, come parti della nostra personalità. Questo non vuol dire che dobbiamo subirle. Accettarle come opportunità per crescere e non accanirci a combatterle o aggredirci perché persistono.
f) Mandare amore alle emozioni negative, portare le emozioni negative nel centro spirituale del nostro essere è il passaggio finale. Lo sforzo fatto per dominare e trasformare le emozioni negative contribuisce al nutrimento energetico del corpo sottile dell’anima e allo sviluppo delle emozioni superiori. E’ il mondo del cuore, della dimensione dell’anima che aperto, grazie anche al nostro sforzo di trasmutare le emozioni negative, ci indica gioiosamente il modo migliore di vivere l’esistenza.
Teresa mi ascolta apparentemente con interesse, ma ho la netta sensazione che pensi ad altro, che sia troppo presa dai suoi sintomi per cogliere la comunicazione che le propongo. Decidiamo insieme di intraprendere “l’avventura di questo processo alchemico”.
Teresa mi telefona ogni altro giorno per essere rassicurata dei suoi sintomi e nel lavoro che svolgiamo nel setting terapeutico, la maggior parte del tempo è “sprecata” a parlare dei suoi sintomi. Ogni volta che mi è possibile, al telefono, mentre chiede rassicurazione, in terapia, mentre parla angosciata delle sue crisi di panico, chiudo gli occhi e mi rappresento l’immagine mentale di una bambina piccola che cresce serena, ben accudita da una madre responsabile ed amorevole, che dorme serena in una culla accogliente e profumata di fresco.
Queste immagini ed altre simili le vengono inviate dalla mia mente secondo i metodi della medicina telesomatica. Sono convinto, come dimostrato scientificamente da Radin, Braud, Schiltz e da tanti altri coraggiosi ricercatori, che “le immagini mentali del trasmettitore possono superare lo spazio ed indurre dei cambiamenti nella fisiologia del ricevitore distante”. Sono convinto che l’azione “telesomatica di una persona distante possa essere effettiva tanto quanto l’influenza psicosomatica del soggetto stesso”. (E. Laszlo).
In attesa che Teresa riesca a procurarsi da sola, amorevolmente, immagini rassicuranti, lo faccio io a distanza usando le tecniche della medicina telesomatica.
33. COSCIENZA INTERAGENTE – I PARTE
COSCIENZA INTERAGENTE E TRASMUTAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE
“Il nostro cervello non solo può comunicare spontaneamente con altre menti; possiamo anche interagire in questa maniera non sensoriale con altri organismi. Si stanno accumulando delle prove affidabili che la mente conscia di una persona può produrre effetti ripetibili e misurabili sul cervello e sul corpo. Questi effetti sono noti come ‘telesomatici‘” (E. Laszlo)
Gli studi di D. Radin, dell’Università del Nevada, del cardiologo R. Byrd, Università della California, gli scritti di G. Braden, le ricerche di S. Grof e di numerosissimi altri studiosi dimostrano, in modo indiscutibile, come la preghiera, il pensiero positivo rivolto verso un’altra persona, le emozioni di amorevole compassione possano influenzare, migliorandolo, lo stato di salute dei soggetti a cui è rivolto l’atteggiamento “pensante” del guaritore e del trasmettitore di energie mentali.
Al tempo stesso vari ricercatori invitano ad essere molto prudenti nell’inviare energia mentale, pensieri di luce, preghiere di guarigione in quanto bisogna sempre ricordarsi che l’energia è neutra e che essa potenzia le forze che trova al suo arrivo.
Così ci ricorda il maestro D.K. (detto il tibetano) “…l’amore è essenzialmente una potenza o energia impersonale, i cui effetti dipendono dal tipo di forma con cui entrano in contatto e sulla quale esercitano un influsso. Perciò, riversandosi sulla natura egoista e materialista, non farà altro che accrescere il desiderio e promuovere una maggiore aggressione allo scopo di acquisire, incoraggiando così la natura inferiore, deformando la vera espressione dell’amore ed accrescendo l’attività malvagia. Riversandosi sugli altruisti, i puri e i disinteressati, favorirà la realtà e il vero amore”.
Inoltre, C. Ripani ci ricorda che la scienza dello spirito ci invita “non tanto ad inviare pensieri di luce, amore o energia in generale, ma che dobbiamo semmai visualizzare la persona come se stesse bene, e mettesse in atto le sue migliori qualità.
E’ la persona che deve operare un cambio di vibrazione, aprirsi ai buoni sentimenti. Noi non possiamo forzare con il pensiero o le nostre aspettative, il suo atteggiamento, per non operare interferenze karmiche di qualunque natura, e rispettarne il percorso evolutivo”.
Con il riferimento degli studi scientifici della medicina tradizionale prima citati, applicati con rigore metodologico ed aperto agli insegnamenti della scienza dello spirito, utilizzo in modo clinico, in situazioni in cui è possibile, i principi della medicina “telesomatica”, come indicata negli scritti di E. Laszlo.
Eccone un esempio recente.
Qualche mese fa ricevo, per posta elettronica, la cortese richiesta di Anna che così si esprime riguardo al figlio Pietro: “Le scrivo per avere un parere e dei suggerimenti riguardanti mio figlio di 37 anni che, ormai stanco di soffrire e di non riuscire a vivere bene, vorrebbe curarsi con l’ipnosi.
Vive da solo a Milano. Sono oltre 20 anni che tra psicoterapeuti, terapia emozionale N.E.I., terapia breve strategica, Ville Turro C.P.S. …non ne viene fuori. La sua malattia è stata definita: stato paranoideo, narcisista, oppositivo… Non ha voluto riconoscere il suo problema e si è messo in opposizione con gli psicologi. Mi sento responsabile perché non ho insegnato a mio figlio a farsi carico delle sue responsabilità e ho sempre fatto io le cose per lui. Il padre lo ha trascurato fin dalla adolescenza e poi ci siamo separati. Non riconosce il suo valore nel mondo del lavoro e delle donne…”
Il seguito alla sua e-mail è stato incontrare entrambi, madre e figlio. Pietro lo ritengo una splendida persona, creativo, coltissimo, molto vitale e dialettico. Utilizza i meccanismi di difesa schizoidi della razionalità e dell’isolamento per non confrontarsi con vissuti infantili ed adolescenziali di disistima e autosvalutazione. Con Pietro è in atto un processo terapeutico, che rispetta i suoi tempi, di elaborazione dei contenuti psicodinamici e che tende a costruire complicità ed alleanza tra di noi. Il progetto è di aiutarlo nella consapevolezza e nella capacità di trasmutare le emozioni negative in opportunità per la sua evoluzione psicologico-spirituale.
Contemporaneamente opero con la madre affinché costruisca nella sua mente l’immagine di un figlio sereno, armonico, coerente e maturo nella relazione con il femminile e gratificato del suo lavoro.
La invito ad usare le tecniche della medicina telesomatica in modo da inviare amorevolmente questi pensieri e queste immagini al figlio Pietro per elevarne le vibrazioni, interiorizzando questi nuovi modi di vivere.
In questo modo non solo cambia “l’immagine interna” del figlio nella coscienza di Anna ma, soprattutto, l’informazione energetica arriva come modello di nuove positive comunicazioni in Pietro.
Nel suo campo energetico mentale ed emozionale giungono, grazie al potente entanglement quantistico madre-figlio, nuove immagini e pensieri con qualità, forma e livello vibrazionale tipici di una persona con autostima, coerenza e armonia nella propria esistenza.
32. MALATTIE E TRASMUTAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE – PARTE 2
L’incontro con Massimo presenta molte interessanti caratteristiche negli eventi sincronici.
“La sincronicità avviene come coincidenza di eventi nello spazio e nel tempo, come qualcosa che va ben oltre il puro caso; si tratta di una peculiare interdipendenza di eventi obiettivi tra loro oppure di eventi obiettivi sincronici con lo stato soggettivo dell’osservatore”
C. G. Jung.
Come è noto l’evento sincronico racchiude sempre un significato profondo che ha la finalità di guidare la vita verso il suo scopo finale: il progetto divino che rende autentica l’esistenza.
L’incontro con Massimo è avvenuto presso una nota concessionaria di automobili di Brescia. Ero intenzionato a sostituire la vecchia autovettura monovolume, usata per la famiglia, con una nuova, e pertanto ho iniziato la “comune” visita ai vari concessionari per operare una scelta valida. Decido per la nuova autovettura ed entro nelle trattative per ”l’usato”. In questa occasione incontro Massimo.
E’ Massimo la persona incaricata di ritirare il mio “vecchio usato”. E’ evidente la sua difficoltà deambulatoria con incapacità a mantenere a lungo l’equilibrio in posizione eretta. Anche il suo modo di esprimersi non appare fluido e sciolto. E’ inevitabile parlare della mia professione. Basta la frase rivolta a mia moglie: “Daniela, non acquistiamola di colore nero, non mi va di presentarmi con una macchina nera a casa dei pazienti”, perché Massimo mi chieda alcune chiarificazioni riguardo alla malattia di cui è affetto: atrofia cerebellare di N.D.D.
Sono trascorsi alcuni mesi ed ora, con Massimo, cerchiamo di individuare i passaggi critici della sua esistenza a seguito dei quali possa aver prodotto persistenti emozioni negative in grado di alterare i meccanismi autoimmunitari e di equilibrio omeostatico.
In sintesi, tutta la vita di Massimo non è stata coerente ai suoi talenti, desideri, bisogni autentici dell’anima. Per amore e rispetto del padre ha scelto una professione ben lontana dal suo desiderio di operare come tecnico e dirigente sportivo nel mondo professionista del calcio. Per motivi economici ha dovuto supportare il padre in officina e nella vendita di automobili. Lo stress, le frustrazioni lavorative, il rancore inconscio represso, gli stimoli materiali continui del mondo degli affari lo hanno inoltre distratto dalle relazioni familiari e dai legami d’amore profondo. Solo ora scopre l’affettività, la tenerezza paterna verso le figlie e la complicità coniugale.
Non è da escludere che la tensione continua per raggiungere obiettivi economici per “salvare il padre” dal fallimento abbia interferito con i meccanismi di protezione delle membrane cellulari (vedasi puntate precedenti riguardanti le ricerche di B. Lipton) a sede cerebellare.
Ovviamente, sono ipotesi difficili da sostenere.
Di fatto, “le sincronicità” della sua malattia e del nostro incontro stanno cambiando radicalmente la sua vita. Massimo scopre il profondo valore degli affetti, dell’amore vero per la vita. Tuttora è impegnato a trasmutare l’autoaggressività che sviluppa di fronte all’impotenza di non riuscire a controllare i sintomi. All’età di 45 anni, per la prima volta, sente parlare di corpo eterico e di energie mentali che possono influenzarlo.
Entrambi ci auguriamo che il percorso intrapreso di trasmutare le emozioni negative possa fermare la malattia, unitamente alle cure farmacologiche e fisiatriche che, ovviamente, continua. Per ora il primo risultato è che per Massimo si apre un nuovo modo di vivere per dare autenticità alla sua esistenza.
Forse per Massimo può essere rassicurante conoscere la storia clinica di Elena e Teresa. Entrambe sono affette da sclerosi multipla, una malattia demielinizzante, ad origine sconosciuta.
Riguardo l’origine della sclerosi multipla “la teoria che riscuote i maggiori consensi è quella autoimmunitaria e/o infettiva da virus lento. Non esiste un test che permetta di porre diagnosi certa di sclerosi multipla, per cui il clinico si trova sempre di fronte ad un dilemma diagnostico e terapeutico specialmente nelle fasi iniziali” (J Gilroy, J. S. Meyer).
Elena e Teresa hanno messo ordine, chiarezza, pulizia nella loro vita familiare, affettiva, lavorativa. Da tempo praticano gli esercizi per trasmutare le emozioni negative e seguono una via spirituale: rispettivamente buddista per Elena e cristiana per Teresa.
I classici sintomi dell’astenia, delle parestesie, dei disturbi del visus e della motilità ecc… sembrano essersi fermati.
Elena ha divorziato da un marito che non amava. Lavora come vigile urbano in una grossa cittadina veronese. Teresa ha lasciato la famiglia d’origine, il padre e la madre perennemente in lotta e violenti tra loro, per trasferirsi a Londra, dove lavora come commessa.
I trattati di neurologia, a proposito del decorso della sclerosi a placche, parlano di forme benigne, con remissione dei sintomi, nel 30% dei casi. Elena e Teresa rientrano in questa statistica. Sicuramente esistono processi sincronici tra l’origine della loro malattia e la decisione attuale di non voler più a che fare con i meccanismi che generano emozioni negative.
31. MALATTIE E TRASMUTAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE – PARTE 1
La sclerosi sistemica progressiva o sclerodermia è una malattia che colpisce diffusamente il tessuto connettivo con tendenza a deposizione di calcio nei tessuti lesi. Prevalentemente è colpito il connettivo cutaneo e sottocutaneo e quello degli organi interni. Con andamento lento e progressivo, con fasi infiammatorie transitorie, porta ad una sclerosi atrofica diffusa.
La causa della malattia è tuttora sconosciuta. Numerosi dati clinici e laboratoriali ipotizzano un suo stretto collegamento con eventi eziopatogenetici che creano squilibri nel sistema immunologico. Numerosi studi medici documentano, in modo inequivocabile, l’esistenza di uno stretto rapporto tra stress, emozioni negative e alterazioni del sistema immunitario. Per questo motivo la terapia medica della sclerodermia viene spesso affiancata da un supporto psicologico per il paziente con l’obiettivo di aiutarlo a saper gestire le componenti emozionali patologiche nella propria vita affettiva e gli eventi stressanti.
In quest’ottica di possibili correlazioni tra psiche e soma e di adempimento professionale a richieste di psicoterapia d’appoggio, ho avuto modo di interagire terapeuticamente con numerose persone affette da sclerodermia, prevalentemente donne tra 30 e 50 anni d’età.
L’aspetto di queste donne affette da sclerodermia è sempre molto particolare: presentano una cute rigida, anelastica, atrofica, pallida. Soprattutto le mani, i piedi, il viso ed in particolare la fronte e la regione perilabiale ne sono colpite.
Solamente con due di queste pazienti, conosciute in vari anni di attività professionale, mantengo tuttora una relazione terapeutica: Mariangela e Roberta.
Quando le ho incontrate al primo colloquio Mariangela soffriva di gravi ulcerazioni alle dita delle mani e ricordo che Roberta mi mostrava piangendo le sue mani con varie dita bloccate in modo irreversibile in uno stato di flessione. Tutte le pazienti che ho conosciuto soffrivano di dolorose artralgie con osteoporosi. Presentavano gravi atrofie delle ossa delle mani. Molte lamentavano disturbi esofagei e rallentamenti della peristalsi intestinale.
Due di esse, tra cui Mariangela, sono portatrici di un normalizzatore elettrico dei battiti cardiaci in quanto la malattia ha interessato il cuore.
Per molte di esse ho avuto modo di osservare per vari anni l’andamento clinico e laboratoriale della loro malattia. Il decorso si è presentato cronico, con riesacerbazioni e remissioni alternanti; progressivamente ingravescente fino a rendere impossibili i movimenti delle mani, a provocare ulcerazioni, complicazioni infettive e compromissioni della funzionalità cardiaca, respiratoria e renale.
Parlare, nel setting psicoterapico, dei loro rapporti interpersonali, della vita familiare o lavorativa, dei fattori di stress subiti, delle loro, più che comprensibili angosce per l’andamento della malattia… non è servito a modificare il progressivo processo di atrofia.
Nei testi di medicina è scritto “in casi rarissimi l’evoluzione della malattia si arresta” (Teodori).
La personale esperienza mi porta a condividere questa affermazione ma, al tempo stesso, a rilevare che in due pazienti affette da sclerodermia (Mariangela di Bolzano e Roberta di Salò), rispettivamente in trattamento psicoterapeutico da cinque anni e da due anni, presentano in modo persistente una stazionarietà dei sintomi, per altro molto aggressivi all’inizio del processo terapeutico, e della malattia nel suo complesso.
A differenza delle altre pazienti hanno entrambe intrapreso un percorso psicologico-spirituale per imparare a trasmutare le emozioni negative in opportunità per sviluppare le qualità dell’anima.
Mariangela ha 53 anni. Suo padre era un notissimo uomo politico ed un capace imprenditore. Di lui ricorda in particolare le minacce che spesso subiva da ignoti, e due terribili episodi durante i quali alcune bottiglie molotov erano state lanciate nelle finestre di casa per intimorirlo.
La paura, le reazioni aggressive, i momenti di collera incontrollata, l’ipocondria sono state le caratteristiche emotive costanti nella sua vita.
Ricorda che i primi sintomi della sclerodermia hanno coinciso con il terrore che si viveva in casa per le minacce che il padre subiva. Inoltre, in quel periodo aveva patito una dolorosissima delusione a seguito di un innamoramento non corrisposto.
Roberta era una donna sana e felice al momento del suo matrimonio. Poi, costretta a subire la convivenza con la madre ed il fratello del marito, è “iniziato il calvario”, così riferisce. “Ogni giorno subivo umiliazioni e disconoscimenti. Mio marito mi ha messo al secondo posto rispetto alla sua famiglia d’origine. Dal ritorno dal viaggio di nozze ho iniziato a reprimere in me il rancore e non riuscivo a manifestare la mia infelicità”.
Tra le pazienti affette da sclerodermia, solamente Mariangela e Roberta hanno accolto la mia proposta di un percorso di crescita spirituale oltre al supporto psicologico. Ora hanno acquisito consapevolezza delle loro ferite emotive; praticano regolarmente la meditazione silenziosa, contemplano la natura, pregano, hanno sviluppato la compassione ed un atteggiamento d’amore incondizionato per la vita. Sanno portare le loro emozioni negative nel “Maestro del cuore” per trasmutarle.
Mi auguro che possano rientrare nella frase riportata nel trattato di medicina del Teodori, a proposito dei malati di sclerodermia: “Sono rarissimi i casi di sclerodermia in cui l’evoluzione della malattia si arresta”.
30. ALBINA E MARIA ANTONIETTA
RIFLESSIONI IN TEMA DI CONSAPEVOLEZZA – II PARTE
Al termine del primo colloquio con M. Antonietta, operatrice olistica in un qualificato centro medico di Mantova, le chiedo di poter conoscere, durante il successivo incontro, sua madre: la signora Albina.
M. Antonietta è una splendida donna di 25 anni, molto femminile, dolce ed intuitiva nella comunicazione. Il comportamento è aggraziato. Stupisce pertanto il sintomo che porta al primo colloquio: crisi bulimiche ricorrenti con successivo vomito forzato che si procura per evitare “di assorbire nel suo corpo fisico” il cibo ingerito in modo compulsivo. Condivide la visione dell’uomo tripartito, costituito di corpo, mente ed anima. E’ convinta dell’esistenza dei corpi sottili e delle forme pensiero.
Riferisce di essere consapevole dei meccanismi psicodinamici alla base dei suoi sintomi, ma è più forte di lei non riuscire a controllarsi.
Certamente le sono stati utili i tre ricoveri in cliniche private, specializzate in disturbi dell’alimentazione ed i diversi anni di psicoterapia (psicodinamica prima e cognitivo-comportamentale successivamente). E’ grazie a queste terapie che ora ha una vita professionale appagante ed una relazione affettivo-sessuale soddisfacente con un compagno, coetaneo, con cui convive.
Ma nonostante tutto ciò il sintomo persiste e mi chiede di aiutarla a controllare le sue emozioni quando si scatenano, “costringendola”, come in uno stato confusivo-compulsivo, alla bulimia con successivo vomito.
All’età di 19 anni, contro la volontà di tutti i suoi familiari, “ha rotto un fidanzamento ufficiale, voluto dalla madre e dalla nonna, con un benestante coetaneo e compaesano di Rossano Calabro, in Calabria”. La sua ribellione al codice d’onore della famiglia le ha causato, per diversi anni, ritorsioni e minacce.
Così mi riferisce: “Sono ancora piccola, ho bisogno della mia famiglia e di mia madre. Non riesco a sopportare l’ostilità dei miei parenti. I miei genitori mi hanno lasciato dai nonni, in Calabria, per cercare lavoro al Nord. Io avevo tre anni. Da allora temo l’abbandono ed ho sempre bisogno di molto amore. So che i miei problemi sono legati a questi due traumi. Dentro di me c’è una bambina ferita, di tre anni d’età, ed una adolescente di 14/15 anni non riconosciuta nel suo bisogno di autonomia dalla famiglia. E’ lì l’origine di tutto. Ma è più forte di me ingurgitare il cibo e poi vomitarlo”.
E’ evidente che M. Antonietta ha un Io normostrutturato ed il suo livello di consapevolezza è elevato. Su queste basi solide è possibile cercare soluzioni terapeutiche più profonde e intervenire sul piano dell’anima e delle energie sottili. Per questo motivo le chiedo di conoscere sua madre.
La signora Albina accoglie cortesemente la mia richiesta e si presenta con la figlia M. Antonietta al secondo colloquio. E’ una signora gradevole, di bell’aspetto. Ostenta un atteggiamento allegro e socievole. E’ disponibile a collaborare per aiutare la figlia. Mentre mi parla della sua vita mi trasmette la sensazione che soffra di depressione mascherata da sintomi fisici e da un comportamento che la porta a controllare le relazioni affettive. Un meccanismo inconscio in base al quale, esercitando un potere che la rassicura da abbandoni o da cambiamenti di ruolo, inconsciamente manipola la relazione con la figlia costringendola “ad uno stretto abbraccio” che toglie libertà e autonomia di movimenti.
La sua biografia giustificherebbe questi comportamenti inconsci. Nasce in una famiglia numerosa (quartogenita di sei fratelli) e povera. Suo padre, dopo aver tentato l’occupazione come pastore nell’entroterra di Rossano Calabro, di fronte al dramma della morte delle sue pecore per una epidemia influenzale, legata ad una terribile annata di freddo e maltempo, decide di emigrare in Germania per cercare lavoro. Vi rimane per oltre 30 anni. E’ ben comprensibile pensare che la piccola Albina abbia convissuto con stati d’animo di paura per le difficoltà economiche, l’assenza del padre, la precarietà della vita…
Si sposa per modificare queste condizioni di vita, ma dopo pochi anni si ripete la solita storia. Il marito, piccolo imprenditore edile, si trova a perdere il lavoro. A fallire per varie circostanze negative. Si ripresenta la stessa situazione vissuta con il padre da piccola: emigrare per cercare lavoro.
Albina segue il marito nel trasferimento al Nord ed “abbandona” la figlia, M. Antonietta, bambina di tre anni alla nonna, affinché la accudisca. Considerato il livello di consapevolezza raggiunto da M. Antonietta, soprattutto acquisito grazie alle psicoterapie precedenti e stimolato dalla sofferenza, unitamente alla valutazione clinica della struttura dell’Io, decido di intervenire, tecnicamente, sul piano dell’anima.
Favorisco uno stato di concentrazione meditativa. Applico una pulizia delle forme pensiero e creo una “atmosfera” interpersonale che interconnette i loro corpi sottili più elevati (corpo mentale superiore). E’ M. Antonietta che interrompe per prima il silenzio creato appositamente nel setting terapeutico. Così si esprime, rivolta alla mamma: “Mi dispiace, ti perdono, ti ringrazio e ti voglio bene. Il mio bisogno di mamma e di famiglia mi tengono legata a te e viceversa. Le tue paure per la vita divengono le mie e viceversa. Da lì parte poi il mio disturbo con l’alimentazione”.
Poi mi guarda e mi chiede: “ Dottore sono pronta, mi assumo la responsabilità della mia vita, mi aiuti a trasmutare le emozioni negative della rabbia e della paura”. Su queste basi è ora molto facile, tecnicamente, usando gli strumenti dell’immaginazione e il potere “numinoso” degli archetipi, aiutarla a trasformare le emozioni negative in qualità dell’anima.
29. RIFLESSIONI IN TEMA DI CONSAPEVOLEZZA
E’ possibile che una persona si rivolga ad uno psicoterapeuta con una precisa richiesta: “Ritengo che i miei disturbi psicosomatici e comportamentali siano legati al rancore che reprimo dentro di me. La causa è il mio partner con il suo modo di porsi (non ama a sufficienza, tradisce, trascura, pensa solo a se stesso…) Mi aiuti a non provare più il veleno del rancore, della rabbia e della depressione. Mi aiuti a recuperare il rapporto oppure a lasciare il partner”.
Personalmente, di fronte a queste richieste, spesso legate ad una grave sofferenza personale, accompagnata da vari disturbi psicopatologici o ad una vita infelice, mi pongo alcune domande essenziali: La persona che si presenta così determinata e consapevole delle sue emozioni, spesso molto colta e già con varie esperienze di percorsi di crescita personale o di psicoterapia, in realtà, al di là della sua età cronologica, quale età psicologica presenta? La sua libido infantile, la sua energia psichica, ha ben superato tutte le tappe fisiologiche di sviluppo?
Inoltre, il suo Io è normostrutturato e quindi in grado di interpretare in modo critico ed adulto la comunicazione, le interpretazioni e le tecniche operative che potrei suggerirle per mettere ordine e chiarezza nella relazione di coppia, o più in generale nella sua vita?
Al di là di ciò che riferisce in tema di consapevolezza è in grado di percepirsi nel qui ed ora della sua esistenza?
Di fronte ad un Io normostrutturato accolgo la richiesta ed inizio il percorso psicologico-spirituale che viene illustrato nelle varie puntate di questo videoblog.
Ma se l’Io della persona è destrutturato od infantile, a seguito di una relazione patologica con la madre, l’ambiente, la famiglia, per le relazioni amicali ed affettive inadeguate, allora cerco di “prendere del tempo”, di rimandare i discorsi sulla centratura, sull’anima, sulla nostra vera essenza o sul fatto che spesso la malattia è un messaggio più profondo che viene dal nostro Sé per stimolarci ad un processo di metanoia, di rinascita e di riscoperta dell’amore.
Propongo invece degli incontri che, prima di tutto, rinforzino l’Io della persona, riarmonizzino e riequilibrino la sua capacità di percepirsi nella vita e nelle relazioni. Con varie modalità tecniche, prevalentemente di tipo simbolico ed immaginativo, cerco amorevolmente di creare una relazione umana positiva in cui possa sperimentarsi nella scoperta delle sue risorse e potenzialità.
Di fronte a persone con un Io che si è identificato con modalità infantili di relazione patologica propongo nuove comunicazioni più armoniose, contenitive, che portano ad interiorizzare nuovi programmi, nuove vie associative nella mente. Da questi nuovi programmi, che decondizionano da imprinting patologici, poi si può partire per insegnare le tecniche di trasmutazione delle emozioni negative in opportunità per sviluppare le qualità dell’anima.
Se la persona non prova amore per se stessa, in quanto non ha ricevuto amore, come può prendersi cura amorevolmente di sé e della propria crescita?
“Quando anche ci sia la dichiarata volontà di diventare i propri genitori adottivi, se nell’Io del paziente è consistentemente sviluppata questa identificazione con le suggestioni negative ricevute dalla madre-ambiente, si corre il rischio di procedere ad una ricostruzione solo mentale o che si limita a rattoppare o a puntellare come può un edificio pericolante”. (Bruno Caldironi)
In conclusione ritengo che chi non si ama non può darsi amore e quindi operare amorevolmente una propria crescita psicologico-spirituale nella trasmutazione delle emozioni negative. Affinché l’Io della persona collabori alla guarigione e alla evoluzione della persona deve essersi prima formato e strutturato armonicamente.
Alla base di ogni formazione di personalità c’è il processo di identificazione in cui il bambino si identifica con le ripetute opportunità emozionali che la relazione ambiente-madre gli ha fatto sperimentare ed interiorizzare. Pertanto, di fronte ad un Io incompleto, prima si propongono interazioni positive con l’ambiente che sviluppino l’innata tendenza ad esercitare le potenzialità di autorealizzazione ed autoriparazione delle ferite infantili, e successivamente si accolgono le richieste di sviluppo energetico-spirituale.